La guerra nella testa

14 Novembre 2023

[Amedeo Spagnuolo]

Le terribili guerre che stanno infestando il nostro pianeta ormai da molti anni, le cosiddette “guerre dimenticate”, hanno già prodotto un numero impressionante di vittime, tutto ciò avrebbe dovuto causare la mobilitazione dei cosiddetti governi democratici per tentare di porre un argine a questo scempio. Invece la situazione è letteralmente crollata con le guerre in Ucraina e in Palestina.

Il crollo di cui si parla però non si riferisce solo all’evidente tragedia che si concretizza nella perdita di migliaia di esseri umani innocenti che subiscono la violenza del mostro della guerra, il crollo è anche di natura etico – sociale poiché si ha la sensazione che il demone della guerra non sia solo un’inquietante presenza che domina le menti dei potenti, purtroppo si ha l’impressione che il demone stia lentamente entrando anche nella testa delle persone comuni. Il pericolo insito in tale fenomeno è che se tutto ciò fosse vero significherebbe che la guerra sta diventando, nella considerazione comune, uno strumento legittimo per ristabilire dei diritti violati che, invece, andrebbero risolti attraverso una tenace azione di negoziazione.      

Fino a non molti anni fa, il mondo si era convinto, finalmente, che le controversie che possono nascere tra i popoli si sarebbero potute risolvere attraverso negoziati e accordi, evitando di far uso delle armi. Tale convinzione si era fatta strada negli anni anche perché l’uomo, nella sua sciagurata corsa verso l’apocalisse, è riuscito a creare degli ordigni bellici talmente potenti che, se utilizzati, potrebbero mettere a rischio l’esistenza stessa del genere umano. Proprio per questo, ma non solo per questo, sembrava ormai acquisito il concetto, almeno per quanto riguarda le democrazie più evolute, che è del tutto insensato, come diceva già Giovanni XXIII in Pacem in terris, pensare che con la guerra sia possibile ristabilire determinati diritti violati.

Eppure oggi sta accadendo proprio il contrario ovvero stiamo assistendo a un pericoloso processo di legittimazione della guerra, anche tra le democrazie più illuminate, o perlomeno dei loro governi, che sta spazzando via la sana idea dell’insensatezza della guerra che, molto faticosamente, a partire dalla fine del secondo conflitto mondiale, sembrava essere entrata finalmente nella testa dei nostri governanti ma anche delle persone comuni. Tutto ciò nasceva da una profonda presa di coscienza, se non di tutti, di una parte consistente dell’opinione pubblica che considerava assurdo il confronto bellico perché era inconcepibile che vittime della guerra fossero i civili inermi. È assurdo che vengano bombardati gli ospedali e le scuole.

È assurdo che vengano massacrati dalle bombe tanti bambini e tanti altri debbano vivere in condizioni disumane. È assurdo che le famiglie vengano dissolte, che si sia costretti a fuggire via dalle proprie case, dai luoghi in cui, fino a quel momento si è svolta la propria vita. È assurdo che intere città scompaiano sotto il terribile peso della devastazione delle bombe. È assurdo, insomma, che la vita degli esseri umani sia ridotta a una condizione infernale. Intanto, mentre si consuma tanto orrore, comodamente seduti sui nostri soffici divani assistiamo a ridicoli dibattiti televisivi nei quali fanno finta di sbranarsi presunti esperti che hanno posizioni diverse sulla guerra o almeno così vogliono farci credere, in genere questi esperti sono sempre gli stessi e mentre il dibattito si sgonfia di contenuti il loro portafoglio si gonfia.

Tutto viene spettacolarizzato e banalizzato mentre il fenomeno terribile della guerra viene derubricato a un semplice fatto di cronaca, simile a tanti altri di cui i media sono pieni e trattato allo stesso modo ovvero in una successione senza fine di vuoti interventi interminabili e senza pensiero. Tutto ciò nasconde un livello di cinismo inconcepibile, è come se ci fossimo dimenticati che dietro la guerra ci sono vite, affetti, storie, tutto maciullato dal tritacarne del mostro bellico. Certo, siamo consapevoli che la guerra la decidono i potenti ma è sulla carne viva della gente comune che la si combatte. Aggrediti e aggressori sono entrambi vittime della perversa logica della guerra per la quale si è preferito combattere piuttosto che negoziare.

Dunque la guerra è un mostro capace di disumanizzare chi ne viene coinvolto, addirittura è capace di entrare nelle nostre teste e riuscire a convincerci che esistano guerre giuste e dunque accettabili. L’unico modo che abbiamo a disposizione per mettere fine a questa logica perversa è combattere con tutte le nostre forze l’orrore della guerra e sostenere in maniera decisa la necessità di risolvere i conflitti tra stati con la negoziazione. Tutto ciò non potrà accadere fino a quando il concetto di assurdità della guerra non diventerà un patrimonio comune delle coscienze umane, almeno delle coscienze delle persone comuni poiché è proprio la voce delle persone normali che viene soffocata dall’arroganza di chi detiene il potere.

Troppo spesso i nostri governanti affermano di combattere una guerra in nome del popolo, la verità è che un governante che voglia tutelare il benessere del proprio popolo deve combattere per la pace e non per la guerra. Il filosofo Jaques Maritain, durante il secondo conflitto mondiale, ha usato un’espressione molto incisiva per contrastare il concetto di “vincere la guerra” al quale ha contrapposto la necessità di “vincere la pace” in modo da non ripetere gli orrori della seconda guerra mondiale che hanno dimostrato con forza devastante quanto sia insensato cercare di risolvere le controversie tra stati con l’uso delle armi.

Ormai il tempo a nostra disposizione sta per scadere, siamo arrivati sull’orlo del baratro e manca veramente poco per caderci dentro così come il grande Einstein aveva già affermato tempo fa: «Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre. In ogni caso, se lo avessi saputo, avrei fatto l’orologiaio».

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