Là dove c’era un oleandro ora c’è…

11 Aprile 2021

[Carlotta Usàla]

Questi sono, o meglio erano, gli oleandri che 30 anni fa una donna piantò in questa strada dove all’epoca non cresceva nulla, se non desolazione (e ogni tanto qualche discarica abusiva).

Una donna che aveva visto l’orrore dei bombardamenti su Cagliari nel Febbraio del 1943 ma che non aveva dimenticato cosa significasse la bellezza che la natura può offrire anche al più disgraziato dei luoghi.

Le piante, furono curate per rendere più bello un luogo che di bello aveva davvero ben poco e i complimenti per quell’unico luogo verde dell’ingresso del paese si sprecavano ad ogni primavera ed estate. Diventò un luogo di riparo per vari tipi di uccelli, una boccata di ossigeno per chi passava di fronte.

Un giorno però, il comune dove abito decise che era venuto il momento delle ‘’grandi opere assistenziali che ti fanno guadagnare l’aldilà’’, per citare la famosa canzone di Rino Gaetano. Dunque, via le piante a suon di escavatore in un caldo pomeriggio d’estate in gran segreto e al riparo da occhi indiscreti e a niente sono valse le proteste per salvare queste bellissime- e curatissime- piante. Al loro posto, dei moderni binari di cemento, di verde dipinti per omaggiare l’ambiente agreste. Si sa, il verde sta bene su un prato all’inglese, il grigio cemento un po’ meno.

Quello in cui vivo è un comune in provincia di Cagliari ma che non è molto diverso da tanti altri sparsi nell’Isola. È un comune in cui si fanno le Feste degli Alberi, si fa la raccolta differenziata e si fanno appelli ai propri cittadini al senso civico e per il rispetto dell’ambiente. Parole belle sulla carta ma intrise di ipocrisia, che cascano sotto colpi di escavatore e di colate di democratico cemento.

La politica, anche a livello così piccolo, non comprende come sia più importante una visione più lungimirante della gestione dell’ambiente e che per ogni pianta che cade significa un investimento in meno nel futuro. Tradotto in parole povere: noi non mangiamo e non respiriamo cemento.

Tipicamente, chi si batte per la salute e la salvaguardia del paesaggio viene tacciato di essere ‘’ambientalista’’, come se la tutela dell’ambiente riguardasse solo una minoranza di persone. Invece, occuparsi dell’ambiente significa occuparsi e preoccuparsi del bene comune, significa avere un’etica e un sistema di valori da trasferire alle generazioni successive, siano essi cittadini o politici. D’altronde, non viviamo entrambi sullo stesso pianeta? La tutela dell’ambiente e del paesaggio non può continuare ad essere assoggettato all’interesse privato e personalistico di questa o quella gestione politica ma deve avere come imperativo categorico l’interesse pubblico, poiché non si può sacrificare ciò che è bene comune, sancito dall’articolo 9 della Costituzione, per soddisfare il profitto privato. Come diceva F. Rooselvelt ‘’ La nazione che distrugge il suo suolo, distrugge se stessa’’.

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