Il numero 70

16 Marzo 2010

L’assenza di lavoro e di progettualità è alla radice della crisi attuale della Sardegna (Marco Ligas, Difendere la legalità, difendere il lavoro), ma grandi opere e grandi eventi vengono scritte – ‘per quanto voi vi crediate assolti siete lo stesso coinvolti’, diceva De Andrè – al di fuori della cultura e del territorio (Ignazio Camarda, G8, La Maddalena e la cultura negata).
Tutti riscoprono Tuvixeddu, e la prudenza è d’obbligo (Una conversione bipartisan), anche se qualche speranza in più sembra potersi autorizzare (Alfonso Stiglitz, Sardi feudatari). Ma qualche italiano vero ancora rimane (Raffaello Ugo, Ignazio La Rissa). E’ bene perciò non scordare di resistere al delirio della ragione (Valeria Piasentà, Notti padane: secessione o resistenza), e di unirsi ad aiutare i popoli sfruttati e senza terra (Alice Sassu, Non c’è olivo senza spine).
Un libro di Paolo Bernardini rinnova il grande racconto dell’archeologia sarda (Marcello Madau, Le torri, i metalli, il mare), e vecchie trame speculative rendono ancora più urgente la necessità di controlli sul paesaggio(Stefano Deliperi, Chi controlla i difensori?). Mentre ancora le identità si rincorrono da nord a sud alle isole (Natalino Piras, Sacros Uffitzios e Mario Cubeddu, Laghi, ori, cunette), e la topografia delle diversità (Susanne Fernandez, Frontiere, Migranti e Rifugiati) e dei beni comuni (Pier Luigi Carta, Acqua diseguale) disegna percorsi e conflitti, si distingue il silenzio degli intellettuali, tema del nuovo libro di Asor Rosa (Franco Tronci, Silenziosamente intellettuali ).
In questo quadro complesso e che non sempre induce a ottimismo, ecco il profilo di nuove scritture notturne nei vicoli della Sardegna (Valerio Rando, Di cani e di tetti).
Buona lettura.

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