La Resistenza, la Pace, il Paesaggio

23 Aprile 2009

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M. L.

PERDONATE IL RITARDO SUL NUMERO DEL 1° MAGGIO. STIAMO RISOLVENDO ALCUNI PROBLEMI TECNICI. NON APPENA POSSIBILE, SAREMO ON LINE.
INTANTO, BUON PRIMO MAGGIO!!!

Il Presidente del Consiglio ha concluso le sue riflessioni sull’opportunità di essere in campo il 25 aprile e ha deciso che ci sarà; è necessario, ha detto, che di questa data non si appropri solo una parte politica. Forse vuole convincere gli italiani che anche l’altra parte, la sua, quella che si ispira alla P2, che giorno dopo giorno lavora per demolire le libertà delle persone e quelle delle associazioni, ha avuto un ruolo importante nella sconfitta del nazifascismo. Cerca una legittimazione anche nell’area dell’Antifascismo, ma fa questo tentativo calpestando i valori della Resistenza e della Costituzione, dando vita alle ronde per escludere gli immigrati dal nostro paese, contrastando il diritto di sciopero dei lavoratori e la possibilità di manifestare, limitando la libertà di stampa al fine di controllare interamente i mezzi di informazione.
Sino ad oggi si è ben guardato dal partecipare alle iniziative del 25 aprile. Ci prova quest’anno, sicuro che la nuova situazione politica gli è più favorevole, e perciò la sua immagine può venirne rafforzata Non vanno escluse neppure sue provocazioni nel tentativo di addossarne le responsabilità ai suoi avversari. Magari dirà, come il suo Ministro La Russa, che i partigiani rossi non furono portatori di libertà.
Noi intanto vogliamo ricordare che sarà ancora l’Antifascismo, oggi come in passato, a difendere la libertà dei cittadini italiani. E lo facciamo riproponendo questo scritto di Piero Calamandrei

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.

Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.

Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.

Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
Resistenza

G8, Prove tecniche di emergenza

P.L.C.

Abbiamo la crisi finanziaria, abbiamo il terremoto, l’inquinamento, il narcotraffico, l’esplosione delle bolle, i mutui subprime, i titoli tossici, il pollo alla diossina, una scottante memoria del 20 giugno Genovese, un altro G8 estivo alle porte e l’accattivante voglia di Silvio B. di fare bella figura con i suoi ingombranti compari. Alla Maddalena la cupola del governo mondiale si riunirà per delegittimare l’ONU senza poter prendere alcuna decisione effettiva; sarà sotto gli obbiettivi di tutta la stampa del mondo ma si nasconderà in un barcone al largo di uno scoglio poco distante da un’altra isoletta poco più grande. Fatto che suggerisce un’eccessiva insicurezza che rende palese, anche agli spiriti meno lucidi, una stridente contraddizione rispetto alla loro pretesa grandezza. Sabato 18 aprile, a Cagliari si sono riuniti i rappresentanti di svariate associazioni e movimenti isolani e nazionali, il cui minimo comune denominatore è l’obiezione verso il G8. Le differenze ideologiche tra le varie associazioni sono tante e radicate ma l’avversione nei confronti dell’imperialismo e della sua espressione simbolica di luglio potrebbe concretizzarsi nell’organizzazione di un’opposizione radicale e costruttiva, dove il dibattito e il confronto tra le diverse realtà dell’Europa e del mondo sia l’obiettivo primario.
A tale scopo si è pensato all’organizzazione di un Forum in contemporanea alle assemblee dei Grandi, che ricorda il Forum Sociale Mondiale, dove i pezzi delle reti internazionali possano connettersi per poter condividere fisicamente o virtualmente le diverse esperienze locali, gli obiettivi e i principi che esistono e proliferano a livello planetario, ma che stentano a congiungersi in un movimento capace di proporre un’alternativa efficace alla realtà attuale. Durante la cesura storica che sta partorendo il post neoliberismo infatti, quando i Grandi si rinchiudono sulle navi, quando il politico più potente del mondo ragiona “pragmaticamente” ed il socialismo della cattedra sembra essere tornato di moda, le tante bocche tenute lontano dal microfono dovrebbero parlare all’unisono per mezzo di un’unica voce e così dare fiato a chi voce non ne ha mai avuto.

Salviamo Tuvixeddu

M. M.

Si illumina l’on. Maninchedda, che propone l’acquisizione pubblica e la trattativa con Impregilo-Cualbu, depositari di evidenti diritti giuridici (potrebbe forse portare i buoni uffici anche Renato Soru, a suo tempo proprietario dell’Unità assieme al Presidente della stessa Impregilo, quella delle grandi opere pubbliche e dei termovalorizzatori). Di questa illuminazione prima della sconfitta di Soru non vi era traccia. Solo il buio di una commissione d’inchiesta trasversale. L’importante è che non ci siano responsabili del disastro al Poetto.
Centrale, in realtà, il pessimo accordo di programma. E poi gli errori giuridici e politici nelle varie fasi della giunta Soru! Compresa l’indicazione del pur prestigioso architetto Clement: nel merito un’idea distante dal senso di quel paesaggio culturale (piacque solo ai sostenitori più diretti di Renato Soru e a qualche ambientalista che ora plaude alla proposta di Maninchedda), nel metodo uno degli errori più evidenti della passata giunta, e poco rispettoso di funzione e lavoro di una Commissione Regionale per il Paesaggio. Come non ricordare, infine, la scarsa attenzione della Soprintendenza per quelle orribili fioriere che delimitano l’area e gridano vendetta?
Da tempo sosteniamo, sul nostro sito e sul Manifesto, che la trattativa sia necessaria, ma l’acquisizione non sufficiente.
Innanzitutto trattare non significa che Tuvixeddu sia un bene comune per la eventuale generosità (ben remunerabile o permutabile) di Cualbu: atteggiamento foriero di una trattativa sbilanciata, poiché la mancata condivisione del valore pubblico di Tuvixeddu lo ridurrebbe ad una grana scomoda e comunque molto redditizia solo per i privati. Né ci convince la rinuncia al ‘Museo del Betile’: il limite metodologico che andava/andrebbe corretto nella traccia espositiva non significa perdere, cogliendo la necessità di un approccio non elusivo ai problemi del grande quartiere, una proposta culturale, fortissima, come quella del rapporto fra passato e presente nei linguaggi artistici, sul quale la Sardegna può essere polo mondiale.
Per un tesoro come Tuvixeddu si faccia un accordo che possa trattare su tutto ma non sulla tutela integrale; si miri ad una progettazione seria, competente e di buon gusto, che dia ai cagliaritani e al mondo il senso di un luogo eccezionale e il piacere di attraversarlo, alla quale arrivare, corroborandone i contenuti, con un coinvolgimento ampio e democratico alle scelte della città.
Riteniamo perciò fondamentale che la destinazione dell’area urbana venga interessata da decisi processi di partecipazione che vadano ben oltre le istituzioni, sino all’elaborazione di un concorso di idee. Le migliaia di nomi che firmarono l’appello da noi proposto assieme a Eddyburg e Cagliari Social Forum si impegnarono anche in questa direzione.

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