La prima senatrice sarda
16 Marzo 2013Nicola Imbimbo
Pensando di fare alcune considerazioni sulla capacità che sta dimostrando il PD sardo in questo dopo voto (vedi il pezzo di Gianni Loy nel numero precedente) di affossare le poche possibilità che gli restavano di conquistare la Regione, impresa che poteva apparire una marcia trionfale sino al primo pomeriggio del 23 febbraio, sono andato a dare uno sguardo ai risultati sardi delle recenti elezioni politiche.
E’ ormai noto che il Movimento 5 stelle ha superato, in Sardegna, tutti i maggiori partiti, e alla Camera anche le maggiori coalizioni! E’ altrettanto nota l’irrilevanza dei partiti autonomisti o indipendentisti cui gli elettori sardi, con buona pace del sovranismo (neologismo di moda), hanno attribuito meno del tre per cento. Meno noto, e per me sorprendente e di significativa rilevanza, che Manuela Serra, è la prima donna in Sardegna ad essere eletta al SENATO della Repubblica! In 65 anni di democrazia i grandi parti ti di massa, della prima e della seconda repubblica, non erano mai stati capaci di mandare una donna al Senato. Ci sono state donne sarde in Parlamento: alla Camera però. E perché? Il numero dei seggi e doppio di quello del senato. Qualche briciola avanzava.
Anche in queste elezioni su otto senatori eletti una sola è donna: lei, la “grillina”.
Il centro sinistra ne ha eletto cinque: tutti maschietti. In realtà per questi ultimi la colpa è del più recente inganno “democratico”: le primarie. Scelta cioè tra apparati e professionisti della politica affidata a militanti (in prima decisiva istanza) e simpatizzanti. Si pensi a SEL: le primarie hanno premiato alla Camera il segretario regionale SEL (già segretario di Rifondazione Comunista), un decano del consiglio regionale al senato: in una posizione di ineleggibilità è stata inserita una donna: per di più di qualità intellettuali e politiche ampiamente apprezzate come Lilli Pruna.
L’elezione di Manuela Serra non mi ha sorpreso. Anzi! Ero andato a conoscerla e a scambiare qualche parola con lei (intervistare è parola da professionisti) per poi riferirne sul Manifesto sardo. Può avere un qualche significato spiegare perché avevo avuto questa idea e perché poi, avevo rinunciato a portarla a termine.
Gli ultimi sondaggi prima del black out imposto dalla legge elettorale, davano per il Senato in Sardegna, stando ai più accreditati sondaggisti Piepoli e quello di Sky, la vittoria al centro sinistra che per effetto del “porcellum”, avrebbe preso 5 senatori, (poco è mancato che la vittoria andasse al M5S con buona pace di PD e SEL: ah saperlo! per i dissidenti di SEL in Sardegna) gli altri 3:
per Piepoli 1 al centro destra,1 a Monti, 1 al M5S; per Sky invece: 2 al centro destra e 1 a Monti.
Di fronte a questi dati e per la possibilità soprattutto di indebolire Berlusconi Nizzi e il centro destra in Sardegna , di fronte al sicuro flop di Rivoluzione civile al Senato, soprattutto dopo le scelte delle candidature fatte dai PM e dai segretari IDV PDCI e Rifondazione che vanificavano anche gli apporti Cambiare si può, avevo pensato di dare il voto al Senato al M5S con capolista la Serra.
Ne ho parlato con qualcuno di quelli con cui ho contatti. Ma con molta cautela, per carità! perché Grillo e i grillini sembrava avessero la “scabbia”. Ho prospettato anche su Facebook i dati del sondaggio offrendo implicitamente la possibilità di un voto “utile” contro Berlusconi. Ma anche lì, a partire dagli appassionati e fedeli del PD, si sprecavano i richiami a precedenti storici e i paragoni: dal populismo, all’antipolitica all’evocazioni di Mussolini e del fascismo: ovviamente Grillo ci metteva del suo.
Ora, dopo che Bersani ha colto, sembra, che molte delle istanze del M5S sono condivise da gran parte dell’elettorato (anche suo), che illustri giornalisti e intellettuali fanno appello a Grillo per sostenere un governo di centro sinistra, spiazzando tanti onesti “piddini” che inveivano contro il popolar-fascista, posso parlare di Manuela Serra e del Movimento cui lei da alcuni anni con convinzione aderisce. Con meno cautela?
Aggiungo che il suo nome mi era stato fatto da un “grillino” che in una fase di crisi del suo rapporto col M5S si era avvicinato ad ALBA partecipando attivamente ad alcuni incontri di quelli che come me si muovo sulla scia del “Manifesto per un soggetto politico nuovo” di Ginsborg, Revelli, Viale, Mattei ed altri, condividendone ampiamente le analisi e le prospettive politiche .
Chi è, cosa fa, come vive la prima senatrice sarda ormai è noto: numerose interviste e servizi sulla stampa locale parlano della sua vita personale e familiare, del suo rapporto con la politica, delle sue idee su ambiente, lavoro, prospettive per la Sardegna, sul ruolo centrale che attribuisce alla scuola pubblica. E’ stato scritto molto di più di quanto avrei potuto fare io prima del voto.
Posso solo riferire quello che mi aveva colpito di più: il suo rapporto col lavoro di insegnante: un entusiasmo sorprendente stante la condizione della scuola e la considerazione in cui stato e società tengono, in Italia e in questi ultimi anni più che mai, gli insegnanti.
Non so come svolgerà il suo ruolo di Senatrice. So solo che di pochi (nessuno?) parlamentari sardi, in particolare di quelli più vicini a noi nel tempo, parleranno i libri di storia.
Lei per il solo fatto di essere la prima donna sarda eletta al Senato forse c’è già entrata.