La grande truffa del riordino della rete ospedaliera sarda
1 Ottobre 2017[Emilio Usula*]
Ho letto e ascoltato con attenzione le relazioni di maggioranza dei colleghi consiglieri regionali Perra e Ruggeri. Devo dire subito che non capisco e non condivido tanta enfasi e qualche accento trionfalistico nel presentare questo progetto di Riordino della Rete Ospedaliera.
Lo si presenta come una grande riforma ma a mio parere e a parere del Partito Rossomori è un grande pasticcio. Non ho mai nascosto il mio pensiero e ribadisco la mia contrarietà. Intanto tutto nasce da una impostazione di base che è sbagliata e fuorviante: si parte dall’affermazione che in Sardegna si spende troppo per la Sanità e su questo punto si costruisce un impianto che ha lo scopo più evidente di economizzare , cioè risparmiare, che poi significa di fatto dedicare alla Sanità minori risorse.
Questa riforma ha un solo obiettivo primario: il risparmio. E a nulla vale il dato chiaro che in Sardegna non si spende certo più della media nazionale e che i costi della sanità sono di fatto incomprimibili se non a discapito dell’offerta di servizi, portata al di sotto del fabbisogno di salute.
E’ una riforma che produrrà più spesa e meno Sanità. Una riforma che viene condita con dichiarazioni che di fatto rimarranno tali, di efficientamento , di maggiore appropriatezza nelle prestazioni , di una maggiore garanzia di servizi per i Cittadini di superamento della cultura ospedalocentrica, di territorialità di prossimità, di garanzia di prestazioni di emergenza.
Tutte cose declamate nelle intenzioni ma non sono presenti neanche nella carta. Nei fatti la filosofia che guida questa riforma è chiara e pericolosissima. E’ la filosofia che una buona sanità può essere offerta solo nei grandi centri mentre i centri minori sono fonte di spreco e di prestazioni inadeguate che non hanno garanzia di sicurezza. In poche parole si dice che in periferia non ci può essere qualità. E mi dispiace molto per Luigi Arru che di questo convincimento non ha fatto mistero quando e a più riprese dice e insiste nel dire che un buon medico un buon chirurgo per essere tale non può operare in un piccolo ospedale.
Lo dice e ribadisce il concetto anche Pigliaru, ottenendo come primo risultato una delegittimazione degli ospedali minori creando grande diffidenza nei cittadini utenti nelle strutture di riferimento, e una devastante delegittimazione e senso di sfiducia, di abbandono degli stessi operatori Sanitari. Medici , Infermieri e amministrativi. Questo atteggiamento ha creato un danno di credibilità, una chiara deleggittimazione nei confronti di tutti quei medici, quei chirurghi, tutto il personale che in quanto “di periferia”, operatori di “centri minori” , vengono additati come non all’altezza, addirittura pericolosi per il paziente, o comunque non in grado di garantire buona e sicura sanità. Nei fatti è l’idea di Rete la buona idea di rete che viene contraddetta. Una regione come la Sardegna necessita realmente di una rete di Servizi.
Ma una rete di servizi sanitari non può lasciare buchi e smagliature troppo ampie e invece questo succederà con questo “riordino”. Si concentrano risorse e fiducia, ribadisco fiducia, nei grandi centri , nei grandi ospedali, concentrati nei due poli di Cagliari e Sassari , magari megadimensionandoli con grandi accorpamenti, che si stanno dimostrando peraltro forieri di mega confusione e di mega conflitti, e si indeboliscono e si delegittimano ospedali con strutture , tecnologie professionalità , capacità, cultura e storia che non meritano di essere trattati come da serie B.
Voglio richiamare l’attenzione dell’aula su un esempio che la Sardegna avrebbe potuto seguire e che a mio parere rappresenta una buona testiminianza di visione di rete e di volontà di tutelare cittadini e territori sfruttando in pieno e esercitando coraggiosamente poteri e prerogative in deroga anche a Decreti Ministeriali in particolare al famigerato DM 70. Parlo del regolamento regionale adottato dalla regione Puglia del 10 Marzo 2017: “Riordino ospedaliero della regione Puglia ai sensi del Dm 70 e leggi di stabilità”. Quella regione , più piccola della nostra ( meno di 20mila Kmq contro i nostri oltre 24mila) ha previsto nella programmazione di medio periodo 2017-2025 6 ospedali dea di 2° livello , 16 ospedali di 1° livello , 8 ospedali di Base , nell’immediato quella rete di servizi si attua con 5 dea di II 17 dea di I e 10 ospedali di base.
