Il venditore di almanacchi
1 Gennaio 2010Gianni Loy
Il venditore di almanacchi assicura che il prossimo anno sarà di gran lunga migliore di quello appena passato. Lo ha previsto anche Tremonti, e con lui le autorita´ finanziarie di mezzo mondo : stiamo per uscire dal tunnel, il peggio é passato, presto la crisi sarà superata. In realtà, a pié di pagina, non nascondono che l’occupazione si mantiene ai minimi storici e che potrà continuare a scendere, visto che , per il prossimo o per i prossimi anni é prevista la chiusura di importante stabilimenti industriali. Anche la Fiat. Ma non stava conquistando il mondo con il tifo, acritico, dello sportivo popolo ialiano? Noi continuiamo a chiederci perché non l’avevano prevista, la crisi, pur sapendo che non avremo risposta.
Gli italiani, nell’attesa del nuovo anno, piuttosto che giocare in borsa, giocano sempre più al superenalotto e ad ogni genere di lotteria. Contraddizioni della crisi? Per il venditore di amanacchi sarà magari un sintomo di ritrovata fiducia. Secondo la filosofia dei quartieri che ho sempre frequentato sembra, piuttosto, l’ultimo disperato tentativo di investire le ultime risorse: perdiu po perdiu ….
“Basta sperare Franco, amico mio! Cantava un compagno che é stato capace di farmi sperare. E’ morto anch’egli. E la speranza, si sa, fugge i sepolcri. Potrei anche convincermi che valga la pena. Del resto sono anch’io convinto che questa crisi sarà superata. Tutte le crisi, prima o poi, vengono necessariamente superate. Panta rei, tutto scorre. E’ un postulato della storia. Solo che tocca, poi, darsi conto delle cicatrici che rimangono. Il problema non é la crisi finanziaria. E’, piuttosto, la crisi morale, il crollo dei valori, e non quelli della borsa, gli egoismi ed il qualunquismo che si diffondono come gramigna. Come spiegare, altrimenti, il consenso attorno a fatti e personaggi impresentabili? Quella “acquolina in bocca”, come l’ha definita Mentana, diffusa a destra e sinistra, per piccole personali convenienze derivanti da scelte deprecabili, da mezzucci di facile consenso grazie ai quali ciascuno si porta a casa un poco di “particulare” alla faccia dell’interesse generale.
Come impegnarsi? Riprendendo a militare sotto gli stendardi delle poche (e per fortuna) sinistre rimaste in campo, seppure un pò sputtanate? O inseguendo movimenti estemporanei o radicalismi di piazza? O come altro?
Il venditore di almanacchi non mi ha convinto. Quest’anno non comprerò il suo calendario. Non mi lascerò tentare dalle sue lusinghe.
La speranza é uno scenario vago e indistinto. Non è il programma dei prossimi mesi ma, ormai, solo lo sfondo dei miei giorni. Continuare a fare il proprio dovere. Questo sì! Senza illusioni ma anche senza drammi. Persino con il sorriso tra le labbra
1 Gennaio 2010 alle 20:24
Crisi o non crisi, questo è il dilemma. Del resto per i poveracci la crisi economica è un problema relativo. Per loro la crisi c’è sempre.
Impegnarsi o non impegnarsi? Anche questo è un problema. Impegnarsi, certo, ma oggi il problema è soprattutto trovare un impegno “pulito”, scevro da compromessi di sorta. Dici bene “poche sinistre e poche per fortuna”. Ce ne sono anche troppe che dietro un velato alone di “sinistra” dicono “cose di sinistra” ma fanno una politica più o meno qualunquista e disposta a troppi compromessi, tanto per far numero. Alla fine non è un discorso di “pedigree” ma il problema che per dare un contentino a tutti si perde una unità di interessi, di linea politica.
Alla fine si trova un partito che di “sinistra” ha poco più del nome.
Mi sa che quel che ci salva è proprio la fantomatica destra che in quanto a coerenza politica ha poco da spendere pure lei.
Credo che il problema più importante non sia tanto impegnarsi in una “sinistra” verosimile, rispettabile, autentica, più o meno venduta a compromessi del momento, ma il generalizzato “Disimpegno” di comodo. Quel disimpegno che rende tanta gente disposta ad accettare scelte politiche anche discutibili che sembrano lontane e quindi non importanti. Penso alla politica razzista della Lega che magari in Sardegna sembra lontana, ma anche alla sciagurata politica di revisione della scuola che chi non ha figli in età scolare spesso sottovàluta.
Anno nuovo, vita nuova, quindi. Ma speranze vecchie, sempre attuali.