La salute negata a Gaza
19 Febbraio 2025
[Valter Canavese]
Venerdì 15, presso la sala del T-Hotel, il Comitato Sardo per la Palestina con l’Associazione Sardegna Palestina ed il contributo della Associazione per il Metodo e la Documentazione in Psichiatria si è svolto un incontro su “Gaza – la salute negata”.
Sì, perché per ora tacciono le bombe ma le oltre 64 mila vittime palestinesi (così come riportato dalla rivista scientifica britannica Lancet) non saranno l’unico tributo di vite, per lo più bambini e donne, che questo popolo si troverà a pagare.
C’è del metodo nella follia di Nethanyau, incriminato dal Tribunale penale internazionale dei diritti per l’uomo per crimini di guerra, con numeri che puntano allo sterminio diretto ed indiretto della popolazione di Gaza. Un genocidio come ha specificato Claudia Ortu, di Associazione Sardegna Palestina che ha coordinato la serata, ha nella sua essenza la sostanza del colonialismo dove alla occupazione cruenta fanno seguito l’attuazione dell’impoverimento della popolazione, la costrizione all’emergenza sanitaria, il patimento della fame, la deprivazione del diritto allo studio che portano a minare il patrimonio genetico e culturale della popolazione di Gaza.
Il primo intervento della professoressa Patrizia Manduchi, docente di storia contemporanea dei paesi arabi presso l’Università di Cagliari è stato prezioso per comprendere l’ambito geografico, una striscia di terra di 360 kmq dove si addensano 2 milioni di abitanti , e storico che ha ripercorso i “protettorati “ inglesi ed egiziani ed il corridoio che univa i palestinesi di Gaza alla Cisgiordania. La professoressa ha sottolineato l’importanza e la “svolta” nella lotta per la liberazione della Palestina rappresentata dalle due Intifada che videro il coinvolgimento diretto della popolazione, così come ha posto l’accento sulla distorsione della lettura che è stata data ai due accordi di Oslo dove c’è stata una raffigurazione della pace tra Palestina ed Israele dove quest’ultima continuava ad osservare uno stretto controllo aereo e dei confini della striscia di Gaza pur passando nominalmente alla Autorità Nazionale Palestinese.
La drammaticità del collasso sanitario della parte settentrionale di Gaza sottoposta ai bombardamenti israeliani è stata riassunta dalla professoressa Claudia Ortu che ha fatto suoi i dati dell’articolo della professoressa Paola Manduca, genetista, che non ha potuto essere presente. Dati che parlano della uccisione di 364 tra dottori e personale sanitario avvenuti in questi mesi e della presa in ostaggio di oltre 90 di loro da parte dell’esercito israeliano con la conseguente “sparizione” per mesi costellata da deprivazioni e torture, come ha rilevato il dottor Hussam Abu Safiya dopo tre mesi di detenzione.
Il disegno di distruzione sanitaria ha Gaza perpetrato dall’esercito israeliano è riassunto dalla professoressa che ha denunciato come” dall’otto ottobre 2024 gli ospedali della zona nord di Gaza sono stati sotto assedio e ad oggi l’unico che continua ad offrire qualche servizio e il Kamal Adwan. Tra questi servizi, quello di cura intensiva neonatale (oggi ci sono 8 bimbi dopo la morte due giorni fa di altri 2 a causa della distruzione del tank di ossigeno), di pediatria (14 ricoverati) e di dialisi (120 persone) e altri 85 pazienti per cause varie, ed i ricoveri aumentano anche di bimbi ed adulti malnutriti”.
Oltre alle immagini di reparti distrutti dai bombardamenti la gravità della situazione ha avuto conferma nell’intervento del professor Roberto Tumbarello, cardiologo pediatra, che ha descritto l’attività del PCRF-Italia, un fondo che unitamente alla casa madre costituita da Steve Sosebee e dalla moglie Huda al Masri, si occupa di assistenza sanitaria dei bambini palestinesi. La loro opera è proseguita anche con l’apertura del conflitto con l’invio di farmaci, cibo, consultazione on line con i presidi medici di Gaza. Lo snodo della intensa collaborazione è proseguito con missioni sanitarie, accoglienza di bambini palestinesi afflitti da gravi patologie e le loro famiglie, formazione presso gli ospedali in Italia di personale medico.
Questa giornata voluta dagli organizzatori ha fatto rendere conto alle persone che gremivano la sala del T Hotel, quanto le devastazioni proseguano i perversi effetti ben oltre il conflitto vero e proprio.
È stato necessario corazzarsi l’anima nell’ascoltare le denunce della dottoressa Claudia Penzavecchia dietista, divulgatrice scientifica ed attivista, sullo stato di carestia che da mesi colpisce la popolazione di Gaza, carestia ben presente anche prima dell’esplosione del conflitto che ha reso irreversibile una situazione gravissima.