È stato obiettato che la puglia ha più abitanti, lo so bene ha più del doppio della popolazione, ma sta prevedendo il triplo di Dea di 2 livello e il triplo di ospedali di 1 livello ma da ulteriori garanzie di Servizi con 10 ospedali di base, 1 ospedale di zona disagiata , 2 istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici e 2 istituti di ricovero e cura a carattere scientifico privati accreditati, più ancora 24 case di cura private accreditate.
Permettetemi di insistere ancora sulla differenza tra noi e la Puglia da noi è previsto un dea di 2 livello ogni 825mila abitanti , in quella terra evidentemente più fortunata (o con una classe politica più coraggiosa e accorta) si prevede un dea di 2 livello ogni 675mila abitanti, che significa anche da noi un ospedale dea di 2 livello ogni 12 mila Kmq e in Puglia ogni 3200 kmq. Devo insistere sottolineando anche che quella regione è pianura per il 55% collina per il 42% e solo il 3% è montuoso (LINAS) , ma è anche una regione dove i cittadini possono godere di collegamenti interni e di continuità territoriale con altre 4 regioni, con le opportunità di accesso a servizi anche di altre regioni e del resto d’italia, ben differente rispetto alla nostra beneamata Sardegna gravata da insularità e collegamenti interni … vogliamo chiamarli problematici?
Insisto anche sottolineando che in quella regione è stata avviata nel 2014 la rete dell’emergenza urgenza ben prima quindi del riordino della rete ospedaliera. Da noi la rete dell’emergenza urgenza è ancora una promessa, così come rimane tale la rete delle cure territoriali. La Sardegna è Regione a statuto speciale che si paga in proprio la sanità, e per noi valgono o dovevano e potevano valere ancor più i criteri di deroga al famigerato DM 70. Ecco la differenza di impostazione nel concepire una rete ospedaliera. Non si possono dimensionare i servizi utilizzando il criterio della popolosità dei territori delle vecchie Asl o delle sopravissute province. Si deve ragionare sull’interezza del territorio Regionale. Territorio e territori che hanno caratteristiche orografiche e demografiche che impongono uno sforzo di omogeneizzazione coerente e anche uno sforzo organizzativo e economico per assicurare equità di accesso ai vari livelli di servizio, con una attenzione adeguata alle aree più disagiate e marginali e non marginalizzandole ancora di più.
Bisogna davvero creare e concretizzare i presupposti per rafforzare l’offerta di servizi in quelle aree già in sofferenza. Non spetta certo all’assessore alla sanità contrastare il fenomeno dello spopolamento, o per lo meno non spetta solo a lui, ma certo, determinazioni legislative di questa portata hanno una ricaduta importantissima sul contrasto o sul peggioramento del fenomeno dello spopolamento e impoverimento complessivo di territori. Dico questo pensando a territori come il Sarrabus , il Mandrolisai il Goceano l’alta Gallura, il Sulcis Iglesiente, Baronia Ogliastra e ancora. In quei territori i servizi devono essere rafforzati non ridimensionati.
Realmente rafforzati, non a parole, nei fatti, nella programmazione di strutture, nel personale, nelle tecnologie, nel premiare e incentivare i professionisti che in quelle realtà operano e magari hanno ancora voglia e coraggio di operare, ancora, malgrado una delegittimazione e un discredito determinati da qualche inopportuna dichiarazione. In discussione generale non posso tacere sul grande imbroglio delle funzioni, delle specialità, che verrebbero garantite nei vari ospedali di Lanusei, di Alghero, Ozieri, o in altre sedi. E voglio naturalmente esprimere la mia particolare preoccupazione per il destino dell’ospedale San francesco di Nuoro, e per dare conto della motivazione della mia richiesta di pretendere per Nuoro per il Nuorese e per la Sardegna Centrale la classificazione dell’ospedale San Francesco quale DEA di 2° livello – Hub della Sardegna Centrale.
Pur specificando che non si chiede ovviamente l’istituzione della cardiochirurgia. Rossomori cerca di fare proposte serie non propaganda. L’imbroglio sta nella definizione di “1° livello potenziato” per un ospedale, quello di Nuoro, che da decenni ricopre e assolve al ruolo di polo ospedaliero della Sardegna centrale. Con tutte le specialità, professionisti e professionalità che da tempo nei fatti lo caratterizzano come DEA di 2° livello. Dove e in cosa si sta potenziando quell’ospedale rispetto a quello che c’era, e che c’è? Quali strutture e specialità nuove si stanno predisponendo per poter dire che si sta o si vuole potenziare qualcosa? E non vale, ed è lì l’imbroglio, dire che si deve lottare per salvaguardare le funzioni e le specialità.
