Il precariato all’Università di Cagliari
16 Marzo 2011Francesco Mattana
Con Manuel Usai, responsabile della CGIL università, affrontiamo il tema scottante del precariato all’università di Cagliari.
Definiamo un po’ la galassia del precariato universitario a Cagliari
Il campo del precariato è un campo estremamente sfuggente, è molto difficile quantificarlo numericamente, anche per chi come me è nel settore. Per quanto riguarda il lavoro strutturato, siamo attorno ai 2200 fra personale docente e personale amministrativo. E circa 700 di lavoratori non strutturati. Fra il personale docente la realtà è molto vasta: l’assegnista, che è il docente che si occupa di una determinata ricerca per cui è stato rilasciato un assegno (Assegni di ricerca); i borsisti; i dottorandi di ricerca, che di fatto, benchè studenti, sono dei lavoratori assistenti alla didattica; tutti quelli che fanno i tutor, studenti laureati di recente che partecipano a delle borse di studio di tutorato; manager didattici, molti dei quali sono radicati lì da 10 anni: c’è un concorso che forse stabilizzerà questa figura professionale, ma formalmente dal punto di vista del personale universitario ora non esiste.
Soltanto come personale co.co.co. abbiamo circa 300 elementi. Anche il docente che dall’estero viene a fare il workshop, viene registrato come co.co.co.. Poi ci sono i co.co.co.da Master and back di ritorno, che vivono anch’essi una situazione non facile. _Ti faccio l’esempio di un’amica che ha fatto il master a Grenobl-Ginevra in una scuola d’eccellenza;nel back, però, si ritroverà- come è già successo a tanti altri- a fare fotocopie, o fare assistenza in qualche ufficio. Il back dal punto di vista sociale si può definire precariato.
Il precariato a Cagliari è un fenomeno più drammatico che in altre sedi?
L’impressione, perchè al riguardo non posseggo dati certissimi, è che il precariato universitario a Cagliari sia leggermente diverso. Il precariato docente qui da noi è meno mobile. Capita molto di frequente, oltre il Tirreno, che un docente precario si sposti, per fare un esempio, da Firenze a Modena a Pisa. A Cagliari il precario generalmente non si sposta di un millimetro, e questo non è un segnale di buona salute dell’università.
Negli ultimi anni la situazione ha subìto una flessione in senso negativo?
Ho ben chiaro soprattutto il quadro del precariato tecnico-amministrativo negli ultimi anni. Nel 2007 avevamo un numero enorme di precari. Le finanziarie del governo Prodi hanno attuato una massiccia stabilizzazione del personale a tempo determinato e dei co.co.co. E proprio grazie a quel governo siamo riusciti, come università di Cagliari, a stabilizzare una buona metà di co.co.co. Peccato però che, da quel momento, l’università ha smesso di assumere precari proprio per evitare di fronteggiare nuove stabilizzazioni!
La riforma Gelmini va in una direzione peggiorativa?
Precarizza oggettivamente la categoria dei ricercatori. Ci saranno solo ricercatori a tempo determinato, e quelli a tempo indeterminato diventeranno ruoli ad esaurimento. In linea teorica la Gelmini si riempie la bocca parlando di largo ai giovani e di meritocrazia. Ma siamo poi sicuri che il merito realmente verrà valorizzato? Può darsi pure che il più nuovo potrà avere dei percorsi di tutela meritocratica, ma avrà la stessa tutela dal punto di vista economico? e le università avranno i soldi per assumerli? E poi, last not least, abbiamo una popolazione sopra i quarant’anni che continua a mandare avanti la didattica: verranno espulsi sulla base di discutibili imperativi giovanilistici??
A cosa va attribuita principalmente la colpa del precariato universitario?
Principalmente all’assenza di un sistema di legge adeguato che regoli la materia. Il precariato della scuola primaria e secondaria ad esempio risulta più tutelato: è un precariato contrattualizzato, è più preciso, e le regole del sistema scolastico permettono di fare graduatorie a tempo determinato. Il sistema universitario no: i ricercatori non sono contrattualizzati, non c’è un contratto nazionale come personale tecnico-amministrativo. E’ difficile far emergere i diritti di queste persone con queste carenze a livello legislativo. Recentemente la CGIL ha lanciato una campagna per impedire che una disposizione del governo facesse decadere i termini per l’impugnazione dei contratti. La proposta della CGIL era che, per tutti i precari che in futuro avessero voluto fare una diffida all’amministrazione, venisse interrotta la decadenza dell’impugnazione dei contratti. Abbiamo fatto una riunione all’università. La riunione all’università è stata abbastanza frequentata, ma di appartenenti al personale docente (corsisti, ricerca) ne abbiamo visti soltano tre, e particolarmente timorosi! E nessuno di loro ha fatto diffida all’amministrazione, perchè la preoccupazione era che una volta che l’amministrazione avesse ricevuto la loro diffida, non avrebbero più avuto il rinnovo. Capisci che in mancanza totale di garanzie dei propri diritti, è difficilissimo per questi docenti fare delle scelte coraggiose.
