Insicurezza nucleare

16 Luglio 2008

Esplosione nucleare
Nicola Culeddu

Nei giorni scorsi L’Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn) ha ordinato oggi alla società Socatri di sospendere una parte delle attività nella sua centrale atomica Tricastin a seguito di una”perdita” di 75 chili di uranio. Gli organi di informazione “allineati” si sono ben guardati da dare risalto alla notizia, probabilmente per paura che stroncasse sul nascere l’intenzione del Governo attuale di riaprire l’attività nucleare in Italia, in barba al referendum che ne sancì la fine. Ci si chiede il perché di questo silenzio e della conseguente disinformazione attorno alla scelta di costruire centrali nucleari. Ci sono diversi motivi e diversi interessi dietro questa situazione: cerchiamo di prenderne in considerazione qualcuno.
La scelta nucleare viene presentata come un’alternativa al problema dell’esaurimento dei combustibili fossili, questa affermazione è in parte scorretta, infatti se si stima che le attuali fonti di produzione di combustibili fossili siano in esaurimento entro la fine del secolo, lo stesso si può dire per l’uranio al ritmo di consumo attuale. Le riserve stimate attualmente sono di 5 milioni di tonellate: per il funzionamento delle attuali 439 centrali già attive e per quelle previste, utilizzando i dati più ottimistici sui consumi, si stima in 6,5 milioni di tonnellate il fabbisogno, quindi siamo già oltre le riserve conosciute. Nuove scoperte di giacimenti si attendono soprattutto in Congo, Namibia, Uzbekistan, Niger, Zimbabwe, Nigeria; ogni commento sulla situazione politica e sociale di questi paesi mi sembra superfluo…
Un’altra mistificazione che viene presentata riguarda ancora il combustibile, che viene presentato come “pulito” ed eterno, è come se una volta costruita una centrale, l’uranio cala da cielo ed inserito nel reattore li rimane per l’eternità. Primo falso, il combustibile proviene da un processo di lavorazione costoso e pericoloso, la centrale di Tricastin viene usata per il 95% per alimentare il complesso limitrofo di raffinazione del materiale fissile. E come già detto il consumo di materiale fissile è continuo, a questo punto ci poniamo il secondo dubbio. Secondo la politica dell’informazione attuale sembra che l’uranio una volta “consumato” scompare: altra mistificazione, l’uranio si trasforma TUTTO in scorie radioattive. Un paese che ha delle difficoltà enormi a smaltire la spazzatura cosa saprà fare per risolvere il problema? Negli Stati Uniti, dove da 30 anni nessuna impresa privata costruisce centrali nucleari, ma l’unico costruttore è lo Stato, solamente negli ultimi anni, dopo 50 anni di discussioni, si è arrivati ad identificare un sito razionalmente sicuro per lo stoccaggio delle scorie stesse. Ed in Italia che succederebbe? Il governo potrebbe semplicemente decidere, come per la spazzatura, che lo stoccaggio delle scorie si fa in un sito individuato per decreto e certificato da “tecnici” individuati anche loro per decreto, salvo poi mandare l’esercito a “difendere” la scelta tecnica. Questo è il modo in cui la politica ritiene che si possa gestire questo problema?
Ovviamente nei costi dell’energia presentati si sorvola intenzionalmente sui costi, a carico dello stato, di costruzione e di messa in sicurezza degli impianti una volta dismessi (50-60 anni di attività nella migliore delle ipotesi).
Il reattore di Olkiluoto in Finlandia (1600 MW) è costato 4 Mld di Euro è in costruzione da 2001 e si prevede di metterlo in esercizio nel 2011. In Italia se si cominciasse a costruire adesso, visti i tempi di costruzione per opere pubbliche, non avremo in produzione nessun reattore prima del 2030. Sarebbero reattori a tecnologia vecchia, come quello Finlandese (la terza generazione, risalente alla fine degli anno 60) e probabilmente superati quando e se entreranno in funzione.
