Il progetto immobiliare Sitas a Malfatano Tuerredda (Teulada) riparte
16 Marzo 2016Stefano Deliperi
Niente di nuovo sotto il sole, in Sardegna è sempre tempo per speculazioni immobiliari che con il turismo hanno poco a che vedere.Riparte, infatti, il progetto immobiliare S.I.T.A.S. s.p.a. lungo la costa di Malfatano e Tuerredda, in Comune di Teulada (CA), ma gli ostacoli non sono pochi.
Archiviata la vicenda giudiziaria amministrativa, si è concluso il procedimento di scoping (avviato nell’ottobre 2015) davanti al Servizio valutazioni ambientali della Regione autonoma della Sardegna, propedeutico alle necessarie procedure di valutazione di impatto ambientale riguardo il comparto E1 del medesimo progetto immobiliare (ottobre 2015).
Ora, se la S.I.T.A.S. s.p.a. in liquidazione vorrà proseguire (cosa altamente probabile), dovrà predisporre lo studio di impatto ambientale in base alle numerose prescrizioni contenute nel provvedimento conclusivo della procedura di scoping (nota Servizio V.A. della R.A.S. prot. n. 2257 dell’8 febbraio 2016) e nel parere A.R.P.A.S. (nota prot. n. 38337 del 23 novembre 2015).
Fra le più rilevanti prescrizioni, in primo luogo, emerge la difficoltà di ritenere compatibile il progetto immobiliare con il piano paesaggistico regionale (P.P.R.), la necessità di individuare alternative di sito per i sub-comparti E1c ed E1h perché vi sono estese formazioni di Ginepri e macchia mediterranea, l’analisi dei rapporti con gli altri piani di settore (difesa del suolo, tutela delle acque, ecc.). Dovrà esser poi analizzata l’opzione zero (la non realizzabilità dell’intervento immobiliare) ed effettuata una puntuale analisi costi-benefici con le ricadute effettive sul piano economico-sociale, così come dovranno esser verificati i reali fabbisogni idrici per usi civili e irrigui (si stima un consumo di 90.000 mc./anno + l’utilizzo di due pozzi) e l’impatto sul fenomeno della salinizzazione delle falde idriche costiere. Gli impatti su ambiente, fauna e vegetazione, paesaggio dovranno esser approfonditi, sia per la fase di cantiere che per quella di gestione.
Le volumetrie previste nell’attuale progetto dovrebbero esser state ridotte a mc. 90.000, per usi esclusivamente ricettivi. Indubbiamente quanto già realizzato – anche per la pessima qualità architettonica – rappresenta un vero e proprio scempio ambientale, che fa il degno paio con la saturazione antropica estiva della spiaggia di Tuerredda, causata da chioschi e parcheggi che stanno uccidendo lentamente un vero e proprio gioiello costiero. Tutto questo ha poco a che vedere con il turismo, quello positivo, quello che porta ricadute “diffuse” nei centri costieri, fra gli operatori economici locali, per i tanti giovani preparati e volenterosi, ma senza opportunità di lavoro.
Ora l’iniziativa immobiliare riparte, quindi, ma non da zero. Non si può dimenticare che la procedura seguita per autorizzare una delle speculazioni immobiliari più pesanti sulle coste sarde degli ultimi decenni è stata dichiarata illegittima per aver spezzettato l’unico progetto turistico-edilizio in cinque comparti per le valutazioni di impatto ambientale. Il Consiglio di Stato, che l’ha riconosciuto, non ha esorbitato dalle sue competenze giurisdizionali, come ha confermato la Corte di cassazione. E’ quanto abbiamo detto e denunciato in svariati esposti, ricorsi, denunce da lunghi anni. Inascoltati colpevolmente dal Comune di Teulada, dalla Regione autonoma della Sardegna, dal Ministero dell’ambiente, dalla Commissione europea. Sistematicamente, perché non si doveva disturbare il manovratore delle ruspe.
Resta da ringraziare gli amministratori e funzionari pubblici – all’interno del Comune di Teulada, della Regione autonoma della Sardegna, del Ministero dell’ambente, della Commissione europea – per essersene pilatescamente lavati le mani. Nel mentre, davanti al Tribunale penale di Cagliari è in corso il processo relativo alle opache procedure messe in campo per far ripartire il progetto immobiliare. Noi siamo dalla parte dell’ambiente, come sempre, e saremo in campo per difenderlo.
La sentenza 4 febbraio 2016, n. 2198 della Corte di cassazione, a Sezioni unite civili, ha respinto il ricorso della S.I.T.A.S. s.p.a. in liquidazione per motivi inerenti la giurisdizione (art. 110 e ss. cod. proc. amm.) avverso la sentenza Cons. Stato, sez. IV, 9 gennaio 2014, n. 36, che a sua volta aveva confermato la sentenza T.A.R. Sardegna, sez. II, 6 febbraio 2012, n. 427.
Foto di Francesca Corona
2 Settembre 2018 alle 11:45
sono arrivati anche li (i nostri politici della penisola) a contaminare, chissà da chi? tenete duro …che vadano al diavolo