Anche sulla definizione della carestia si rischia di piegarsi agli algidi numeri delle persone coinvolte in un macabro gioco burocratico per scartare l’ipotesi che bambini, giovani, donne palestinesi siano prede di uno stato alimentare così al di sotto dell’apporto calorico da caratterizzarsi come una malnutrizione cronica, per la gran parte irreversibile, con danni al sistema immunitario livello cognitivo con il rischio elevato di comprometterne lo sviluppo genetico per questa e le generazioni future. Anche “l’arma” della malnutrizione, unita all’attacco al sistema sanitario palestinese, sono gli strumenti per rievocare l’iter di una colonizzazione nei termini e nei modi messi in atto dagli imperi tra l’880 e il 900, oltre ad una disarticolazione dell’istruzione
Per paradosso la ripresa dei convogli degli aiuti alimentari, con la sospensione e, speriamo, la fine del conflitto, potrebbe portare a registrare nuovi decessi. L’assunzione del cibo deve essere sottoposta a verifiche al fine di non creare uno shock all’organismo, con un apporto errato di sodio o di potassio ad esempio, sottoposto ad un prolungato digiuno con morti procurati dalla dissenteria.
Sulla irreversibilità ed il rischio di carestia, ha sottolineato la dr.ssa Penzavecchia, grava il pericolo di un ritardo nella sua proclamazione che sfalserebbe i tempi di intervento utile, come avvenne in Somalia nel 2011 quando la carestia fu dichiarata quando già aveva provocato 200 mila vittime.
L’intervento della Dr.ssa Claudia Zuncheddu , della Associazione Italiana Medici per l’Ambiente ha disegnato il quadro dell’impatto del conflitto sull’ambiente a Gaza, che ha registrato un picco di metalli pesanti presenti nell’aria , quali il cadmio, rilasciato dalle esplosioni delle armi, così come l’inquinamento causato dalle macerie degli edifici, fino ai danni provocati dalla distruzione di cinque stabilimenti di acque reflue,1200 tonnellate di rifiuti di varia natura che vengono bruciati con sforamento dei livelli di diossina nell’aria ma anche nelle falde acquifere. La dr.ssa Zuncheddu ha sottolineato la fratellanza tra la Palestina e la Sardegna e le preoccupanti analogie tra le due terre in termini di occupazione militare, devastazione ed inquinamento del territorio e depauperamento del sistema sanitario e si è augurata il termine definitivo del sanguinoso conflitto.
Il presidente della associazione Sardegna Palestina –Fawzi Ismail – ha presentato e tradotto l’intervento dell’accademico di Gaza Salah Zakut che ha narrato la sua vicenda di esilio, comune a molte migliaia di palestinesi, di oltre 40 anni da Gaza. Un esilio che è stato costellato da una serie di lutti di famigliari di Salah Zakut rimasti in terra di Palestina.
L’incontro si è chiuso con una serie di interventi del pubblico in sala che hanno denunciato la distorsione delle informazioni del main streaming sull’eccidio sistemico della popolazione di Gaza.
La violazione di una serie innumerevole di reati e di principi denunciati anche dal Segretario dell’Onu Antonio Guterres sono stati ripresi anche dal quotidiano israeliano Haaretz che in un articolo dello scorso gennaio:” L’esercito israeliano ha fatto irruzione nell’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahia il 27 dicembre, per la terza volta… cinque componenti del personale medico, tra cui un pediatra, sono stati uccisi dall’esercito israeliano. Il direttore dell’ospedale Kamal Adwan è il medico Hossam Abu Safiya: suo figlio Ibrahim è morto in un attacco aereo israeliano sulla struttura a ottobre e Abu Safiya stato arrestato dall’esercito Israele ha confermato che è detenuto nel centro di Sde Teiman, dove secondo le organizzazioni per la difesa dei diritti umani i palestinesi subiscono abusi e torture.”
Lo stesso quotidiano israeliano ha denunciato che “È lecito supporre che i danni intenzionali agli ospedali di Gaza abbiano uno scopo diverso…In assenza di strutture mediche, il nord di Gaza si svuoterà più rapidamente, mentre i malati e i feriti fuggiranno verso sud nel tentativo di trovare assistenza. Un’area così grande non può essere lasciata senza ospedali, soprattutto durante una guerra…La quarta convenzione di Ginevra riconosce uno status speciale agli ospedali in tempo di guerra. La presenza di armi leggere e munizioni in un ospedale non giustifica un attacco, neanche la presenza di combattenti nemici tra i pazienti ricoverati”.
La situazione degli ospedali a Gaza – come riportato da rappresentanti dell’organizzazione Medici Senza Frontiere- vede solo 6 posti in terapia intensiva rispetto ai 150 presenti prima dei bombardamenti, mentre il numero dei posti letto è passato dai 2000 ai 350 e manca di tutto dai generatori agli impianti di sanificazione dell’acqua.
Di seguito lasciamo l’Iban per la raccolta fondi destinati all’ospedale Al Awda istituita dalla Associazione Amici Sardegna Palestina. Iban: IT 86 D 076 010 48 000 000 129 070 85 Causale: Raccolta Fondi Emergenza Gaza