La pratica delle differenze
1 Luglio 2015Bettina Camedda
“Bisogna prendere atto delle differenze di genere. Il dato è che in psichiatria, così come nei servizi, si è sempre negata l’esistenza di questa diversità”. Ne è convinta la psichiatra Assunta Signorelli che, martedì 23 giugno, nella sala convegni della Camera del Lavoro – Cgil di Cagliari ha presentato il libro ‘Praticare le differenze. Donne, psichiatria e potere’.
Un lungo incontro- dibattito dal quale è emerso il ruolo difficile della donna costretta a fare i conti con il potere ostile degli uomini. Sia quando la donna è paziente psichiatrica, sia quando opera nel settore e vanta una esperienza decennale al Centro Donna, nel Dipartimento di Salute mentale di Trieste, come quella della Signorelli. “La mia esperienza è finita perché era un continuo mediare col maschile e un dover superare conflitti tra operatori”.
“Il potere maschile – spiega la psichiatra basagliana – non ci legittimava anzi era pronto sempre a spararci. Lo dimostra la mia storia. Io sono stata ‘messa’ in pensione. Poi noi donne non siamo mai state capaci di fare lobby. Con questo libro ripropongo delle questioni: possiamo continuare a far finta che non ci sia differenza tra donne e uomini? dobbiamo imparare a confrontarci anche con altre culture? Oggi si continua ad imporre dei modelli”.
Un libro che, come spiega Gisella Trincas, presidente Asarp “racconta le varie tappe dell’esperienza umana e professionale di Assunta, a partire dall’incontro con Franco Basaglia” e descrive la sua “partecipazione ad un progetto rivoluzionario” nell’ambito della psichiatria e della salute mentale.
In primo piano anche la sessualità della donna e il suo piacere. “E’ necessario – sottolinea Cristina Ibba, redattrice del Manifesto Sardo – organizzare i servizi sulla base delle differenze a partire dall’autodeterminazione dei corpi, dalla soggettività, dall’affettività. La donna deve conquistare una sessualità in proprio”.
Differenze che faticano ad essere accettate: ”Le donne – spiega la Signorelli – assumono più farmaci del necessario. Questo perché le sperimentazioni sono fatte sugli uomini che hanno un metabolismo diverso. C’è una specificità nell’essere donna che non può essere abbandonata. Bisogna cominciare a dire siamo differenti”.
Ne è convinta anche Diletta Mureddu, responsabile del Centro Donna di Cagliari: “La paura del diverso si percepisce ancora oggi anche in psichiatria dove si cerca di omologare le differenze. È necessario educare i giovani alle differenze” partendo dal presupposto che “l’attacco alla femminilità avviene anche in famiglia, tra le donne vittime di violenza. Per Assunta assume un ruolo importante anche il linguaggio utilizzato di media che in un certo senso colpevolizza la donna, la vittima”.