La prima risorsa
16 Luglio 2011Andrea Dettori*
L’Assemblea pubblica sulla Scuola organizzata dal Comitato Precari della Provincia di Cagliari tenutasi ieri a Monte Claro è stata partecipatissima. Grazie alla disponibilità della Provincia di Cagliari, dall’inizio della legislatura impegnata in difesa della scuola e alla collaborazione delle Provincie di Carbonia Iglesias e Medio Campidano, Sindaci e Comitati spontanei di genitori, alunni, studenti lavoratori, assessori, sindacalisti, consiglieri provinciali e comunali, insegnanti e collaboratori scolastici hanno dato luogo ad un dibattito acceso e interessante sulla situazione della scuola sarda. Il principio su cui si fonda la scuola pubblica, è stato più volte rimarcato, è molto semplice: ogni cittadino ha gli stessi diritti degli altri. Noi vogliamo difendere questo principio. In una società democratica il sostegno alla scuola pubblica dovrebbe essere il primo capitolo di spesa, la prima risorsa, il primo interesse di una intelligente classe politica nazionale e regionale poiché investe la vita del futuro uomo e cittadino. Invece è sufficiente osservare i provvedimenti degli ultimi due anni dell’attuale governo nazionale e regionale per capire quale sia l’importanza attribuita al sistema educativo. Nessuna aspettativa nutriamo verso un governo che sin dalla campagna elettorale ha proposto lo smantellamento della scuola pubblica a favore della scuola privata. La Regione Autonoma della Sardegna però non può essere cieca e sorda a fronte dell’attacco al diritto allo studio dei suoi cittadini. Che dignità ha quella giunta regionale che si genuflette alle scelte del governo nazionale invece che intervenire a tutela degli studenti e dei lavoratori della scuola sarda grazie dell’autonomia di cui costituzionalmente gode? Che dignità ha quella giunta regionale che utilizza i soldi dei Sardi per tappare le inefficienze dello Stato? Non è possibile “guardare” la scuola attraverso il solo calcolo ragionieristico. I numeri devono valere, ma se sono in rapporto con le necessarie specificità sociali, con i fattori umani e ambientali. E’ assurdo poter pensare che la qualificazione della scuola pubblica passi attraverso la formazione di classi di 30 alunni in aule che non rispettano le norme di sicurezza, la negazione delle ore necessarie per il sostegno agli alunni diversamente abili, il taglio i corsi serali, il licenziamento di migliaia di insegnanti e collaboratori scolastici , “perché i conti devono tornare”. Occorre, per contro, pensare e progettare una scuola che, fattivamente, rimuova le differenze derivanti dal ceto, dalla cultura e dal reddito familiare ( aspetti che si notano soprattutto quando si passa da un liceo ad un Istituto Professionale o da un’istituzione scolastica “centrale”ad una “periferica”), che attraverso una formazione di base solida insegni ad imparare prima e a specializzarsi poi, che attrezzi di valori e favorisca lo sviluppo di capacità critiche e razionali necessarie per vivere in modo consapevole la complessità della società attuale. Per contro l’attuale governo pensa alla scuola come un sistema misto di pubblico ( abbandonato a se stesso) e privato ( finanziato sempre più ) in cui, di fatto, è il reddito familiare a fare la differenza . Il disimpegno finanziario si affianca cioè al mutamento della ragione sociale della scuola che da strumento finalizzato alla rimozione delle differenze culturali, sociali, muta in opportunità per clienti che pagano un servizio. Se poi si aggiunge il dissesto finanziario di migliaia di scuole, più volte rimarcato dai dirigenti scolastici, ci si rende conto del disagio in cui è caduta la scuola pubblica. Gli ultimi provvedimenti riguardano i tagli ai corsi serali frequentati da persone che dopo anni di lavoro e fatica hanno deciso di iscriversi o riscriversi a scuola per migliorarsi, per avere qualche opportunità di lavoro in più, perché durante la loro vita possono farlo solo ora. Che fine ha fatto “lifelong learning” con cui tutti si sciacquano la bocca? Chi si iscrive ai serali sono persone motivate che non possono permettersi di pagare una scuola privata per raggiungere ciò che la Costituzione dovrebbe garantire nella scuola pubblica. Dove continueranno a frequentare la classe seconda ( perché saranno le seconde( !!!!!) ad essere tagliate) gli studenti lavoratori sardi? Per questi ed altri motivi noi riteniamo che la scuola pubblica possa essere difesa e valorizzata solo attraverso l’unione delle forze di tutti i cittadini al di là di qualsiasi appartenenza. A scuola vanno tutti. E’ proprio in questa fase che deve nascere una forte azione di proposta e opposizione rispetto all’attuale modello scolastico che il governo sta imponendo alla Sardegna. Occorre partire dal riconoscimento della necessità, per l’opinione pubblica tutta, di un impegno concreto per la riqualificazione della scuola pubblica sarda.
*Comitato Precari Scuola Cagliari