Incertezze e speranze di un elettore di sinistra

1 Febbraio 2014

Il dipinto dei pittori cinesi Dai Dudu, Li Tiezi e Zhang An

Franco Tronci

Il tempo non è benevolo nei confronti di chi, per recuperare progettualità e riconoscibilità, avrebbe bisogno di averne molto davanti. Le scadenze si succedono alle scadenze senza possibilità di rinvio. Così l’elettore di sinistra, tramortito da anni di sconfitte, scissioni e marginalità si trova a dover decidere il da farsi di fronte a due prossime scadenze certe, le elezioni regionali sarde e quelle europee, e una più incerta, le elezioni politiche nazionali, nel caso cadesse il governo delle ‘strette intese’ dopo l’approvazione della legge elettorale.
Incertezze
Le elezioni sarde costituiscono per l’elettore di sinistra di cui sopra il regno dell’incertezza non perché nell’Isola siano stati assenti significativi episodi di lotta e di mobilitazione popolare o manchino nel territorio movimenti degni di interesse politico. Gli anni più recenti hanno conosciuto, infatti, iniziative significative dei lavoratori per la difesa di quel che resta dell’apparato industriale, episodi di resistenza del mondo contadino e pastorale, diversi scioperi generali promossi dalle organizzazioni sindacali, iniziative di mobilitazione in difesa del territorio, dei beni comuni, contro la presenza devastante delle basi militari.
Accade però che, come per miracolo, in occasione delle elezioni tutto il sistema politico regionale entri in fibrillazione e che la realtà precedentemente descritta venga rimossa per configurare due schieramenti nei quali si ricollocano e redistribuiscono vetuste parole d’ordine d’occasione. Si polemizza così sui quarti di sardità e pastoralità, di indipendentismo velleitario. Riemerge la patacca nonché panacea di tutti i mali della Sardegna: la zona franca. Nascono, per l’occasione, improbabili ‘partiti dei sardi’ e improvvisati leader di un mese, destinati a scomparire subito dopo la chiusura delle urne.
Autoeliminatosi il Movimento a 5 stelle, a ben guardare, si riproducono anche in casa nostra i due schieramenti nazionali egemonizzati da due partiti che si accordano per far fuori dal Parlamento tutti gli altri e che si dividono provvisoriamente in attesa di un ritorno alle ‘larghe intese’.
L’attuale presidente della giunta regionale (detto, per scimmiottare gli americani, governatore) deve fare i conti con la svalutazione del padre-padrone del suo partito, espulso per indegnità dal Senato, nonché con l’alone negativo proiettato sulla sua candidatura dalle pendenze giudiziarie.
Anche il PD, tuttavia, non naviga in acque molto propizie: a parte l’introduzione, nel suo schieramento, di dosi di indipendentismo (per non farsi mancare niente!), gli iscritti e simpatizzanti che hanno partecipato a quell’autentica trovata pubblicitaria che sono le cosiddette ‘primarie’ dovrebbero, anche loro cominciare a provare qualche barlume di perplessità per aver scelto una persona che lo stesso partito ha convinto a recedere per le note ragioni.
Come si vede, per l’elettore di sinistra sono molte le ragioni di incertezza. In suo soccorso potrebbero venire due vie di fuga: l’astensione o qualche forma di votazione disgiunta che gli consente di vivere in pace con la sua identità e vocazione.
Speranze
Foriera di speranze appare, invece, la proposta, avanzata da rispettabili personalità della sinistra e sostenuta da diverse migliaia di firme, di partecipare alle elezioni europee con unna lista di sinistra capeggiata da Alexis Tsipras, giovane leader della nuova sinistra greca, come candidato alla presidenza della Commissione. Il consenso si accompagna, cosa non trascurabile, alla disponibilità di tempo necessaria a superare le difficoltà organizzative e politiche.
Molteplici ragioni, peraltro, potrebbero spingere gli elettori di sinistra a non lasciarsi sfuggire l’occasione di una seria riflessione su quanto la scelta dell’unità europea abbia prodotto finora e su come occorra perfezionarla in funzione della  costruzione di una unione come patria della democrazia e del progresso.
Occorrerà aprire un dibattito rapidamente nei prossimi mesi; fin da ora, per intenderci, non sottovaluterei i sessant’anni di pace che i popoli d’Europa aderenti all’Unione, per la prima volta nella storia, hanno conosciuto.
I passi finora compiuti, per quanto imperfetti, hanno altresì garantito, anche grazie alla moneta unica, la possibilità di movimento nei diversi paesi e offerto, oserei dire, la possibilità di un rifugio nei momenti difficili. Ne sanno qualcosa i giovani italiani massacrati dalla crisi e dalle terrificanti leggi italiane su lavoro e occupazione che hanno trovato nei paesi della Comunità lavoro e ospitalità.
L’Europa che la sinistra deve costruire non può che essere alternativa all’informe continente globalizzato dalla finanza speculativa e incarognita dalla mentalità competitiva e priva di solidarietà. Deve, soprattutto inscrivere nella sua Costituzione i principi irrinunciabili della tradizione democratica e la tutela delle condizioni di vita che le lotte sociali del xx secolo sono riuscite a conquistare.

1 Commento a “Incertezze e speranze di un elettore di sinistra”

  1. Gavino Dettori scrive:

    Il militante o ex militante di sinistra non si fa sfuggire l’occasione per discutere dei problemi sociali, quando si presentano le occasioni. La cultura nasce dalla sensibilità di vivere la vita pensando al presente e ad un futuro in cui i valori di equità, di giustizia …di amore, siano l’umus del vivere collettivo. Così oggi mi trovo un poco rauco, perchè in questa fase elettorale sono incappato e ho accettato, in tre momenti diversi,dialoghi accesi sulle problematiche che nascono nell’imminenza di elezioni. La nota maggiore era lo scoraggiamento, per una vita di ingiustizie,di disuguaglianze,disonestà,e di sfiducia nei rappresentanti politici; di sofferenza per vivere, di umiliazione per essere senza lavoro e non poter accudire ai bisogni elementari della famiglia; trovarsi senza casa dopo una vita di sacrifici, andando a mangiare alla mensa della caritas, aver trascorso il Natale con due figli piccoli e con un tozzo di pane…Che senso ha esprimere il voto in queste condizioni:il mondo non esiste se non per le malvagità e sofferenze subite nella condizione contingente.
    Trovi chi dichiara perplessità di esprimere il voto in persone con posizione sociale rispettabile,se non anche ex militanti della sinistra,ed anch’io ne ho avuta e ne ho,ma quasi mi vergogno dentro di me e cerco di non confessarmelo.Reagisco dicendomi che questo diritto non me lo faccio usurpare dalla mala politica,sebbene sembri io a decidere.Sono abituato a partecipare….( ho esaurito i caratteri)

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