Impronte dal mondo
16 Luglio 2008
Elvira Corona
“Si dà erroneamente poco credito all’indifferenza, ma essa è un fattore che opera potentemente nella storia”. Sono parole di Antonio Gramsci datate quasi un secolo fa ma più che mai attuali oggi, in questa assurda estate 2008 che sarà ricordata – grazie al governo italiano – per la strana emergenza Rom, bambini compresi. Nel silenzio della società civile, è già iniziata la schedatura e la rilevazione delle impronte digitali dei rom, senza esclusione dei minori, in Lazio, Lombardia e Campania con lo scopo – a detta del neoministro dell’interno Roberto Maroni – di “censire” tutti gli abitanti dei campi nomadi. Ma qualcosa sta cambiando. L’ultima settimana è stata ricca di iniziative di solidarietà nei confronti del popolo Rom e Sinti. La manifestazione indetta dall’Arci in piazza dell’Esqulino a Roma ha visto la partecipazione di tante persone compresi personaggi noti al grande pubblico. Tutti a farsi prendere le impronte digitali da inviare al ministro Maroni, così come lui dice di voler fare con i Rom. A Strasburgo, qualche giorno fa il gruppo della Sinistra unitaria Gue-Ngl ha fatto la stessa cosa, raccogliendo le impronte digitali degli eurodeputati che con questa forma di “firma” hanno sottoscritto una petizione a Berlusconi affinché il governo italiano torni sui suoi passi. Anche in Sardegna un’iniziativa simile è stata realizzata con qualche giorno di anticipo rispetto a Roma e Strasburgo. Sabato 5 luglio, nella piazza del Comune a Selargius un pomeriggio tutto dedicato ai bambini, all’insegna dei colori e della solidarietà. Erano circa una cinquantina i bimbi che hanno assistito a un divertentissimo spettacolo circense offerto dall’Associazione Vitamina Circo e in particolare da Simone Chessa che non ci ha pensato due volte ad accettare l’invito per la serata e manifestare così – con il suo lavoro per il divertimento dei bimbi – anche la sua indignazione per il provvedimento del governo. “Io e la mia associazione abbiamo lavorato spesso con e per i Rom e ci siamo sempre trovati benissimo, ho accettato molto volentieri la proposta per questo pomeriggio. Credo che ci sia molta gente solidale con loro ma che magari non ha la possibilità di dimostrarlo, anche perchè i luoghi comuni sui Rom sono molto frequenti. I tipici discorsi da bar purtroppo esistono e si autoalimentano, sopratutto tra persone che i Rom non li conoscono per niente. Per questo credo sia importante conoscersi”. Accompagnati dai genitori e dagli altri familiari nella piazza, i bimbi hanno potuto assistere allo spettacolo ma anche giocare a intingere le dita nei colori ad acqua creando i disegni che la fantasia suggeriva. Solo per gioco, come è giusto che sia per i bambini. Una provocazione per chi vorrebbe vedere invece le loro dita intinte nell’inchiostro nero per rilevarne le impronte digitali, come si fa per schedare i delinquenti. Decisamente contrari a questa iniziativa – che fa parte del famigerato “pacchetto sicurezza”- i diretti interessati. I genitori presenti in piazza a Selargius erano per la maggior parte abitanti del campo nomadi del comune al confine con quello di Monserrato. “Noi non abbiamo fatto niente, le impronte le devono prendere ai delinquenti non ai Rom solo perchè sono Rom, né tanto meno ai bambini” dice un padre di famiglia arrivato dal Montenegro nel 1998. “Noi lavoriamo qui, io sono un musicista, faccio parte dell’Orchestra Romano-Ilò, suono la tastiera, mio padre suona la chitarra e abbiamo suonato spesso anche in Chiesa qui a Selargius” racconta un altro ragazzo. “La maggior parte di noi lavora il ferro vecchio, e poi lo rivende, non sono grossi guadagni ma ci permettono di vivere” conclude. Diana invece è una mamma, arriva dalla Bosnia da una cittadina vicina a Sarajevo, dove è nata 23 anni fa, e a fine serata è contenta perchè dice: “ i bambini si sono divertiti stasera, noi qui ci troviamo bene, i nostri figli vanno tutti a scuola”. Continua poi un parente di Diana: i bambini sono integrati, perchè il governo vuole prendere le loro impronte? Se è una questione di sicurezza e di protezione, perchè solo ai nostri figli? Per noi è una forma di discriminazione”. Anche un gruppo di ragazzi interviene sulla questione e commentano: “noi qui ci troviamo bene, siamo tutti andati a scuola fino alla terza media, alcuni di noi anche fino al diploma, e secondo noi questa nuova misura non è necessaria, anche perchè ogni volta che noi andiamo a rinnovare il nostro permesso di soggiorno ci chiedono aggiornamenti sui nostri figli, quindi sanno già tutto che bisogno c’è delle impronte?”. Oltre ai Rom e agli organizzatori, un gruppo di ragazzi che conosce la situazione dei campi e vuole favorire la conoscenza tra rom e sardi, anche alcune persone che hanno voluto solidarizzare con loro, ma anche qualche passante incuriosito. E’ il caso della signora Anna, che al rientro dalla spesa con in mano le buste del supermercato, si avvicina incuriosita dallo spettacolo e dai colori e chiede cosa stia succedendo. Appena le viene spiegato il senso dell’iniziativa commenta: “c’era da aspettarselo da un governo come questo, le impronte dei Rom sono una forma di discriminazione senza ombra di dubbio, c’è bisogno di un cambiamento radicale prima che sia troppo tardi, una iniziativa come questa è senz’altro un modo per cambiare direzione, ma forse meritava più pubblicità io sono passata di qui per caso”. Silvia e Stefania invece non erano lì per caso, hanno saputo della serata tramite un amico, della proposta di prendere le impronte a tutti gli abitanti dei campi nomadi. Stefania dice: “ è aberrante e gravissimo, siamo in uno stato di polizia e la cosa peggiore di tutte è che queste forme repressive si concentrano sui bambini”. Silvia continua: “Tutti se la prendono con gli zingari, anche qui in Sardegna l’episodio di Terralba è gravissimo e da parte della gente c’è molta indifferenza e menefreghismo, la gente ha una paura dovuta alla disinformazione, creata ad hoc per poter giustificare uno stato repressivo. Abbiamo il dovere umano di solidarizzare con i Rom”. Anche Maria Bonaria Chessa ha saputo della manifestazione e in compagnia dei suoi amici non è voluta mancare: “siamo sensibili a quello che sta succedendo a questa popolazione. Vengono elusi tutti i trattati internazionali, e stiamo parlando di un popolo che non ha mai combattuto guerre ma che è stato perseguitato e per questi motivi meriterebbe il premio Nobel per la pace. Continueremo a mobilitarci perchè questo può essere un preludio di quello che è successo in epoca nazista. La paura del diverso è molto preoccupante e un domani potremmo essere noi nella loro situazione”. Forti perplessità sulla legittimità di questo provvedimento è stato espresso su più fronti, dalle Istituzioni internazionali preposte alla salvaguardia dei Diritti Umani, come il Consiglio d’Europa, il Commissario europeo ai diritti umani, passando per associazioni laiche e cattoliche, italiane e internazionali, e finendo con gli intellettuali, artisti, giornalisti, politici e gente comune. Una misura giudicata contraria alla Convenzione per la tutela dei diritti del fanciullo, alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e della Convenzione Europea dei Diritti Umani (art.14). Un atto discriminatorio e persecutorio.