El Pepe, il presidente guerrigliero
1 Ottobre 2014Roberto Loddo
Socialismo del XXI secolo e sovranità. Queste le parole che hanno accompagnato le presentazioni a Quartu Sant’Elena, Cagliari e Oristano del primo libro in italiano su José Alberto Mujica Cordano, noto come “Pepe”. Il libro scritto a due mani da Nadia Angelucci e da Gianni Tarquini si intitola Il presidente impossibile. Pepe Mujica, da guerrigliero a capo di Stato, Nuova Delphi editore.
Le presentazioni organizzate dal coordinamento dell’Altra Sardegna (esperienza politica della sinistra sarda che ha sostenuto L’Altra Europa per Tsipras), dall’associazione Comuna, dall’associazione culturale “Isidoro Sarritzu” e da Rifondazione Comunista di Quartu S. Elena hanno rappresentato un momento di formazione utile a tutte le persone che sono attivamente impegnate a costruire elementi di trasformazione sociale e cambiamento in tutti i territori e i settori della società sarda.
Pepe Mujica il guerrigliero diventato Capo di Stato, famoso non solo per il suo stile di vita sobrio, in quanto dona il 90% del suo stipendio, ma per le conquiste sui diritti civili e sociali, dalle esperienze di autogestione e riappropriazione dei mezzi di produzione alla legalizzazione della cannabis, passando per i matrimoni gay (In Uruguay dal 2013 il matrimonio egualitario è aperto alle coppie dello stesso sesso, inclusa la possibilità di adottare bambini).
Il percorso delle conquiste politiche in Uruguay non è verticale, non è stato determinato da concessioni dall’alto al basso e nemmeno da programmi politici prima delle elezioni presidenziali. È un percorso che parte dall’ascolto diretto e dalla vicinanza del governo con movimenti sociali molto radicati nel Paese. Il Presidente impossibile è un libro ci aiuta a comprendere meglio il rapporto tra il Potere e le persone in Paraguay sopratutto al di là delle estremizzazioni mediatiche sul “fenomeno Mujica” ormai virali sui social media e rappresentate da un Capo di Stato che coltiva gladioli nel suo giardino, riceve in ciabatte insieme alla sua la cagnetta, ha la cucina simile alla tua e possiede una vecchia auto del 1988. Il libro di Angelucci e Tarquini non descrive solo della vita di un presidente ma racconta la storia di un uomo, del suo Paese e del suo Continente.
L’America Latina, ha sempre rappresentato un punto di riferimento importante per la sinistra del Vecchio Continente, da Lotta Continua che dalle colonne del suo giornale organizzava pubbliche raccolte fondi per sostenere il MIR, (il movimento de izquierda revolucionario) alla sinistra radicale dei giorni nostri che mantiene costanti rapporti di amicizia sostegno reciproco.
Si ha l’impressione che Pepe (come lo hanno sempre chiamato i suoi amici e compagni di lotta) e la sua storia non rappresentino solo simboli, ma soluzioni concrete, riconoscibili dai poveri, da chi subisce i ricatti della finanza internazionale, e da tutti coloro che hanno poche possibilità di reagire contro gli effetti del neoliberismo e del patriarcato sulle persone. C’è qualcosa che rende il presidente guerrigliero molto simile a noi, anche la sua fragilità, come la sua esperienza di sofferenza mentale durante la prigionia nelle galere dei militari golpisti: dopo il colpo di Stato militare del 1973, fu trasferito in un carcere militare dove rimase rinchiuso per quasi 12 anni, la maggior parte dei quali passati in completo isolamento in un pozzo sotterraneo. Ma i militari non sono mai riusciti a piegare el Pepe. Questa devastante esperienza di tortura quotidiana gli provocò una ferita molto comune a tutte le persone che vivono questo dolore nelle esperienze di isolamento sociale e contenzione a partire dalle nostre carceri. Un aspetto umano descritto bene da Erri De Luca nella presentazione: “Mujica è il compagno che ognuno avrebbe voluto a fianco e che molti hanno conosciuto sotto diversi nomi”.
Mujica attraversa la prima fase di una sinistra in ascesa fortemente attratta dall’esperienza rivoluzionaria cubana dell’Ejército Rebelde guidato da Fidel Castro ed Ernesto Che Guevara. A fronte di un clima di rivolta connesso con le esigenze popolari, dove la destra si va sempre più radicalizzando anche e sopratutto con il ruolo dominante dei militari che trasformano dal 1973 la fragile democrazia uruguaiana in una dittatura feroce simile a quelle dei Paesi circostanti.
E’ in questa fase che viene maturata la scelta della guerriglia e della fondazione del movimento Tupamaros, un movimento non dogmatico, accogliente, aperto e capace di andare oltre quei tradizionali riferimenti ideologici troppo legati alla sinistra occidentale e alla cultura eurocentrica come il proletariato, il socialismo e il lavoro.
Gli autori del libro ci aiutano a comprendere meglio il pensiero e l’elaborazione teorica del presidente guerrigliero e di un movimento che è riuscito a sindacalizzare i non garantiti lavoratori dei grandi latifondi della canna da zucchero e unificare piccoli focolai solitari della sinistra classica alla teologia della liberazione fino ai movimenti anarcosindacalisti.
Nadia Angelucci è una giornalista, socia della cooperativa Libera Stampa “Noi Donne” esperta in cooperazione internazionale, ha vissuto e lavorato in vari paesi del Sud America collaborando con ONG, Università, Istituti di cultura. Collabora con il Manifesto e Le Monde Diplomatique e cura la trasmissione “Bucanero, tracce e passaggi dal continente latinoamericano” su Radio Popolare Roma.
Gianni Tarquini ha vissuto e lavorato in America Latina coordinando progetti di varie ONG. È autore del libro “La guerra dell’acqua e del petrolio” Edilet edizioni. Anche lui, come Nadia Angelucci, cura e conduce dal 2009 su Radio Popolare Roma la trasmissione “Bucanero, tracce e passaggi dal continente latinoamericano”.