La escort e i dialoghi di archeologia
1 Agosto 2009Sandro Roggio
Reperti in Gallura. Gli amici archeologi sardi si sono trovati in questi giorni a fare i conti con qualcosa di inedito- ne dobbiamo convenire. E devono farsene una ragione del loro disorientamento. Se le interpretazioni sono titubanti è perchè c’è ancora e sempre l’anomalia italiana. Eravamo abituati ad altri dibattiti sull’archeologia e sui beni culturali, di studiosi e di uomini pubblici che pensando alla politica si impegnavano a parlare di cultura con le persone giuste al momento giusto, utili a illuminargli la strada. Giolitti ne parlava con Croce, Bottai con gli intellettuali che fondavano “Primato”, Spadolini istituiva il Ministero dei BBCC dopo averne discusso negli ambienti del Corriere della Sera, più di recente Urbani si confrontava con Settis. Nello sfondo c’era la preoccupazione di educare su questi temi. Intitolando la sua rivista “Dialoghi di Archeologia” Bianchi Bandinelli pensava sicuramente ai suoi allievi, all’etica del lavoro scientifico che per generosità si trasformava in impegno politico. Così è stato per Giovanni Lilliu. Ed ecco l’ incertezza vostra: se non capisco male è data dal quadro inedito che abbiamo di fronte, perchè i dialoghi sulla archeologia di Berlusconi non sono con Carandini (o con Sgarbi), ma con la sua escort Patrizia. Nei dialoghi registrati lui, lo statista, guarda alle cose archeologiche con il piglio gradasso del mercante d’arte, lei -anche se fa un mestiere antico- non mostra passione alle cose dell’antichità. Difficile, molto difficile, la esegesi delle cose dette sulle tombe di Punta Lada con la sola formazione dell’archeologo. C’è – mi chiedo – una via pop all’ archeologia?
5 Agosto 2009 alle 12:33
Caro Sandro, la tua domanda, impertinente, è davvero pertinente. Tirate le somme sulla vicenda, ti rispondo di sì, la via pop esiste, con questo link archeologico a lucerne romane neppure troppo lontane dalla datazione dell’anfora Ghedini-Antona.