Il fumogeno
12 Settembre 2010Marco Ligas
Non è stato un gesto di tolleranza il lancio del fumogeno contro Bonanni alla festa del Pd a Torino; e neppure una dimostrazione di accettazione delle regole della democrazia. Va bene fischiare chi parla (è una manifestazione legittima del dissenso), però la contestazione non può degenerare nel lancio di oggetti contro chi sta svolgendo il suo intervento.
Ma anche la reazione del vicesegretario del Pd Enrico Letta non è stata un esempio di equilibrio, qualità che un dirigente di partito dovrebbe sempre mantenere. Letta invece non solo ha accusato in modo ossessivo i contestatori di Bonanni, definendoli antidemocratici e autori di comportamenti squadristici, ma successivamente ha esteso le sue accuse alla sinistra che a lui evidentemente non piace, ha persino coinvolto il manifesto incolpandolo di viltà.
È evidentemente nervoso Enrico Letta, forse il suo disegno politico teso a creare un polo con Casini Rutelli e Fini non procede come vorrebbe. E allora, come sempre succede in questi casi, bisogna trovare i colpevoli di questo ritardo, naturalmente non in casa propria ma nella sinistra estremista.
Lui ha un buon rapporto con Bonanni e vuole mantenerlo, non importa che il segretario della Cisl non sia un amico dei lavoratori sebbene ne rappresenti alcuni milioni. Bonanni infatti è di casa nei consessi della Confindustria, quando interviene infiamma la platea, riceve grandi applausi a dimostrazione del feeling che esiste tra lui e i dirigenti dell’associazione del padronato, potrebbe persino capitare che qualche osservatore inesperto lo scambi per un amministratore delegato di una grande impresa.
Negli ultimi mesi ha accentuato la sua diffidenza nei confronti della Fiom, ritenuta una categoria di lavoratori poco disposta al dialogo e ostile alla collaborazione col padronato; così plaude, e non da solo, alle decisioni di Marchionne sulle vertenze di Pomigliano, di Melfi e di tutte le aziende Fiat dislocate nel territorio nazionale. Più recentemente ha espresso un parere favorevole anche sulla decisione assunta dalla Federmeccanica di rompere unilateralmente il contratto collettivo del lavoro firmato nel 2008. In questo modo sottovaluta come questa decisione non solo contrasti con la Costituzione ma elimini tout court una fonte di diritto importantissima, consentendo la reintroduzione della legge del più forte, quella che consente al padronato la pratica del ricatto.
Ritengo che queste scelte di Bonanni non siano contrastate solo dai giovani dei centri sociali che partecipano alle feste del Pd. Verosimilmente nello stesso Pd ci sono militanti che non vedono con entusiasmo l’operato dei sindacati amici della Confindustria e perciò esprimono il loro disappunto perché si sentono raggirati da chi si accorda con gli imprenditori al di fuori delle norme costituzionali e delle leggi che tutelano il lavoro.
Forse Enrico Letta dovrebbe essere più accorto nel valutare le sue alleanze e soprattutto dovrebbe orientarle meglio a tutela degli interessi dei lavoratori.
13 Settembre 2010 alle 11:57
Da: Piano di Rinascita P2
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Per quanto concerne i sindacati la scelta prioritaria è fra la sollecitazione alla rottura, seguendo cioè le linee già esistenti dei gruppi minoritari della CISL
e maggioritari dell’UIL, per poi agevolare la fusione con gli autonomi, acquisire con strumenti finanziari di pari entità i più disponibili fra gli attuali confederati allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all’interno dell’attuale trimurti.
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