La resistenza dei sardi

1 Settembre 2024

[Francesco Casula]

È in atto e stiamo vivendo un momento storico di “resistenza” del popolo sardo, con una mobilitazione e un protagonismo mai visto e che attraversa l’intera Isola. Con manifestazioni, sit-in, assemblee popolari.

E con una raccolta di firme, a decine di migliaia, per una proposta di legge popolare Pratobello 2024 in grado di bloccare o comunque limitare la speculazione energetica e lo scempio delle Pale e dei campi fotovoltaici. 

Una mobilitazione spontanea, dal basso: come momento alto di partecipazione popolare, protagonismo sociale e democrazia diretta. Con decine e decine di migliaia di sarde e sardi, protagonisti di una vera e propria rivoluzione, non violenta pacifica e di massa. Uniti. Al di là e al di fuori di ideologie ossificate, di (in)culture neocoloniali; di Partiti italici allogeni e allotri, estranei e ostili storicamente ai Sardi, di cui si ricordano solo in occasione delle elezioni, per depredare il nostro voto. Con promesse fallaci e con una lingua biforcuta: autonomisti in Sardegna e centralisti a Roma.

Ancora una volta i sardi, come tante volte nella loro millenaria storia, fin dai tempi della dominazione romana, costantemente “resistono” alle ruberie agli sfregi e agli stupri ancora oggi inferti da “chi viene dal mare”: speculatori o meglio a veri e propri colonizzatori faccendieri affaristi e predatori incalliti invasivi invadenti e sbrigativi, che sono entrati (e i più), vogliono entrare in casa nostra. Senza permesso. Al di fuori e contro la nostra volontà.

Sono predatori venuti da tutto il Pianeta, d’oltreoceano e d’oltralpe, che hanno deciso di mettere a ferro e fuoco, ogni angolo di questa terra promessa, votata al ruolo di genio naturale, trasformata per scelte scalmanate e devastanti in terra di ulteriori servitù: con migliaia di pale eoliche e distese infinite di pannelli cinesi.   Piani di assalto studiato nelle casseforti delle banche d’affari mondiali, congegnato nelle diplomazie europee ma messi a punto “accolti” e “legalizzati” nei Palazzi romani e nel Governo Draghi sostenuto dal “Partito unico”: la locuzione non è mia ma di Luciano Canfora. Ovvero sostenuto da quasi tutta la partitocrazia italica. E, ahimè, purtroppo con il beneplacito o comunque, la connivenza e collusione dei “basisti” e vassalli locali.

Vengono in Sardegna per sfruttare e depredare le nostre risorse, deprivandocene: vento e sole, terra e mare. Suolo e sottosuolo. Per devastare manomettere e squassare il nostro territorio: imbruttendo il nostro paesaggio. Violentando l’ambiente. Sradicando gli alberi. Interrando la nostra storia e la nostra cultura e identità etno-antropologica, e linguistica.

Senza alcun ritorno neppure in termini economici e finanziari per la Sardegna e i sardi. Per produrre energia “verde”, pulita e bella e pronta all’Italia, ma soprattutto al Nord. E consegnare i colossali profitti dei mostri delle Pale e dei campi eolici a imprese e fondi finanziari di mezzo mondo.

Di qui la “resistenza” e l’opposizione dei sardi, non per conservare lo status quo ma per respingere il neocolonialismo. È un ritorno alla “costante resistenziale” di cui parla Giovanni Lilliu in un suo suggestivo saggio? Forse sì.

Costante resistenziale, che avrebbe permesso ai sardi di conservare il senso di appartenenza e che consisterebbe in: “quell’umore esistenziale del proprio essere sardo, come individui e come gruppo che, in ogni momento, nella felicità e nel dolore delle epoche vissute, ha reso i Sardi costantemente resistenti, antagonisti e ribelli, non nel senso di voler fermare, con l’attaccamento spasmodico alla tradizione, il movimento della vita e della loro storia, ma di sprigionarlo il movimento, attivandolo dinamicamente dalle catene imposte dal dominio esterno”.

Si riferisce certo alla storia in generale ma, a mio parere, ben si attaglia anche all’oggi.

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