Il ministro della paura
16 Luglio 2018[Graziano Pintori]
L’irruzione di Matteo Salvini nel livello superiore della politica, rispetto alla solita e ciarliera propaganda, mette in evidenza la pericolosità istituzionale di questo soggetto perché, inevitabilmente, vengono a galla tutti i suoi limiti di ministro, di leader politico e, non ultimo, quello di non essere un semplice papà, come tanti altri. Parlo d’irruzione perché è come quei bisonti che mentre pascolano l’erba che capita sotto i loro musi, allo stesso tempo evacuano e calpestano altre erbe utili al nutrimento della restante mandria. Alla stregua degli inconsapevoli bovini Salvini invade le competenze dei suoi colleghi di governo, spinto dall’istinto di soddisfare la vitale necessità di essere sempre al centro dei media per lasciare inconfutabili tracce del suo passaggio. Egli è un continuo parlare, anzi straparlare, provocare, irridere e minacciare tutti e tutto ciò che ritiene non in linea con il suo programma razzista e xenofobo e con il contratto sottoscritto con i suoi ex avversari. La supponenza gli deriva dal fatto di sentirsi baricentrico a tutta l’attività inerente il governo e a tutto ciò che avviene nel contesto sociale generale. Ciò non toglie che molte volte intervenga a sproposito, dimostrando di essere a digiuno di certi argomenti o di ignorarli del tutto, da cui l’ovvietà e l’elementarità dei suoi ragionamenti: altre spie che denotano la scarsa attitudine del ministro al dialogo e allo scambio di opinioni, che lo inducono a comportarsi da audioleso che non sente chi può saperne più di lui e dei suoi pari. Si tratta, a mio parere, del tipico atteggiamento di chi non ha consapevolezza della delicatezza e delle gravi responsabilità che gli derivano dal ruolo ricoperto, infatti, aver giurato solennemente, davanti al Presidente della Repubblica, di rispettare la Costituzione Italiana da l’impressione, forse dovuto al retaggio del leghista padano secessionista, che di questa “non gliene fotte nulla”. La Carta Costituzionale è evidente che non fa parte del suo bagaglio di conoscenza, essendo la sua dura zucca occupata dal tormentone d’imporre una democrazia tutta sua, perciò originale, ossia: un crivello poliziesco da applicare sulle libertà personali, essendo straconvinto che tutti i nostri mali siano generati da corpi estranei alla nostra società. Prima erano i meridionali, oggi i Rom e i migranti con le canaglie comuniste e le zecche dei centri sociali, a seguire i vari Saviano e giornalisti in genere, il Papa, la sinistra, gli omosessuali, l’Anpi, i buonisti, i docenti, la cultura ecc. Insomma è un uomo che non riesce a spogliarsi della carica di poliziotto d’Italia, un ruolo che ha voluto a tutti i costi. Il problema è che non si tratta del poliziotto al servizio delle città e dei cittadini, ma quello dello stereotipato poliziotto con gli scarponi, l’elmetto, lo scudo e il manganello, tipo Bolzaneto, che deve trasmettere paura, cioè sensazioni di violenze e paure in difesa di altre violenze e paure non meglio identificate, non concrete e imminenti come vorrebbe far credere il ministro. Il quale, non a caso, è definito ministro della paura e/o della malavita. Probabilmente soffre di paure radicate nel profondo del suo animo, turbamenti di cui non riesce a liberarsi poiché non si è mai preoccupato di dotarsi di anticorpi basati sul sapere e sulla conoscenza, antidoti per liberarsi da quei tormenti che lo incatenano rendendolo estraneo alla realtà che lo circonda. Non mi sorprenderebbe più di tanto se il virile ministro a un certo punto si sentisse strano, straniero ed estraneo alla stessa comunità che dice di appartenere, interpretare e difendere. Non a caso, come già detto, parla e straparla da tutti i microfoni, urla, ride e minaccia come un ubriaco che ha perso la consapevolezza del ruolo di ministro che rappresenta il popolo democratico della Repubblica Italiana. Infatti, non sono rare le volte che si comporta da fascista, facendo del male a tutto e a tutti compreso al suo ruolo di papà quando nomina, come cavoli a merenda, gli inconsapevoli figli nelle sue rimbombanti esternazioni. Purtroppo la deriva umanitaria cui va incontro la società è nei fatti, considerati i tanti, consapevoli o meno, che seguono il bullo Salvini esperto nell’esercizio della forza, dell’arroganza e della prepotenza solo con i più deboli, indifesi e disperati d’oltremare.