Il far west nei mari sardi
2 Aprile 2022[Stefano Deliperi]
Siamo a un vero e proprio far west nel Mediterraneo, dove ogni società energetica sembra poter fare quello che vuole.
Con un bel po’ di soldi pubblici, tanto per cambiare. Questa appare, purtroppo, la situazione che si sta delineando nel campo della produzione di energia, sia da fonti rinnovabili che da fonti fossili “tradizionali”.
Uno scenario reso ancora più caotico – se fosse stato possibile – dalla crisi di approvvigionamenti energetici determinata dalla guerra in Ucraina.
Fra le ultime novità, sono stati predisposti e depositati presso gli uffici della Capitaneria di Porto di Cagliari ben sei progetti di centrali eoliche offshore nei mari della Sardegna meridionale, con 216 aerogeneratori in progetto.
* Repower Renewables.p.a., dell’elvetico Gruppo Repower, un progetto di centrale eolica offshore al largo di Capo Teulada, con 33 aerogeneratori;
* Nora Ventu s.r.l., società milanese frutto dell’accordo tra Falck Renewabless.p.a. e BlueFloat Energy, due progetti di centrali eoliche galleggianti offshore con 93 aerogeneratori per una capacità complessiva di 1,4 GW a 18 miglia marine a sud est di Cagliari (Nora 2, 40 aerogeneratori) e a 6 miglia marine a sud di Capo Teulada (Nora 1, 53 aerogeneratori). Fan balenare ben 4 mila posti di lavoro in fase di realizzazione e 300 in fase di gestione;
* Ichnusa Wind Power s.r.l., con sede a Milano, 42 aerogeneratori galleggianti alti 265 metri a circa 35 chilometri dalla costa sulcitana, per una potenza complessiva di 504 MW. L’istanza di concessione demaniale marittima è stata sospesa (aprile 2021) dopo un atto di opposizione presentato dal Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) e da alcuni Comuni rivieraschi (Carloforte, Portoscuso, Buggerru), mentre è stata svolta la fase di definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale (scoping) finalizzata alla successiva procedura di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.).
* Seawind Italia s.r.l., con sede a Portoscuso, 48 aerogeneratori in progetto, istanze di concessioni demaniali marittime per due centrali eoliche offshore, la Del Toro 2 a 21 miglia marine a sud ovest dell’Isola di S. Pietro e la Del Toro 1 a 6 miglia marine al largo dell’Isola di S. Antioco.
Si tratta di una delle più rilevanti conseguenze della volontà ormai di fatto conclamata di voler destinare la Sardegna e i mari sardi al ruolo di piattaforma di produzione energetica.
In ogni caso, per legge, i progetti di centrali eoliche off shore in argomento dovranno essere assoggettati ai rispettivi e vincolanti procedimenti di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.), con considerazione degli impatti cumulativi (artt. 21 e ss. del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).
Tuttora nessun procedimento di V.I.A. è stato neppure avviato.
Oltre il sensibile impatto ambientale e agli impatti sulle attività turistiche e sulla navigazione commerciale, assolutamente tuttora non valutati, sarebbe oltremodo assurdo vincolare una così ampia estensione di aree demaniali, di mare territoriale e d’interesse nazionale per così lunghi termini temporali (30 e 40 anni) in assenza di qualsiasi autorizzazione per la realizzazione e la gestione della progettata centrale eolica off shore, in violazione dell’obbligo di congrua motivazione vigente per qualsiasi atto amministrativo (art. 3 della legge n. 241/1990 e s.m.i.).
Questo assalto al mare sotto il profilo energetico è, purtroppo, conseguenza della scarsa e ben poco adeguata pianificazione delle reali esigenze energetiche, della deficitaria promozione del risparmio di energia, della inadeguata diversificazioni delle fonti di produzione, della mancanza di sistemi di accumulo energetico e, soprattutto, di una efficace individuazione delle aree di rilievo naturalistico, ambientale, paesaggistico sottratte a qualsiasi tipologia di produzione di energia.
Per non parlare della contraddizione rappresentata dall’individuazione di due terminal gasieri a Porto Torres e a Portoscuso.
Ben diverso, nell’ambito di una reale e concreta pianificazione energetica, sarebbe stata l’individuazione di aree off shore per la produzione di energia eolica da parte dello Stato mediante procedura di valutazione ambientale strategica (V.A.S.) e, successivamente, la loro messa a bando di gara internazionale verso adeguato corrispettivo annuale.
Analogamente si dovrebbe procedere anche per gli impianti di produzione energetica da fonte eolica o solare.
Le speculazioni energetiche sarebbero ben più difficili da realizzare.
Un miraggio, finora.
Stefano Deliperi è il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico odv
Nell’immagine una centrale eolica off shore in Germania