La follia della gente dei campi

16 Gennaio 2012

Natalino Piras

I conti con Ernesto De Martino, indagatore del mondo magico, titolo questo del suo primo libro di antropologia militante apparso nel 1948, bisogna continuare a farli. De Martino nato a Napoli nel 1908, morto a Roma nel 1965, era di scuola crociana: uno storicismo senza la presenza dello spirito, di soli fatti concreti. L’entrata nel meridione d’Italia come campo di ricerca, Sardegna compresa – fu insegnante di storia delle religioni all’università di Cagliari nei primi anni Sessanta – lo fece entrare in contrasto con il suo antico maestro, appunto don Benedetto Croce.
De Martino aggiorna lo storicismo crociano alla luce del materialismo storico gramsciano. Aveva aderito da giovane al fascismo. Ora è un intellettuale del Pci. Ci sono differenti condizionamenti e aperture, diverso approccio alla questione meridionale, differente analisi nello stabilire un centro, perdita e possibile  recupero di questo centro, appunto il mondo magico,  da parte della gente del sud. Alla luce del vecchio mondo contadino, De Martino riconsidera il proprio ruolo di intellettuale borghese. Di tutto questo scrive Placido Cherchi nel suo  Il cerchio e l’ellisse. Etnopsichiatria e antropologia religiosa in Ernesto De Martino: le dialettiche risolventi dell’ “autocritica’” pubblicato dalla cagliaritana Aisara nel 2010 (633 pagine, 28 euro). 
Placido Cherchi, classe 1939, oschirese, è un filosofo, un antropologo, un raffinato scrittore, una delle menti più lucide dell’intellettualità dei sardi. Non solo per i sardi.  Il  cerchio e l’ellisse risulta il suo quarto libro su Ernesto De Martino. Il primo della pentalogia (il quinto è in attesa di editore),  Ernesto De Martino: dalla crisi della presenza alla comunità umana (Napoli, Liguori, 1987),  lo ha scritto insieme alla sorella Maria. Cherchi conobbe De Martino quando venne a Cagliari e con lui si laureò con una tesi su Paul Klee teorico, contesto lontano dal mondo magico, dalla terra del rimorso, da morte e pianto rituale, dalle apocalissi dentro il meridione, tante perdite di centro-campanili da parte dei contadini del sud, tanta follia.
Eppure anche quel lontano Paul Klee, accademicamente imposto (alienava De Martino da una ricerca sui rituali dell’argia  a favore di altri più titolati ricercatori, solo titolo), Paul Klee  genio  maestro del colore, delle sue scomposizioni-ricomposizioni-fusioni, serve a entrare nell’attualità di De Martino che questo cerchio ed ellisse rilanciano. Cerchio come centro, come presenza di sé delle classi subalterne e come espropriazione di questa presenza. Dice De Martino così come lo fa parlare Placido nel suo denso volume: “In quanto oppressi, in quanto uomini che stanno al mondo senza starci, in quanto presente insidiato alla radice, essi non possono esercitare la potenza della risoluzione poetica su vasti panorami di ricordi, esperienze, pensieri, sentimenti e gradazione di sentimenti”.  Gli oppressi sono i poeti popolari in rappresentanza di tante comunità frantumate. Se la poesia funziona non solo come voce ma come atto di parola che organizza. La perdita di questa capacità di organizzazione produce follia, la follia della gente dei campi, massaios e mietitori della Lucania, delle Puglie, della Calabria, della Sardegna. 
Dice De Martino: “La follia come naturalizzarsi dello spirito è proprio il rischio di non esserci come presenza, di non esserci in una storia umana”. Tale è il destino delle classi subalterne che formano il cerchio del Mondo magico. Da questo mondo magico De Martino non vorrà più uscire. Ci tornerà spesso, a coscienza mutata. Pure Placido Cerchi quando entra nel cerchio demartiniano, un dantesco inferno in orizzontale, è difficile che voglia uscirne. Come se la follia della gente contadina, tarantolati e no, morsi dall’argia e ballati, su ballu de s’arja, li pervada. La follia dei campi, dice in dimensione analoga, un sud del mondo collocato a nord, il poeta irlandese Kavanagh. La gente di De Martino e di Cherchi è gente contadina, sciamane e sciamani, prefiche, attitatoras, maciare e maghiaglias.  La Lucania di Francesca Armento che piange il figlio poeta-sindaco Rocco Scotellaro, morto ragazzo, è tanto simile ai nostri paesi della Barbagia e tante altre Sardegne dell’interno. Il cerchio è questo sud del mondo in cui anche noi gente europea ed isolana ci identifichiamo. 
Il contesto analizzato da De Martino e da Cherchi rilanciato è  il mondo magico del profondo sud italiano nel secondo dopoguerra. Tema quanto mai affascinante seppure arduo. I tempi della ricerca di De Martino sono coevi a  quelli del “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi, altro scrittore che venne in Sardegna. Tempi difficili, di residuati tradizionali che fanno tutt’uno nel meridione d’Italia con la miseria e con le devastazioni lasciate dalla guerra. Il sentire religioso della gente delle Puglie e della Lucania, tanto simile a quello di molti paesi della Sardegna dell’interno, è più sul versante della superstizione che di una vera fede cristiana. De Martino su questo mondo indaga,  popolato di indovini e guaritori dal malocchio.
La consapevolezza e pure il carisma di tutti questi ruoli è travolta dall’avvento della modernità. Il sud resta sud. Pure se, a saperlo vedere, esiste un orizzonte aurorale. Dice De Martino: “Anche per le genti meridionali si tratta di abbandonare lo sterile abbraccio con i cadaveri della loro storia, e di dischiudersi a un destino eroico più alto e moderno di quello che pur fu loro nel passato: un destino che non sia una fantastica città del sole da fondare tra le montagne di Calabria, ma una civile città terrena unicamente affidata all’ethos dell’opera umana, e cospirante con altre città terrene di cui è disseminata questa vecchia Europa e il mondo intero che dell’Europa è figlio. Nella misura in cui questo avverrà sarà ricacciato nei suoi confini il regno delle tenebre e delle ombre…e impallidirà anche il fittizio lume della magia, col quale uomini incerti in una società insicura surrogano, per ragioni pratiche di esistenza, l’autentica luce della ragione”.
E dire che a scuola manco sanno chi sia Ernesto De Martino.

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