La Marcia della Pace Perugia – Assisi 2016
16 Ottobre 2016Graziano Pintori
La Marcia della Pace Perugia – Assisi, edizione 2016, ha visto la partecipazione di almeno centomila persone che hanno reso la giornata importante ed emozionante, in cui i maggiori protagonisti sono stati i giovani: tantissimi studenti, tantissimi alunni e con loro tanti giovani profughi.
Una partecipazione, questa, che dimostra il valore degli insegnanti e la capacità della scuola pubblica di poter insegnare i valori della pace, della convivenza pacifica dei popoli e vivere liberi dalle paure del diverso. Altro che Gelmini o buona scuola alla Renzi! Il palco ufficiale accoglieva Flavio Lotti – Coordinatore del Tavolo della Pace, la Presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini e altri esponenti di varie organizzazioni. Da quel palco si sono sentiti interventi contro il femminicidio e l’irrefrenabile violenza alle donne, altre parole sono echeggiate verso i numerosi sindaci, presenti con la fascia tricolore, affinchè non si stancassero di praticare l’accoglienza e la solidarietà verso i profughi, anche per la forza morale e civile contenuta da questi gesti. “La marcia”, ha detto Lotti, “ è una marcia umile di cui ne conosciamo i limiti, i quali non ci privano di essere contro l’indifferenza e di possedere coraggio per almeno 25 chilometri e oltre”.
Sotto quel palco alcuni slogan facevano da sottofondo: “Camminare oggi per camminare tutti i giorni!”; “Proteggere le persone, non difendere i confini!” “La pace non è un’opzione ma l’unica soluzione!”. Con questo spirito, come da tradizione, alle ore 09,30 dai Giardini del Frontone la marcia si è mossa con l’intento di scuotere l’indifferenza generalizzata sulle atrocità e l’impunità dei crimini sistematici subiti da popoli inermi, contro tutti i tipi di violenza e i pericoli silenziosi contro l’umanità, che non destano nessun tipo di reazione da parte dei governi. Sopra la lunga marcia multirazziale e multireligiosa, pacifista e laica, l’aria ridondava con le note di “Caruso” di Lucio Dalla, di “Kalashnikov” di Goran Bregovic, di “O sole Mio” di Luciano Pavarotti. Tra i tanti erano presenti quelli che non dimenticano e difendono la memoria di Giulio Regeni, il giovane ricercatore massacrato in Egitto, di cui ancora non si è fatta giustizia; c’erano i ragazzi di Amatrice, che con il loro entusiasmo non si sono arresi alla violenza distruttiva del terremoto e alle indicibili sofferenze provocate.
C’erano tante classi di alunni delle materne, delle elementari e delle medie inferiori grazie al lavoro degli insegnanti, poi tanti studenti delle medie superiori e universitari convocatisi per cantare e ballare lungo tutto il percorso, con loro tanti giovani profughi. Tantissimi erano i gonfaloni dei comuni italiani come pure le rappresentanze ufficiali delle province. Sventolavano bandiere di tutti i colori, anche francesi e tedesche con quelle di Emergency, Amnesty, Libera, Articolo 21, giornalisti NO Bavaglio e bandiere rosse come quelle di Rifondazione Comunista e varie altre. Ho visto tanti giovani con le kefiah e ragazze velate, uomini con il turbante e nigeriani, maliani, afghani e badanti ucraine che chiedono pace in Ucraina.
Insomma, un fiume multicolore di persone lungo 25 chilometri. L’indomani mattina, a Perugia, ho potuto leggere su un giornale locale la severa predica di padre Zanotelli, tenuta durante la messa delle ore sette, prima che la marcia muovesse i suoi passi:” Le armi servono a creare sempre nuove guerre, dalla Libia all’Ucraina, dal Sud Sudan alla Somalia, dal Mali allo Yemen, alla Siria, all’Iraq, all’Afghanistan. Davanti a queste immani tragedie bisogna alzare la voce e gridare il dissenso contro la politica sempre più armata, ed essere uniti per costringere il nostro governo a obbedire alla Costituzione, secondo cui l’Italia ripudia la guerra”.
PS: ad Assisi i marciatori sono stati accolti dalle immagini di M. Luther King, M. Gandhi, A. Schweitzer, N. Mandela appese agli alberi del viale dell’ultimo chilometro. Perugia, invece, era assai fredda, non solo climaticamente, l’ho percepita quasi indifferente nei confronti di questo evento. In altre edizioni, ricordo, accoglieva i marciatori con calore e colori, con tanti manifesti e bandiere per testimoniare il coinvolgimento della comunità perugina. Nell’edizione 2016 sulle affissioni murarie spiccavano annunci d’inizio dei corsi di autodifesa e rinvigorimento fisico, in altri si annunciavano corsi di balli latinoamericani con gli immancabili tanghi argentini, poi altri corsi di grafologia e arte culinaria. In breve, annunci che vorrebbero mascherare i tormenti della realtà. Infatti, fra i tanti manifesti non sfiguravano quelli sulla falsa propaganda sul referendum voluto dal PD, basata tutta sulla semplificazione dello slogan: Basta un Sì. Rientrato a Nuoro, ho rivisto Renzi girare in televisione e per l’Italia: tagliava nastri propagandando l’eccellenza italiana ed esaltando la semplificazione del cambiamento votando Sì.
Pensierino: chissà perché Renzi non viene in Sardegna, a Domusnovas, dove l’eccellenza si contraddistingue per la produzione delle bombe che gli Emirati Arabi sganciano sullo Yemen, massacrando la popolazione civile e inerme.
Partecipare alla marcia della pace sento che non è stata cosa inutile.