Il metano non convince
16 Dicembre 2019[Roberto Mirasola]
Dibattito di grande interesse quello svoltosi mercoledì 11 dicembre presso i locali dello Studium Franciscanum. Si affronta il tema dell’energia in maniera chiara, formulando proposte.
Non è un caso che si è voluto affrontare il tema coniugandolo con le problematiche relative allo sviluppo. Insomma è inutile parlare di energia se non ci si interroga su quale tipo di sviluppo economico si vuole perseguire. Il titolo della serata è chiaro e non lascia dubbi “Quale energia per quale sviluppo?”.
Sergio Sulas imprenditore agricolo, nonché Presidente del GAL Marghine, ha raccontato la sua esperienza di allevatore, dimostrando che è possibile fare agricoltura di qualità con metodi estensivi, rispettosi dell’ambiente. Per farlo è sufficiente l’energia rinnovabile. Ma è possibile oggi affidarci subito alle energie rinnovabili? Fernando Codonesu, Fisico e Presidente della Scuola di cultura Politica Francesco Cocco, spiega che ci serve un periodo di transizione per arrivare a quel tipo di energia, ma di certo le scelte che si stanno mettendo in campo non vanno nella direzione giusta. Come dice Lilli Pruna, sono fuori tempo e fuori luogo.
E’ fuori tempo perché è troppo tardi per investire risorse enormi in una infrastruttura che servirebbe a sviluppare il sistema industriale. Del resto un progetto come questo avrebbe senso se si avesse un sistema industriale forte, diffuso, radicato. Senza dimenticare poi come ci ricorda il Prof. Roberto Ricciu, che l’Europa va verso le rinnovabili e lo stesso governo non è interessato al progetto del gasdotto.
Quale prospettiva dunque? Non certo quello di ritornare alle candele o fare anacronistici balzi indietro. Al riguardo Tonino Dessì è chiaro, serve una reindustrializzazione ad alta tecnologia, ad alto contenuto di know how in settori competitivi ad alto valore aggiunto, connotata da processi non inquinanti.
Il pubblico partecipa con interesse, a dimostrazione che non è vero che le persone sono entusiaste dalle scelte che si stanno avanzando. Non corrisponde a verità quello che la stampa locale cerca di far passare, con i due maggiori quotidiani in testa, ovvero che l’isola sia abbia un’idea positiva del gasdotto in Sardegna.
Il timore è che le lobby del metano stiano giocando una partita di fondamentale importanza centrata sulla comunicazione, finalizzata a sponsorizzare falsi consensi. Non è un caso che sia Vito Biolchini, giornalista e moderatore del dibattito, a ricordare i tempi in cui la stampa regionale era controllata da Rovelli, con tutto ciò che ne conseguì.
La battaglia va spostata dunque sul piano della corretta informazione sviluppando sempre di più il dibattito. Siamo convinti che mercoledì sera si sia fatto un passo in avanti in questa direzione.
17 Dicembre 2019 alle 20:04
Oggi, dopo la chiusura delle industrie energivore, si produce il 40,80% in più di energia. A fronte di una potenza installata del 52,80% di impianti termoelettrici (fonte fossile) l’energia prodotta dalle centrali termoelettriche è del 77,50%, mentre il 47,20% degli impianti di energia rinnovabile (eolico, fotovoltaico e idroelettrico) distribuisce soltanto il 22,50% di energia, vorrà dire qualcosa?
https://www.dropbox.com/s/n4mhin4rz2rmg47/00%20Sardegna%202017%20%25.pdf?dl=0
Il problema è che rispetto al sistema economico e produttivo della Sardegna, pur avendo dati, analisi e piani, nessuno avanza indicazioni, non dico risolutive, ma neanche minimamente propositive.
A livello energetico, non vedo proposte che portino davvero alla decarbonizzazione, le poche proposte di impianti di energia rinnovabile, disattendendo le disposizioni di legge internazionali, nazionali e regionali, vedono una strenua opposizione di tutti, nessuno escluso: governo, regione, province, comuni, partiti, sindacati, associazioni ambientaliste, comitati vari etc. con la complicità silente dell’intellighenzia universitaria e della ricerca.
Il sistema produttivo sardo è basato sulla monocoltura della pastorizia, che soffoca prima di tutto la pastorizia stessa ed il resto dell’agricoltura; i dati del CREA parlano chiaro, 80,04% dei terreni coltivabili destinati al pascolo, l’8,54% destinati alla produzione foraggera, il restante 11,42% alle altre colture.
https://www.dropbox.com/s/tstq065mcfupu9z/2%20Sardegna%20agricoltura%20dati%20CREA.jpg?dl=0
Avete per caso sentito qualcuno che si pone il problema, oltre al prezzo del latte?
Sembrerebbe quest’ultimo argomento fuori tema, sta solo ad indicare che siamo tutti bravi a sollevare i problemi, ma non vedo proposte concrete per risolverli, eppure le soluzioni esistono, basta cercarle e quando si trovano non ostacolarle.
22 Dicembre 2019 alle 10:37
il gas a cagliari c’è da 50 anni , è il resto della sardegna che è fermo.
se le infrastrutture ci fossero già non staremo qui a parlare di lobby dell energia….sarebbe meglio parlare di ambiente di pace di clima e di vita anzichè di ladri e di morte della repubblica italiana e della regione sardegna.