Inquinamento industriale Fluorsid, patteggiamenti e bonifica ambientale
1 Luglio 2019[Stefano Deliperi]
Il gravissimo inquinamento ambientale causato dalle attività industriali connesse agli impianti industriali Fluorsid s.p.a. nell’area industriale di Cagliari – Macchiareddu, nella zona umida di Santa Gilla, nelle campagne del Cagliaritano, sta approdando – dopo approfondite indagini svolte dalla Procura della Repubblica e dal Corpo forestale e di vigilanza ambientale – in sede giudiziaria.
Ma i procedimenti penali si concluderanno a breve, almeno così sembra. Dopo la chiusura delle indagini nel dicembre 2018 da parte della Procura della Repubblica, dieci indagati avrebbero raggiunto un accordo con il pubblico ministero Marco Cocco per chiudere la vicenda penale con un patteggiamento con 23 mesi di arresto e 7 mila euro di multa: sono Pasquale Lavanga, ex presidente del Consiglio di amministrazione della Fluorsid, il figlio Michele, ex direttore dello stabilimento di Macchiareddu, il responsabile commerciale dei sottoprodotti aziendali Loukas Plakopitis, Mario Deiana (responsabile logistica), Armando Bollani (titolare della società Ineco), Sandro Cossu (responsabile sicurezza e ambiente), Alessio Farci (responsabile del cantiere di Terrasili), Marcello Pitzalis (operaio Ineco), Giuseppe Steriti e Giancarlo Lecis (funzionari Fluorsid). Sono state stralciate, invece, le posizioni di altri cinque indagati: Giuseppe Erriu, Fabrizio Caschili (direttore tecnico Fluorsid), Antonio Piscedda (amministratore Ecotecnica srl), Davide Zaccheddu (responsabile settore bonifiche A.R.P.A.S.) e Antonio Caria (ex responsabile pulizie industriali).
La Fluorsid s.p.a., costituitasi parte civile, ha, però, singolarmente deciso di accollarsi il costo integrale delle bonifiche ambientali, ben 22 milioni di euro. Il prossimo 25 luglio 2019 il G.I.P. del Tribunale di Cagliari Giampaolo Casula dovrà valutare la congruità della proposta di patteggiamento. Così non vi sarà un dibattimento pubblico, né la possibilità di costituirsi parte civile. Nemmeno la possibilità di valutare se vi siano state effettive responsabilità aziendali nel vero e proprio disastro ambientale.
In proposito, il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus aveva da subito provveduto a inviare (18 maggio 2017) alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari una specifica segnalazione concernente l’opportunità di aprire una procedura per l’accertamento della responsabilità della Fluorsid s.p.a. in relazione ai fatti di gravissimo inquinamento ambientale.
Infatti, il decreto legislativo n. 231/2001 e s.m.i. ha introdotto nel nostro Ordinamento ipotesi di responsabilità amministrativa delle società e degli enti, qualora si tratti di reati compiuti nell’interesse o a vantaggio della società/ente (art. 5), in particolare in relazione alla commissione di reati ambientali (art. 25 undecies). Inoltre, “la competenza a conoscere gli illeciti amministrativi dell’ente appartiene al giudice penale competente per i reati dai quali gli stessi dipendono” (art. 36) e “il procedimento per l’illecito amministrativo dell’ente è riunito al procedimento penale instaurato nei confronti dell’autore del reato da cui l’illecito dipende” (art. 38, comma 1°).
L’integrale bonifica ambientale, l’unico obiettivo sensato e valido in una simile situazione, dovrà esser sorvegliata e verificata dalla magistratura. Le dimensioni dell’inquinamento sono risultate devastanti. Pur muniti delle più importanti certificazioni di qualità e sostenibilità ambientale, gli impianti della Fluorsid s.p.a., leader mondiale della produzione “di fluoroderivati inorganici per l’industria dell’alluminio” con “100.000 tonnellate all’anno di fluoruro di alluminio e criolite sintetica, materie prime principalmente destinate alla produzione di alluminio primario”, sono risultati al centro di un vero e proprio disastro ambientale.
Il 16 maggio 2017 su disposizione della Procura della Repubblica e del G.I.P. del Tribunale di Cagliari, il Corpo forestale e di vigilanza ambientale aveva posto sotto sequestro preventivo aree degli impianti industriali Fluorsid s.p.a. nella zona industriale di Cagliari – Macchiareddu e ha proceduto all’arresto di sette dirigenti, collaboratori e appaltatori dell’industria chimica.
