Il vento di Corbyn
8 Giugno 2017Michele Revelli
A 2 ore dalla chiusura dei seggi. Ultimo reportage di Michele Revelli per AET (Red)
Le elezioni inglesi, vicine al proprio esito, si concludono in un clima di estrema incertezza, anche superiore allo stato di confusione prodotta dalla brexit, che aveva indotto la May, il 18 aprile, ad annunciare la necessità di elezioni anticipate, per riportare stabilità e indicare una linea di azione chiara del governo. Bel paradosso, dal momento che l’incertezza dell’elettorato e della classe politica il giorno delle elezioni non sembra essere diminuita, ma semmai aumentata.
Di conseguenza la necessità di un’elezione per riportare stabilità sembra esser finita nel dimenticatoio, come l’obsoleto slogan della May “strong and stable”, sostituito dal più pratico “Brexit matters”. Quindi, tra le tante variabili di queste elezioni, la possibilità di avere un governo stabile e con una solida maggioranza sembra essere l’unica da escludere a priori. Infatti, anche qualora Theresa May vincesse le elezioni, essendo data favorita dai polls, che complessivamente la danno da 4 a 12 punti in vantaggio su Corbyn, difficilmente potrebbe dirigere un governo stabile.
Le contromisure prese dai Tory in risposta al manifesto Labour hanno fatto si che l’immagine della May come leader strong and stable, fosse irreparabilmente compromessa. Esemplare è l’inversione a U della riforma sul sistema sanitario, che oltre a incattivire la fascia anziana dell’elettorato, particolarmente vicino a Tory, aumentando i costi del servizio sanitario, di cui gli anziani sono i maggiori beneficiari, è riuscito anche ad allontanare gli elettori più conservatori, per l’introduzione di un “cap” al tetto massimo di tali costi, che simula la tutela dei diritti dei cittadini meno abbienti, ma che nella pratica rappresenta solo una debole risposta al manifesto Labour. Come conseguenza il consenso elettorale potrebbe essere più basso di quello auspicato da Theresa May, così che un suo ipotetico governo non potrebbe restare indipendente, ma dovrebbe appoggiarsi ad altri partiti per far approvare le proprie riforme.
Il processo di “pasokification” ( declino della sinistra moderata che porta la destra e la sinistra a radicalizzarsi), avvenuto in Inghilterra col declino del modello bleariano in favore del modello corbynista, ha indirettamente spinto la destra, e in particolare i conservatives guidati da Theresa May, a diventare ancora più conservatori, così da potersi proporre come chiara alternativa ai propri oppositori politici, piuttosto che come una loro diversa versione. Infatti, Theresa May ha dovuto rispondere al programma Labour, che promette una forte tutela ai diritti dei cittadini e in particolare dei lavoratori, con messaggi fortemente nazionalistici, così da garantirsi il voto degli elettori che hanno sostenuto UKIP nello scorso referendum. Questi, essendo spesso di umili origini, in assenza di una forte retorica nazionalista, che prometta loro una maggiore tutela a discapito degli immigrati, sarebbero potuti essere facilmente attratti da Corbyn e dal suo programma socialdemocratico.
Tuttavia, la scelta dei Conservatives di radicalizzare la destra porta il rischio di perdere il consenso dell’elettorato moderato, che fa allineare gli interessi della nazione con la domanda dei mercati, e che quindi si trova in forte contrasto con la visione anglocentrica della May. Questo fa si che partiti minori come Lib Dem possano raccogliere maggior consenso del previsto, creando ulteriormente una maggior instabilità per un potenziale governo May, che dovrebbe scendere a compromessi con le richieste liberali dei moderati, in netto contrasto con le promesse nazionaliste e protezioniste fatte dai Tory al proprio elettorato, e che a loro volta risultano incompatibili con il programma labour incentrato sul rafforzamento dello stato sociale. Quindi, anche se i Conservatives si aggiudicassero una solida maggioranza in parlamento, non avrebbero gli strumenti per guidare un governo stabile e deciso.
Di contro, è anche incerto quale potrà essere il risultato elettorale dei Labour, che al dato attuale potrebbero andare incontro tanto a una miracolosa vittoria quanto a una disastrosa sconfitta, dal momento che l’approccio politico seguito da Corbyn, non essendo mai stato testato in precedenza in Inghilterra, risulta difficilmente tracciabile dai sondaggi e potrebbe portare risultati deludenti come insperati. Infatti, il leader labour è riuscito ad entrare nei cuori delle fasce più povere delle grandi città, ormai da anni dimenticate dalla politica, e a garantirsi la loro fiducia , oltre ad aggiudicarsi anche il supporto dei più giovani tra l’elettorato, promettendo maggiore tutela sociale e l’annullamento delle tasse universitarie, in favore di una maggiore tassazione delle grandi corporazioni. Inoltre Corbyn si è saputo mostrare intollerante verso il terrorismo ma tollerante verso la diversità, portando l’attenzione verso il vero nemico che è lo stato islamico, piuttosto che le popolazioni islamiche.
Nello stesso modo si è mostrato duro nei confronti dell’Europa, riguardo alla brexit, ma aperto a iniziare un dialogo che porti a un risultato proficuo per entrambe le parti, e che favorisca l’unione all’interno dell’Europa rispetto alla divisione proposta da Theresa May. Tuttavia, questo approccio innovativo ha fatto si che le roccaforti labour stazionate nel nord del paese rischino di votare per Tory in queste elezioni, rassicurati maggiormente da un leader come Theresa May. Infatti, Corbyn viene percepito come debole e non adatto a gestire né le negoziazioni per il dopo Brexit né il clima di pericolo causato dal terrorismo. Per di più il carattere socialdemocratico del manifesto labour allontana l’elettorato più moderato, spaventato che una maggiore spesa statale a tutela del wellfare, annienti il potere economico della Gran Bretagna nel mercato globale.
In conclusione quel che conterà maggiormente di queste elezioni inglesi non sarà tanto il risultato in sè quanto il percorso fatto, arretrando per la May avanzando per Corbyn. E soprattutto il riposizionamento dei principali partiti politici, ritornati al loro giusto posto, almeno in tema di programmi elettorali. C’ è un’immagine che fa il giro dei social in questi giorni e mostra un furgone elettorale della May con la scritta STRONG and STABLE, rovesciato sull’autostrada dal forte vento. Ecco, comunque vada, Jeremy Corbin potrebbe essere metaforicamente quella raffica di vento.