La decolonizzazione del pensiero diventa libro e lancia un crowdfunding
17 Dicembre 2020[Filosofia de Logu]
Undici saggi tra filosofia, storia, sociologia, estetica e architettura. Undici autori e autrici di estrazione anagrafica e di formazione diverse. Un libro collettivo. Questo è il primo e atteso risultato concreto del lavoro svolto nei mesi scorsi da Filosofia de Logu.
Il nostro gruppo di ricercatori e attivisti si rifà esplicitamente al pensiero gramsciano e al laboratorio intellettuale degli studi postcoloniali (Post-colonial theory) germinati dall’opera di Frantz Fanon e Edward Said e successivamente sviluppati tra l’India e l’America. Finora avevamo affidato le nostre prime riflessioni alla stesura di un manifesto d’intenti (https://www.filosofiadelogu.eu/2020/decolonizzare-il-pensiero-e-la-ricerca-in-sardegna/) e alle prime elaborazioni sul blog (https://www.filosofiadelogu.eu/).
Adesso, per perseguire l’obiettivo di decolonizzare il pensiero e decostruire la ragione coloniale, abbiamo in cantiere l’imminente pubblicazione della collettanea a cura di Sebastiano Ghisu e di Alessandro Mongili. Il libro prende il nome dal nostro gruppo: Filosofia de Logu. decolonizzare il pensiero e la ricerca in Sardegna.
Il collettivo parte da un presupposto a cui tutti gli autori che lo compongono – diversi per età, esperienze e storie politiche e intellettuali – sono arrivati: in Sardegna la gran parte delle produzioni intellettuali sono segnate da uno stigma minorizzante e subalterno e su di esse agiscono dispositivi potentissimi anche se silenziati e spesso impliciti. In altre parole in Sardegna, la ricerca e in genere l’attività intellettuale, è pesantemente ipotecata dalla ragion coloniale, vale a dire dalla visione complessiva della realtà sarda che esclude dal suo campo visivo le varie forme di subalternità e anzi le giustifica.
Il dispositivo potentissimo e apparentemente democratico attraverso cui agisce la lucida spietatezza della ragion coloniale è il meccanismo del “come se”.
Il come se sta alla base di ogni rapporto di potere, di sottomissione, specie di quelle fondate sulla presunta normalità del rapporto subalterno. Altrimenti sarebbe impossibile comprendere come sia stato possibile nel corso della storia accettare rapporti di dominio così palesemente ingiusti. Il come se è un meccanismo assai efficace e – scriviamo nel nostro manifesto – «costituisce il tratto distintivo di tutte le relazioni di potere e delle sue rappresentazioni ideologiche: come se lo schiavo non fosse uno schiavo; come se il lavoratore salariato non fosse sfruttato; come se la donna non stesse in una relazione di subalternità rispetto all’uomo, cioè come se non esistesse il patriarcato; come se le lingue minoritarie non fossero prima di tutto lingue minoritarizzate, e così via».
La Sardegna non fa eccezione e subisce sorte analoga a tutti gli altri soggetti subalterni. Ogni discussione sulla Sardegna infatti – conclude il manifesto – «si basa sul come se essa non fosse subalterna e ciò produce forme mitologiche di identità (fittizia) e inibisce in maniera miracolosa ogni identificazione alternativa alla subalternità, alla marginalità, alla narrazione descrittiva di una Sardegna destinata ad essere docilmente periferizzata e dolcemente colonia».
Il libro in uscita per Meltemi è un primo esito concreto di tale percorso collettivo di ricerca. Si tratta a tutti gli effetti di una novità nel panorama intellettuale isolano, perché mai prima d’ora un gruppo di intellettuali aveva pensato di organizzare un vero e proprio Think tank per decostruire i meccanismi intellettuali della subalternità.
Innovativa è anche la forma proposta per finanziare il progetto. Di solito la ricerca viene finanziata dalle università o da fondazioni private. Invece il nostro collettivo chiama a raccolta i lettori lanciando una raccolta fondi artigianale sui social. «Proprio perché partecipativo, libero e non condizionato» – è scritto nel testo di accompagnamento al crowdfunding – «crediamo che anche la sua realizzazione debba passare per una libera adesione e per un contributo volontario proporzionato alle forze di ciascun*. Ecco perché chiediamo il sostegno materiale di tutte le persone interessate, o anche semplicemente curiose, per portare a compimento questa iniziativa. Chiunque voglia, potrà devolvere una cifra anche minima alla realizzazione del libro e al sostegno dell’attività di Filosofia de Logu».
È chiaro che, oltre al pensiero, FdL chiama alla decolonizzazione dei metodi attraverso cui esso viene alimentato e veicolato, cioè i canali di finanziamento e i filtri pubblici e privati che filtrano tutti quegli elementi ritenuti sospetti di non conformità con i modelli dominanti e accettati.
La decolonizzazione del pensiero e della ricerca è iniziata.
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Per sostenere FdL clicca qui (https://www.filosofiadelogu.eu/donations/book_crowdfunding/)