Quelle funzioni, quelle specialità, quelle competenze, all’interno di un quadro giuridico e normativo e con la classificazione come appunto si sta predisponendo con questa riforma, non sono garantite! Dove esiste un altro 1° livello potenziato? E’ una ipocrisia che serve per dire che oggi ti lascio (quasi con benevolenza), quel che hai, ma di fatto creo i presupposti di un ridimensionamento secondo una classificazione che di fatto depotenzia l’attuale vero, ruolo e livello. E il depotenziamento di fatto è già in essere con le prime determinazioni dell’atto aziendale.
E voglio ricordarlo, al via libera per la delibera di giunta degli indirizzi dell’atto aziendale io, cioè Rossomori in solitudine in Commissione sanità ho dato parere contrario. Quelle prime determinazioni vedono strutture complesse ridotte a strutture dipartimentali e strutture dipartimentali scomparire del tutto. Oggi ne faccio solo cenno, ma con queste determinazioni scompariranno servizi H24 per emergenze e urgenze garantite da 35 anni 365 gg anno. Faccio solo l’esempio delle urgenze di endoscopia digestiva, condizione spesso drammatiche per emorragie digestive, occlusioni intestinali, ingestione di corpi estranei in adulti o bambini di ogni età o altre condizioni patologiche che impongono interventi in emergenza.
Finisco rimarcando che la mia preoccupazione per tutta la sanità del Nuorese è ancora più forte ora dopo la sentenza del TAR sul Project . Quella sentenza sta finalmente mettendo la parola fine a una querelle devastante su una questione che ha non solo determinato sperperi, e usi e abusi clientelari, su cui sarà finalmente la magistratura a fare chiarezza, ma ha creato incertezza, frenato attività, preoccupato operatori, cittadini utenti e lavoratori. Ha avvelenato il clima per anni. Ecco, quali sono le determinazioni che l’Assessorato ha predisposto per garantire continuità dei servizi a fronte della sentenza del TAR? E’ una richiesta fatta a più riprese anche in Commissione quando chiedevo quali fossero i piani predisposti dalla Giunta per garantire i servizi e i lavoratori quale che fosse la determinazione del Tribunale.
La preoccupazione perchè non vorrei si ingenerasse in chicchessia un pensiero del tipo la sanità Nuorese con il Project ha sperperato risorse, cosa vuole ora? Non è quel territorio, non sono i cittadini del nuorese, non sono i professionisti e i lavoratori della sanità del Nuorese ad aver determinato quello scempio. É l’uso e l’abuso del potere politico anche con le sue espressioni amministrative che va perseguito e punito non certo un territorio né i cittadini di quel territorio.
Ultima considerazione quasi a margine, ma che non è marginale nell’analisi pur frammentaria di questa proposta.
Mentre si applicano parametri di valutazione, di appropriatezza, efficienza, utilità, costi al millesimo, rapporti nazionali, esiti, rispetto di percentuali e di tabelle, spesso cervellotiche per le nostre strutture, per i nostri ospedali, per i nostri professionisti, si dà invece per definito, in legge, prima di qualsiasi verifica, la qualifica di eccellenza al Mater Olbia, gli viene riconosciuto ruolo e peso in Sardegna e addiritura nel mediterraneo meridionale, si assegnano risorse e posti letto, funzioni con DRG molto onerosi, si passa da un partner scientifico a un altro senza discussione, senza discussione cambiano programmi e obiettivi di quel centro. Assessore qualche perplessità è perlomeno giustificata.
Voglio finire con un sorriso un intervento arrabbiato di cui però non mi pento. Il sorriso è per la definizione in una legge di riordino della rete ospedaliera “dell’attivazione e avvio della terapia del sorriso”. Con tutto il rispetto, oggi a fronte di questa proposta troppi operatori sanitari, troppi professionisti e insieme a loro cittadini e amministratori di interi territori che hanno cercato sempre di lavorare e operare con un sorriso, sentono con questa riforma, di aver poco da sorridere.
*Emilio Usula è consigliere regionale dei Rosso Mori
6 Ottobre 2017 alle 10:52
Sono un collega che vive a Cagliari e lavora inChirurgua all,ospedale di San Gavino. Conosco pertanto le due realtà.
L’articolo di Usula e’ veramente illuminante,specie nel confronto tra Sardegna e Puglja, pur nella sua correttezza (forse anche troppa , visti gli iinerlocutori…).complimenti!