Il tipo di energia elettrica che produce una centrale nucleare è definito “continuo” ovvero la centrale nucleare si accende e dentro limiti ristetti funziona sempre, ovvero se è accesa produce calore che viene trasformato in vapore ed in elettricità altrimenti NIENTE. Questo ci porta a chiarire subito che, in un’ottica di autonomia energetica le centrali nucleari possono intervenire in massima parte sul minimo dei consumi, dai dati di Terna, il gestore unico dell’energia elettrica in Italia la variazione di oggi 14 Luglio è tra 28.900/50.600 quindi l’intervento potrebbe essere di 25.000 MW (50%).
Torniamo ai numeri: per coprire il fabbisogno “di base” dell’Italia sarebbero necessarie 20 centrali nucleari, una per regione, con una produzione di scorie di 10000 m3/anno. Per un costo stimato di 100 Mld di euro per costruirle e imprecisato per la messa in sicurezza.
Sono censite nel mondo 439 centrali nucleari, negli ultimi 10 anni si sono registrati 38 incidenti, per cui se si costruissero 20 centrali ci potremmo aspettare 2 incidenti ogni 10 anni, e le popolazioni sanno questo?
Quindi lo stato investe del danaro di cui si conosce approssimativamente per difetto l’importo, per creare un nuovo problema all’Italia, esponendo il Paese a un nuovo tipo di ricatto energetico, probabilmente proveniente da parte di paesi politicamente instabili ,e attraverso un prodotto (Uranio) che è per definizione di uso militare.
A questo punto propongo un’alternativa razionale: lo Stato Italiano utilizza i 100 Mld di euro per fornire 6000000 pannelli solari a costo zero alle famiglie per un totale di 18.75 MW e risolve il problema della produzione di base e riduce la spesa elettrica per le famiglie. In Italia abbiamo 14 milioni di unità abitative e non dovrebbe essere difficile trovarne 5-6 milioni per metterci i pannelli. Tutto questo alle tecnologie attuali, sensibilmente in miglioramento.
In conclusione, le ragioni per inserire un programma nucleare in Italia sono discutibili dal punto di vista economico, tecnico e geopolitico. Il confronto con le altre tecnologie parte dal presupposto che il nucleare è convenente anche se si tace sulle incentivazioni varie e i costi non misurabili di dismissione. A tutto questo si potrebbero aggiungere i rischi per le popolazioni, che vengono definiti “minimi” dai politici che sponsorizzano, o bisognerebbe dire sono sponsorizzati, da coloro che guadagneranno cifre incredibili sfruttando la disinformazione e la poca conoscenza dell’argomento da parte dei cittadini.

1 Commento a “Insicurezza nucleare”

  1. Cristina Ronzitti scrive:

    Sono assolutamente contro il nucleare, perchè genera scorie radioattive (sostanze radioattive generano per decadimento altre sostanze radioattive) e perchè le centrali nucleari non garantiscono un approvvigionamento energetico che possa avvenire in sufficiente sicurezza. Qualcuno può obiettare che anche la diga di una centrale idroelettrica è un rischio ma mi sembra evidente che una diga, in confronto con una centrale nucleare, se pensiamo a Chernobyl, non lasci pesanti danni,dovuti alla contaminazione da sostanze radioattive, in eredità alle generazioni future. Limitandoci solo a una delle conseguenze proviamo a pensare un attimo ai bambini bielorussi alcuni dei quali sono ospitati nelle nostre case e al motivo per cui sono stati condotti da noi… Un altro punto mi sembra importante da sottolineare: la questione dell’approvigionamento del combustibile fissile . I membri del governo ci stanno propinando la soluzione nucleare come un modo per renderci energeticamente autonomi: ma lo saremmo davvero dato che non siamo produttori di uranio ? Non sarebbe un altro modo per restare dipendenti, solo che anzichè dal gas russo, da un altro paese?

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