Il conflitto perenne tra giovani e adulti
16 Marzo 2021[Graziano Pintori]
Anche Nuoro ha conquistato il proscenio nazionale per la maxi rissa tra giovani, avvenuta ai margini dell’antico rione di Seuna.
Il fatto ha avuto risonanza nazionale, ciò ha aumentato il livello di allarme, di tensione e preoccupazione tra i familiari e commentatori di problematiche giovanili. L’episodio diffuso dai media in termini allarmistici pare aver dato allo stesso maggiore gravità, tanto è che i commenti ricorrenti assumevano toni come questi: “Sai, ne ha parlato anche il TG 1 delle venti”; “Anche la radio, i giornali del continente hanno commentato la violenza che si annida a Nuoro”; “ Certo, non è una buona pubblicità per Nuoro e la Sardegna”. Esternazioni che alla fine pongono il dubbio se la gravità della vicenda stia su quanto effettivamente accaduto, oppure sull’attenzione suscitata dai media a tutti i livelli. In ogni caso il fatto ha indotto, da consuetudine, il Prefetto a convocare il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, compreso il sindaco e il comandante dei vigili urbani per valutare come tenere testa all’ ”Allarme Giovani”: infelice definizione giornalistica per indicare i fenomeni legati alle questioni giovanili. Infatti, il pandemonio è stato descritto come se la città fosse stata invasa da un’orda di alieni avvinazzati che hanno sottoposto la città a ferro e fuoco, come facevano le bardane di antica memoria. Questi nostri figli, o nipoti, o fratelli minori responsabili di un non ben definito “allarme giovani”, appaiono estranei alla vita quotidiana di noi adulti, sembrano appartenere a un mondo parallelo sconosciuto alle famiglie, alle scuole, alle parrocchie, al mondo dello sport, alle associazioni e a tutti gli altri enti educativi. Il senso di estraniazione nei confronti dei giovani ha trovato il suo culmine nella descrizione del violento episodio nuorese come unicum, e non un qualcosa che si ripete e si diffonde ormai da qualche tempo in tante città italiane: una specie di tendenza teatralmente violenta alimentata dallo sballo alcolico e droghe varie, alla stregua di certi film distopici. Oltre la teatralità del fatto, bisogna considerare seriamente il fenomeno che si va diffondendo nella gioventù, il quale fenomeno non è altro che la punta di un iceberg che vaga, dopo essersi staccato dal massiccio blocco degli adulti, con le multiformi tematiche giovanili. Il che m’induce a pensare che i veri malati siano la società in generale e in particolare la categoria degli adulti che hanno responsabilità dirette sulle famiglie, scuole, parrocchie, associazioni sportive, educative, solidali, ossia quelle istituzioni sociali che hanno il dovere di forgiare la consapevolezza dei giovani rispetto alla realtà che li circonda e al futuro che li attende. Consapevolezza, realtà, futuro, tre termini sui quali si specchia il conflitto tra generazioni: da una parte chi non vuole rinunciare alla speranza, dall’altra chi pretende, ipocritamente, parlare di “allarme giovani” per assolversi dal fallimento delle aspettative propinate agli stessi giovani, che ne pagano le conseguenze. Non a caso sul capo degli adulti, ovverosia il vuoto della politica, persiste l’aggravante di affrontare le “esuberanze” giovanili come questioni di ordine pubblico, da risolvere con i cosiddetti decreti sicurezza che incoraggiano gli interventi della polizia, la diffusione delle telecamere e posti di blocco nei crocicchi per il controllo del territorio, che significa mettere sotto la stessa lente d’ingrandimento i comportamenti inurbani dei ragazzi con la malavita più o meno organizzata. Infatti, tali accorgimenti sono e restano dei palliativi, essendo orientati esclusivamente verso l’ordine e la sicurezza e, come tali, inefficaci dal punto di vista educativo e formativo. In tempi di pandemia non può sfuggire all’attenzione di tutti quanto i giovani stiano pagando i provvedimenti in atto per contenerla, vedi l’istruzione e la conseguente spersonalizzazione del mondo studentesco a causa della didattica a distanza, nel cui ambito non sono rare discriminazioni conseguenti alle indisponibilità economiche e di spazi idonei. Non dimentichiamo, inoltre, la perdita del lavoro, i coprifuoco e chiusure dei luoghi d’incontro della gioventù: un modo per costringere i nostri figli, nipoti, fratelli minori a vivere come animali in cattività. Conseguentemente non deve stupirci più di tanto quando l’impeto giovanile, compresso come una mina sovraccarica di polvere nera, deflagra causando danni senza limiti alcuni; che tradotto significa, com’è successo a Nuoro e non solo, atti di violenza devastanti e inconcepibili, dettati da uno sballo collettivo in forte contrasto con il conformismo sociale dominante. Sappiamo bene che le cause di questi fenomeni urbani hanno radici più profonde rispetto alle costrizioni dettate dall’emergenza pandemica, sappiamo anche che l’iceberg giovanile vaga in assoluta solitudine nel mare delle sue problematiche da diverso tempo. Sappiamo pure dire, a questo punto, con un certo azzardo, che quelle risse generalizzate sono la rappresentazione vivente dei sensi di colpa delle istituzioni sociali accennate, proprio perché queste ultime, volutamente, evitano analisi più ampie e profonde riguardo alle origini delle crisi che caratterizzano il comportamento della gioventù tutta. Analisi che metterebbero a nudo, come già riferito, le responsabilità delle istituzioni sociali, più volte accennate, che trascinano in modo acquiescente una visione del futuro sempre più cupa agli occhi delle nuove generazioni: disuguaglianze sociali, disastri economici, nuove malattie, guerre diffuse, deforestazione, utilizzo scriteriato delle risorse idriche e dei combustibili fossili. In pratica non possiamo che costatare che gli adulti lasciano ai giovani in eredità un pianeta esausto, non più in grado di rigenerare quanto il mondo consuma in meno di un anno. Sembrano questioni lontane dall’episodio verificatosi alle porte dell’antico rione di Seuna, eppure sento che anche questi pensieri sovrastano e creano inquietudine nel carattere “rissaiolo” dei giovani, apparentemente incoscienti e senza anima.
Nella foto: Murale di Poki