Il G8 tra cinismo e spregiudicatezza
1 Maggio 2009
Marco Ligas
Abbiamo sempre avversato la proposta di un G8 a La Maddalena. Lo abbiamo fatto perché consideriamo le politiche dei potenti della terra la causa principale delle disuguaglianze che esistono tra le popolazioni del pianeta. Quando i leaders del G8 si incontrano non si può mai essere ottimisti: dichiarano di correggere le degenerazioni del sistema capitalistico ma in realtà o decidono di appropriarsi, anche con la pratica delle guerre, delle risorse dei paesi sottosviluppati, o di rimettere in sesto le proprie istituzioni finanziarie che hanno prodotto disastri incalcolabili.
Non abbiamo mai capito perché la scelta del G8 a La Maddalena sia stata accolta con favore dalle istituzioni regionali e perché l’abbiano considerata un evento storico capace di dare lustro alla nostra isola. Eppure non era necessaria una grande perspicacia per capire che con questa scelta si voleva realizzare un progetto programmato da tempo: la riconversione turistica dell’intero arcipelago, da destinare ancora una volta agli stessi signori che si sono impadroniti della Costa Smeralda.
Da quando è stata presa la decisione di ospitare il G8, La Maddalena è diventata un cantiere. Con l’argomentazione del ‘segreto di Stato’ sono iniziati lavori al di fuori di qualsiasi controllo ed è stato sancito arbitrariamente il ruolo eccezionale della Protezione Civile, liberandola dal rispetto delle regole urbanistiche e ambientali. Gli imprenditori sardi sono stati messi ai margini di queste attività, diventate appannaggio di imprese non sarde. Intendiamoci, non pensiamo che con l’imprenditorialità sarda sarebbero migliorate le condizioni generali del lavoro o le retribuzioni degli operai dei cantieri; se non altro sarebbe rimasto nel mercato interno il flusso delle risorse. Il caso più clamoroso a favore delle imprese esterne è quello dell’albergo-fortezza destinato ad ospitare i grandi del G8, costruito con soldi pubblici e dato in gestione alla Mita Resort del gruppo Marcegaglia.
Il terremoto in Abruzzo ha stravolto i programmi. Non più il G8 a La Maddalena ma a L’Aquila. Le ragioni ufficiali: risparmiare oltre 200 milioni di euro per destinarli alle popolazioni terremotate! Confessiamo di aver accolto il trasferimento senza alcun disappunto: che questi capi di Stato stiano lontani dalla nostra isola non è per noi un motivo di turbamento. Naturalmente non cambia il giudizio sul ruolo del G8, qualunque sia la sede degli incontri. Anzi, che questo vertice avvenga in una città appena colpita dal terremoto appare paradossale, sicuramente poco comprensibile e giustificabile come l’ennesimo tentativo del Presidente del Consiglio di apparire un leader che sa stare vicino a chi soffre. Ma le popolazioni abruzzesi hanno bisogno di nuove case, di strutture che ripristino i servizi esistenti prima del sisma, di lavoro, insomma di tutto ciò che è venuto loro a mancare in seguito al terremoto. E la presenza di un apparato sproporzionato come quello che accompagna il G8 intralcia le attività necessarie per riportare alla normalità la vita di quella regione.
Berlusconi ha sostenuto che lo spostamento del vertice consentirà un risparmio che andrà a vantaggio delle popolazioni abruzzesi. Ma perché allora non è stato deciso di unificare le elezioni europee e il referendum? Il risparmio sarebbe stato ancora più consistente. In realtà, ancora una volta siamo davanti ad un fenomeno molto caro al Premier: la spregiudicatezza con cui applica la finanza creativa alle tragedie.
Ma sbaglierebbe chi non vedesse nella scelta del trasferimento della sede del G8 anche un atto di cinismo non solo nei confronti dei tanti operatori economici ma soprattutto delle istituzioni della Sardegna. Questa considerazione va al di là di qualsiasi giudizio relativo alla natura dei G8. C’è da chiedersi intanto cosa ne sarà delle strutture ricettive i cui lavori sono stati avviati ma non completati, degli alberghi e di tutte le altre opere pubbliche ancora in corso. Gli stessi operatori turistici della zona sono fortemente preoccupati perché, in previsione del vertice, hanno rifiutato le prenotazioni dei turisti e adesso si ritrovano in difficoltà.