Le ipotesi di reato sono gravissime. Sarebbe stata inquinata anche la zona umida d’importanza internazionale di Santa Gilla. Secondo quanto pubblicato sul sito web istituzionale Sardegna Corpo Forestale, nel dispositivo del decreto G.I.P. n. 2081/2016 del 9 maggio 2017 contenente provvedimenti restrittivi della libertà personale e di sequestro preventivo, testualmente contesta:
“1) Una grave contaminazione dell’aria, per effetto della dispersione delle polveri nocive, altamente concentrate, provenienti dallo stabilimento Fluorsid dal cantiere di Terrasili.
2) Una grave contaminazione dei suolo, ascrivibile anzitutto alla diffusione delle polveri, e dimostrata dalle analisi dei campioni di suolo e di vegetali (di specie pabulari), prelevati da aree prossime allo stabilimento (…);
3) Contaminazione delle falde acquifere di metalli pesanti e composti inorganici, (…) (solfati, fluoruri e allumina idrata).
4) Contaminazione da fluoro degli allevamenti a Macchiareddu. In particolare, è acclarato che alcuni capi ovini allevati a Macchiareddu in zone raggiunte dalle polveri emesse da Fluorsid e interessata da illeciti sversamenti di rifiuti analoghi a quelli di cui si è fin qui parlato, avevano contratto la Fluorosi, una grave malattia (…).
5) (NdR: le persone abitanti le zone periferiche dell’abitato di Assemini) (…) lamentavano che, specie quando spirava il vento, le polveri si infilavano in casa anche attraverso gli infissi, creando dappertutto una densa patina biancastra; tutti avevano lamentato bruciori agli occhi ed alle vie respiratorie, avevano riferito dell’odore acre e acido delle polveri. Alcuni avevano notato effetti nocivi sui figli minori, e altri li avevano paventati, (…).
6) L’interramento e sversamento di rifiuti pericolosi quali: Fluorsilicati, fanghi acidi, amianto, olii, rifiuti di varia natura, nonché la lavorazione all’aperto di sostanze velenose all’ingestione come la criolite, lo sversamento di cloruro, hanno certamente determinato una contaminazione delle matrici ambientali in misura che va ancora esattamente quantificata, ma che è in atto ed è grave come è dimostrato dalle patologie su descritte e dalla pressoché totale scomparsa della vegetazione nelle aree adibite a discarica.
7) Da ultimo va ricordato che lo sversamento di fanghi acidi nella laguna di Santa Gilla è un fatto che si è accertato reiterato e non occasionale (…)”.
Alcune delle persone arrestate hanno iniziato presto a collaborare con la magistratura e la polizia giudiziaria, così sono giunte le prime ammissioni e la scoperta di ulteriori discariche abusive di rifiuti industriali, in seguito sottoposte a sequestro penale.
Dopo alcuni giorni di silenzio, forse dovuto alla presenza della Regione autonoma della Sardegna nella compagine azionaria della Fluorsid in tempi recenti, la Giunta Pigliaru ha dato impulso a un piano straordinario di controlli ambientali, fra cui prelievi e analisi da parte dell’A.R.P.A.S. nelle falde della zona umida di Santa Gilla. Insomma, si è cercato di recuperare il tempo e i controlli ambientali non svolti in precedenza.
Sì, è vero, gli impianti Fluorsid ricadono in un S.I.N. (sito di interesse nazionale per le bonifiche ambientali) e sono stati autorizzati con A.I.A. nazionale e i controlli – basati su autocertificazioni – sono di competenza I.S.P.R.A., ma è semplicemente folle che una Regione non abbia il polso ambientale e della salute del proprio territorio.
Hanno davvero lasciato senza parole le dichiarazioni in proposito dell’allora Assessore della difesa dell’ambiente della Regione autonoma della Sardegna Donatella Emma Ignazia Spano: “la tutela della salute e dell’ambiente per noi sono una priorità assoluta … lo abbiamo dimostrato intervenendo con forza e determinazione sulle bonifiche: la pesante eredità dei siti inquinati in Sardegna, dopo decenni di attesa, è stata finalmente affrontata”. Infatti, oggi le bonifiche ambientali a Portoscuso, a Porto Torres, a Ottana, a Macchiareddu, a Sarroch sono infatti una realtà, l’inquinamento di origine industriale è un ricordo ormai consegnato al libro del passato.
La nostra fiducia va alla magistratura e alla polizia giudiziaria, che con professionalità e competenza hanno accertato fatti che avrebbero dovuto esser oggetto di puntuali controlli ambientali da parte delle amministrazioni pubbliche competenti. Attendiamo, però, un’effettiva integrale bonifica ambientale, il minimo da fare in occasione di un disastro ambientale ai danni della natura e del popolo inquinato.
Stefano Deliperi è il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus