La generazione Queer
23 Aprile 2021[Giulia Carta]
Viviamo in una società in fermento, dobbiamo ammetterlo, nella quale diverse culture globali sferzano con venti di tempesta quella tradizionale autoctona; questi cambiamenti sono così impattanti che le diverse nuove ideologie arrivano a scontrarsi in parlamento, ponendo in chiara evidenza tutta la propria struttura e mettendo in crisi un sistema incapace spesso anche di poterle comprendere, immaginiamoci cosa dovrebbe essere amministrarle.
In questo marasma sociopolitico, ma anche nella tradizione politica del nostro paese, si sono perse di vista la tutela, l’educazione e la formazione delle persone più giovani, il nostro futuro, quellə occuperanno molto presto dei posti chiave nella società; spesso nemmeno quando ci viene posto il problema siamo capaci di rifletterci a fondo, quindi chiediamocelo, cosa sono diventatə questə giovani senza di noi? Qual è la loro identità? Qual è la loro cultura?
Qualcunə la domanda se l’è posta, ha compiuto una profonda ricerca e ha ottenuto dei risultati impressionanti già prima della sua conclusione; questa ricerca è compiuta dai ricercatori di diverse università europee attraverso un’analisi sociale, culturale e identitaria tra i giovani dai 12 ai 20 anni.
Sebbene questi studi non siano ancora conclusi (si prevede una pubblicazione entro la fine di maggio), denotano una forte espansione tra lə giovani della ricerca identitaria individuale, la quale lə porta a porsi dei dubbi sulla propria identità di genere e darsi una risposta sempre più fluida, sempre più lontana dagli stereotipi “uomo/donna, maschio/femmina” e sempre più vicini a darsi un’identità propria, autodeterminata e autonominata.
Mi piace chiamarla la “Generazione Queer”, quella che tra pochi anni si confronterà con le culture indecise che si scontrano nel nostro paese; un sostenuto numero di persone che crede nella libertà di essere e nel rispetto dell’essere altro da sé, che sogna un mondo pulito e in equilibrio, ma soprattutto che riconosce i propri diritti e sa come farsi rispettare.
È una generazione, questa, che si è accorta della lacuna formativa riguardo la propria identità, richiedendo a gran voce incontri e seminari; oltre ad avere una capacità nell’utilizzo dei mezzi informatici ovviamente più competente e attenta di quanto potrebbe averne chiunque di età più avanzata, attraverso i social media scambiano informazioni e risposte su concetti di cui spesso unə stessə docente non è a conoscenza e, nei migliori dei casi, ne demanda a formatorə, espertə nelle tematiche di competenza, il compito.
Anche chi conosce la storia della comunità e del movimento trans resta meravigliatə e destabilizzatə dal crescere esponenziale di questa nuova cultura, composta da una caleidoscopica varianza di identità fluide che parlano un unico linguaggio e condividono un ampio percorso, convergente ad un unico obiettivo, il diritto alla propria identità; questo è un diritto che viene rivendicato dai moti di Stonewall di 53 anni fa e forse di più, nel tempo è diventato un pensiero politico e sociale sempre in crescita, sia per il percorso affrontato negli anni, sia per il numero di persone che lo hanno compreso e lo hanno fatto proprio nel tempo; oggi questo pensiero è letteralmente lievitato, sfuggito dai radar dei movimenti LGBTQIAP+, ma comunque così vasto che sarebbe impossibile anche solo censirlo attraverso strumenti statistici standard, ormai inadeguati anche solo a conoscerne i confini.
La “Generazione Queer” ci osserva, ci valuta, prende le misure della società con la quale tra poco dovrà misurarsi; sarà una vera e propria onda di marea dal peso politico importante, è un compito necessario comprenderla, ascoltarla, dibatterci; è necessario aprire percorsi di comunicazione con questa nuova società, se non direttamente amalgamarcisi condividendone i presupposti.
Condividere queste idee significa non solo comprendere le tematiche di genere, ma farle proprie e vedere il mondo che ci circonda con occhi totalmente nuovi; resterà comunque avvincente e istruttivo interagire con la generazione in arrivo, dovremo solo continuare a coltivare insieme la speranza per un mondo più libero e rispettoso, ce lo meritiamo.