In questa situazione di estrema incertezza non bastano le rassicurazioni verbali fatte da Berlusconi al Presidente della Regione secondo cui tutti i lavori verranno completati e La Maddalena sarà comunque la sede strategica italiana che ospiterà il summit mondiale sul clima e sull’ambiente voluto dal presidente degli Stati uniti. È da due anni che sono state coinvolte le Amministrazioni Locali nella preparazione di questa iniziativa. Anche intorno ad essa il centrodestra ha organizzato e vinto le elezioni regionali e i sindaci del nord-est hanno creato una rete clientelare da fare concorrenza a quelle che impostava la vecchia Democrazia Cristiana. Chissà se il voltafaccia di queste settimane avrà degli effetti già alle prossime elezioni europee; si coglie comunque qualche incrinatura nello schieramento di Cappellacci, non foss’altro perché è emersa l’inconsistenza di questo Governatore, incapace persino di una protesta strumentale nei confronti del Premier che lo ha trattato come un maggiordomo, informandolo a cose fatte del trasferimento del G8. Sotto questo aspetto la DC si sarebbe comportata con più eleganza.
3 Maggio 2009 alle 10:19
GIROTONDO -G8
Come girano
mordendosi le code
uno con l’altro
cappelli e pulci!
Sembra il circo
della mia infanzia
quando mia madre
mi teneva la mano
davanti ai pagliacci,
Che paura!
Dopo si deliziava
nel ruolo
di mamma scimmia,
scrupolosa e intenta
cercando uova viaggianti
sui nostri capelli
lucidi e fluttuanti,
ancora legati
al funambolo di scena!
Ed ora?
come me tutti
cresciuti
assisto al penoso
girotondo
di grandi miseri
della terra
che spostano
corte e cortigiani
altrove,
dove neanche la terra
c’è più,
fragorosamente crollata
nel potere del cemento!
Chi mai li ha voluti
i loro banchetti
sull’isola
liberata da armamenti
e sfoggio di
belligerante attesa!
Chi si è ingannato
ed inganna
nel rivendicare
le ossa di fine pasto,
si accontenti ora
di colonne infami
che bucano il cielo
a quadretti,
cemento e ferro,
e sempre fame,
immobili nel tempo,
al posto di secolari
querce.
E continuano a mordersi
la coda
e le mani,
magari il ventre
sempre colmo,
rivendicando possesso
ancora,
tacendo sull’isola
che di granito è fatta,
di vento e ginestre,
di marea che avvicina
e porta via!
I potenti si divorino
pure,
gli indigeni
compiono riti
di ringraziamento
agli dei dispettosi.
api, aprile 2009
4 Maggio 2009 alle 09:42
Lancinante ma anche “consolante” che si riesca ancora a inscrivere quel che accade oltre l’orizzonte angusto dell’oggi, le misere colonne dei quotidiani, permettendoci di comprendere ancora meglio i fatti, affilare il pensiero. Grazie della tua poesia civile, Antonia.
4 Maggio 2009 alle 10:36
p.s.:
E grazie a Natalino! (che leggo solo ora)
5 Maggio 2009 alle 00:26
Unu contu fait s’àinu e unu s’ainàrgiu.
Le istituzioni regionali (usiamo pure il plurale) intendevano arricchire la Sardegna di una visibilità straordinaria , di un momento di celebrità che avrebbe dovuto collocarla al centro del mondo che conta.
Le istituzioni regionali, per grazia ricevuta in seguito a solidarietà coraggiose, avrebbero avuto (usiamo pure il plurale) l’occasione di mostrare al mondo un nuovo volto dei sardi (plurale), che doveva esprimere efficienza, modernità, capacità di mettersi in linea con i tempi, di determinare una svolta non solo mediatica nel futuro della Sardegna (La Maddalena Sopra, il Betile Sotto).
Le istituzioni regionali sapevano che l’occhio del mondo avrebbe potuto ammirare un popolo (collettivo) ricco di tradizione, orgoglioso del proprio passato ( fustagno, velluto…) ma insieme attento al nuovo (finanza, tecnologia) e interessato al futuro ( ? ) proiettato oltre il Tirreno.
Un popolo “sardo pecorino” poteva finalmente manifestare efficienza e spregiudicatezza anche di fronte ai grandi, con grandi opere e grandi imprese coinvolte, a testa alta.
Le istituzioni (plurale) avevano pianificato tutto con qualche lieve errore nelle previsioni (terremoto politico, terremoto elettorale, terremoto geologico…) e i piani sono saltati.
Le nuove istituzioni romane hanno potuto così portar via alle istituzioni sarde (vecchie e nuove) tanti piccioni con una sola fava e dare quella dimostrazione di solidarietà (ma quanto è bello essere solidali!) che prima anche i sardi (plurale) avevano ostentato (Campania).