La Rwm, le guerre, il lavoro e la Costituzione
1 Agosto 2017Marco Ligas
“È necessario rigettare ogni ipotesi di riconversione industriale perché la fabbrica di Domusnovas è nata per una produzione precisa e, piaccia o no, quella deve esser portata avanti”. Colpisce la determinazione usata per sottolineare questa decisione: potrebbe averla fatta la direzione della RWM, ormai orientata ad ampliare il suo stabilimento. Invece è stata espressa da un sindacato confederale, dalla Cisl, con la convinzione di aver assunto una posizione autorevole e convincente.
Ma la crescita della RWM non garantirà l’occupazione auspicata, l’accettazione affrettata di quel tipo di sviluppo mette in evidenza la debolezza culturale e politica di un’organizzazione sindacale che dovrebbe tutelare i diritti dei lavoratori; emerge e si consolida così una subalternità nei confronti delle politiche padronali accettate senza neppure indicare alternative.
I dubbi e le perplessità provocate dalla scelta sindacale sono ancora più ragionevoli se riferiti alle politiche della Rwm, una fabbrica di proprietà tedesca che a Domusnovas produce armi che vengono poi vendute all’Arabia Saudita. Si tratta delle stesse armi che sono funzionali al mantenimento della guerra nello Yemen dove si registrano giorno dopo giorno centinaia di morti. Vogliamo renderci complici di queste tragedie che colpiscono con regolarità popolazioni deboli e indifese?
Queste preoccupazioni non sono dettami etici, come talvolta viene affermato con superficialità, ma sottolineano la necessità di una rivalutazione delle politiche del lavoro, tanto più necessarie perché recentemente la RWM ha ufficializzato l’intenzione di ampliare lo stabilimento nel territorio di Carbonia-Iglesias investendo 40 milioni di euro. È sin troppo evidente che l’obiettivo dell’azienda non è il rilancio dell’occupazione ma il consolidamento di un’attività produttiva che favorisca e consolidi le iniziative militari attualmente in corso. E non è un caso che nel progetto della multinazionale non si colga alcun interesse per la tutela dei territori della nostra isola. Né tanto meno vengono ipotizzati interventi produttivi finalizzati alla programmazione di attività saldamente legate ai bisogni della popolazione.
È perciò importante che recentemente il Consiglio Comunale di Iglesias abbia approvato all’unanimità un ordine del giorno che mette in evidenza i rischi derivanti dai progetti della RWM e nello stesso tempo sottolinea l’esigenza prioritaria di Iglesias che è quella di caratterizzarsi come una città di Pace e Solidarietà. Nessuna complicità dunque con la fabbrica tedesca ma una ferma avversione alla esportazione di armamenti verso paesi coinvolti in conflitti armati. Iglesias non accetta che i suoi cittadini e il suo territorio vengano coinvolti in politiche destinate a logorare le relazioni tra gli Stati.
Nella posizione assunta dal Consiglio Comunale sono presenti alcuni aspetti che andrebbero accolti con la massima attenzione da tutte le Istituzioni pubbliche: il rispetto dei trattati internazionali contro le guerre e l’invito rivolto allo Stato e alla Regione perché si impegnino per la riconversione della fabbrica e il mantenimento dell’attuale livello di occupazione. Non si tratta di obiettivi irrilevanti soprattutto se si tiene conto che anche nei territori periferici del Paese, come Iglesias, è possibile avviare un processo di pace che coinvolga la società civile sui temi relativi allo sviluppo del territorio e alla piena valorizzazione delle proprie potenzialità economiche.
C’è un aspetto che spesso rimane in ombra quando si parla dei processi produttivi e di lavoro: riguarda il prodotto (il lavoro finito) che si ottiene a conclusione del processo lavorativo. Nel caso specifico di Domusnovas il lavoro finito è rappresentato dalle armi che vengono prima commercializzate e poi usate come strumenti di risoluzione dei conflitti (!), ovvero nelle guerre. Ciò che sostiene l’articolo 11 della nostra Costituzione (Il principio della rinuncia alla guerra come forma di imperialismo…ecc.) è rispettato dalla RWM di Domusnovas? Evidentemente no. Eppure nel corso dell’attività di questa fabbrica nessuno ha mai denunciato in modo convincente questo reato, non lo hanno denunciato e soprattutto interrotto neppure le Istituzioni.
Si tratta di uno dei tanti esempi dove le norme di legge vengono puntualmente bypassate senza che nessuno sia chiamato a rispondere per l’illegalità commessa. Questi comportamenti, sempre più diffusi nel nostro paese, sono purtroppo diventati nuove norme di legge: anche questo è un modo funzionale al consolidamento delle disuguaglianze. Proprio per queste ragioni è paradossale che un sindacalista sia convinto della necessità di rigettare ogni ipotesi di riconversione industriale perché la fabbrica di Domusnovas sopravviva.
Abbiamo sempre sostenuto che il lavoro dev’essere l’obiettivo principale da garantire a tutte le persone. Ma abbiamo sempre aggiunto che il diritto al lavoro deve essere sempre accompagnato dal diritto alla salute, alla tutela dell’ambiente e al rispetto della democrazia. Per quanto questi obiettivi siano difficili continueremo il nostro impegno perché vengano rispettati.