A tutto questo aggiungiamo un drammatico calo dei finanziamenti all’università, oltre 30-35 milioni in meno di finanziamenti.
Ci sono facoltà in cui il fenomeno precariato è più preoccupante?
Per quanto riguarda il precariato docente, credo che percentualmente le cifre siano simili in tutte le facoltà.
A quale paese dovrebbe guardare l’italia per orientarsi nella giusta maniera nella politica universitaria?
Probabilmente negli Stati Uniti la figura del ricercatore ha una situazione economica più stabile, ma cerchiamo di non dimenticare che è un paese con minore protezione sociale! L’Italia può guardare benissimo alla sua tradizione legislativa, nei suoi momenti migliori l’Italia è stata all’avanguardia dal punto di vista legislativo. E’ chiaro che una riforma per levare le cose peggiori ci vorrebbe, ma non è certo la riforma Gelmini la risposta ai mali storici dell’università italiana.
Hai ravvisato delle differenze fra destra e sinistra nell’affrontare la crisi universitaria?
Nel giugno scorso abbiamo fatto un convegno qui in ateneo, e ci siamo soffermati sul tema dei ricercatori a tempo determinato. Marco Meloni, giovane promessa del PD, non ha espresso una critica alla Gelmini su questo tema. Devo dire che l’approccio del PD su queste tematiche è più o meno lo stesso della destra, ma con l’aggravante di un’indeterminatezza, di una fumosità maggiore nelle argomentazioni. Il peso dei rappresentanti dell’opposizione è basso sia a livello nazionale che locale. In quel dibattito si confrontavano il candidato sindaco di Cagliari Massimo Zedda e Meloni: non solo esprimevano posizioni diametralmente opposte, e questo già sarebbe un problema visto che dovrebbero governare insieme. Per di più, le posizioni ‘light’di Meloni sono quelle maggioritarie a sinistra.
Le lotte dell’autunno scorso credi che abbiano sortito un qualche effetto, seppur in maniera indiretta?
Dentro l’università le lotte di quest’autunno non son state esattamente le lotte del precariato. A Pisa i precari si stanno organizzando molto meglio, mentre Siena è l’unica città dove un precario è stato inserito all’interno della commissione statutaria. A Cagliari le lotte hanno avuto come protagonisti soprattutto il gruppo 29 aprile, e gli studenti. I precari, devo dire, non hanno avuto il coraggio di scendere in piazza a ranghi serrati.
Pensi che l’Onda degli studenti saprà porre le basi per un futuro diverso?
Io ho collaborato con le organizzazioni degli studenti: quelle più vicine alla CGIL, ex Onda, hanno imparato ad organizzarsi, e sono persone veramente di qualità. Mi ha colpito che riuscissero a manifestare continuando a studiare, dicendo ‘non posso risponderti adesso perchè sono a lezione’
Quando tu eri studente vedevi lo stesso spirito fra gli studenti di lotta?
Era il 77, ed era un periodo molto particolare. Cagliari non è stata una piazza violenta, ha prevalso l’aspetto più ludico. I ragazzi di oggi li vedo molto più quadrati, più strutturati, sanno esprimere critiche sostanziali. Sono persone culturalmente molto valide che possono incidere sulla realtà futura, persone che stimo nella maniera più assoluta. Abbiamo fior di rappresentanti degli studenti.
Su questi temi, la CGIL mostra affinità di vedute con CISL e UIL?
Sulla tematica del precariato, in questo momento, gli altri sindacati tacciono. Anche se, per onestà, dobbiamo dire che anche all’interno della CGIL non siamo un blocco monolitico, e proprio in occasione del dibattito sulle stabilizzazioni del governo Prodi ci furono voci dissonanti all’interno del nostro sindacato
8 Marzo 2011 alle 22:11
sapevo che il back del master and back si poteva svolgere nei vari enti solo con contratto a tempo determinato, non come co.co.co.
9 Marzo 2011 alle 15:54
L’abuso del sistema legislativo italiano sul precariato in genere e nel sistema universitario in particolare e’ terribile e puo’ essere fermato solo con una riforma legislativa che dia dignita’ a tutti i giovani e meno giovani che ancora non vedeno un futuro lavorativo stabile. Tanti di noi hanno scelto la carriera all’estero, ma sempre piu’ l’ambiente universitario internazionale e’ affetto da tagli finanziari e alta competizione che si traducono in pressioni sui docenti e ricercatori per quanto riguarda le aspettative di pubblicazioni ad alto livello internazionale e di vincita di fondi di ricerca esterni. L’Universita’ italiana e cagliaritana per competere nel mondo (o almeno in europa) ha sicuramente bisogno di finanziamenti consistenti ma mi chiedo se un cambiamento di mentalita’ basato sulla meritocrazia non sia inoltre necessario.