Il problema di Assemini: “tagliare” 250 ettari del parco naturale di Gutturu Mannu

11 Ottobre 2024

[Stefano Deliperi]

Nel 2020 veniva presentato il Report di ricercatori ISDE “Analisi delle cause di decesso Comune di Assemini periodo 2012-2016” (A. Russo, V. Gennaro, D. Scanu, aprile 2020) che ha individuato “eccessi di mortalità riscontrati per le donne del comune di Assemini per tumore maligno del seno (+40,5% rispetto al riferimento regionale nel periodo 2012-2016) e nella popolazione totale per tumore maligno del cervello e del sistema nervoso centrale (+148,6% rispetto al riferimento regionale nel periodo 2012-2016) e per tumore maligno di trachea, bronchi e polmoni (+27,2% rispetto al riferimento regionale nel periodo 2012-2016)”.

I dati riscontrati sono allarmanti, ma non si sono registrati interventi concreti, tantomeno a livello comunale Anche a livello regionale il necessario e fondamentale Registro Tumori è ancora colpevolmente inattuato, senza che l’Amministrazione comunale asseminese abbia emesso una sillaba.

In Sardegna, in tempi recenti, il caso di inquinamento industriale riscontrato a livello giudiziario più eclatante e tuttora non bonificato sul piano ambientale è quello degli impianti Fluorsid, nel territorio comunale di Assemini: a specifica istanza GrIG, il Comune rispose testualmente (nota prot. n. 31010 del 21 agosto 2023): “questo Ente non ha emesso provvedimenti a riguardo”. Ma la salute pubblica e la tutela ambientale che razza di problemi possono mai essere? Il vero problema che merita tutta l’attenzione necessaria è la caccia.

Il parco naturale regionale di Gutturu Mannu, istituito con la legge regionale n. 20/2014, impedisce le battute di caccia al Cinghiale (sus scrofa meridionalis) “che sino al 2014 è stata storicamente esercitata in un’area limitata di circa 700 ha della Foresta demaniale di Gutturu Mannu compresa tra la miniera di San Leone e il canale Bidd’è Mores”.

E’ già assurdo che una foresta demaniale sia stata occupata dalla caccia per tanti anni per tutta la stagione venatoria e sottratta alla frequentazione dei cittadini, ma ora si vuol tornare indietro perché questo è il problema di Assemini.

Così, i cacciatori locali dettano e il Comune di Assemini esegue, approvando la deliberazione Consiglio comunale n. 37 dell’1 ottobre 2024, con cui si da mandato al sindaco Mario Puddu di “chiedere, in nome e per conto del Consiglio comunale, all’Assemblea del Parco Naturale Regionale di Gutturu Mannu di apportare, alla sezione dell’area protetta ricadente nel territorio del Comune di Assemini, un’adeguata riperimetrazione, riducendo la superficie complessiva di circa 250 ha”.

Voto unanime dei 18 consiglieri comunali presenti, fra cui lo stesso sindaco e il presidente del Consiglio comunale Alberto Nioi, storico esponente locale di Legambiente.

Ora si vedrà che cosa deciderà l’Assemblea del Parco, composta dai rappresentanti dei dieci Comuni che lo compongono, della Città metropolitana di Cagliari, della Provincia del Sud Sardegna e dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente della Regione autonoma della Sardegna, recentemente presieduta da Walter Cabasino, sindaco di Pula.

E proprio ben 1.551 ettari del territorio pulese sono stati sottratti al parco naturale in base alla richiesta avanzata da una petizione di cacciatori, accolta (deliberazione Consiglio comunale n. 18 del 16 giugno 2020) dall’Amministrazione comunale di Pula guidata dall’allora sindaca Carla Medau (ora Capo di Gabinetto dell’Assessore regionale del Turismo, Artigianato, Commercio) e inserita nell’art. 78 della legge regionale Sardegna n. 9/1923.

Purtroppo, solo il GrIG si oppose concretamente a questa sciagurata amputazione.

Il parco naturale regionale del Gutturu Mannu, nato con la legge regionale n. 20/2014 e che con fatica inizia a muovere i primi passi dopo una (lunga) fase propedeutica, dovrebbe essere ancora amputato perché lo pretende qualche centinaio di cacciatori.

Eppure le aree naturali protette – oltre alla fondamentale e sacrosanta funzione della salvaguardia ambientale – portano ricadute economico-sociali diffuse sul territorio interessato, soprattutto nelle tante attività collegate al turismo (soggiorno, escursionismo, ristorazione, consumo prodotti locali, ecc.) e nell’ottica dell’ampliamento della stagione turistica all’intero anno.

Saranno capaci i nostri amministratori pubblici di una nuova vergognosa scelta?

E questa volta sarà capace di contestare questa folle proposta qualche altra associazione o comitato ambientalista oltre il GrIG?

Stefano Deliperi è il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

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