La Sardegna che resiste
1 Marzo 2019[Graziano Pintori]
Pubblichiamo l’intervento di Graziano Pintori, presidente provinciale dell’Anpi, letto durante la giornata l’Italia che resiste, tenutasi il 2 febbraio scorso a Nuoro.
C’è un verbo a cui l’Anpi è particolarmente affezionata: Resistere. E’ stato il verbo dei partigiani, è il verbo dell’antifascismo. E’ il verbo di chi ha coraggio, di chi è umile ma non accetta umiliazioni. Noi, qui, tutti noi, siamo qui perché non vogliamo essere umiliati; siamo umani e vogliamo continuare a essere tali. Perciò, per noi, resistere significa respingere chi vorrebbe umiliarci, per nome e per conto di chi chiude i porti e fa leva sulla paura per espellere stranieri e promulgare leggi liberticide.
Resistere per noi significa intraprendere una nuova Resistenza. Le lancette del disastro ambientale sono ferme sull’orlo del precipizio: due minuti e mezzo prima dell’ora fatale. E’ di questo che il genere umano dovrebbe occuparsi e preoccuparsi per resistere e fare resistenza a chi detiene le sorti del pianeta, ossia ai padroni dell’energia e ai signori delle guerre. Invece, siamo costretti ad occuparci di altri temi che ci distolgono dal grande e grave problema del disastro ambientale.
Infatti, siamo qui per respingere le politiche anti umanitarie del governo. Siamo qui per resistere. Resistere per difendere la qualità e il valore della democrazia; Resistere perché crediamo sull’equità, sull’inclusione, sul sapere; Resistere per ridurre drasticamente il divario tra ricchi e poveri; Resistere per ridurre le disuguaglianze e la vulnerabilità delle persone povere, straniere, emarginate. Resistere contro chi vuole ampliare il divario tra regioni ricche e regioni povere; Resistere per frenare la dispersione scolastica e garantire l’accesso all’educazione e alla formazione per tutti, indistintamente; Resistere per i diritti fondamentali dei migranti, richiedenti asilo e rifugiati; Resistere alla tirannide del debito pubblico; Resistere alla tirannide del denaro e della speculazione finanziaria; Resistere perché vogliamo vivere per lavorare, non lavorare per vivere (o sopravvivere).
Resistere alle tecnocrazie che favoriscono le disuguaglianze e la distruzione del lavoro per accumulare facili e incommensurabili quantità di denaro; (lo sterco del diavolo, lo definirebbe il papa) Chiudo con una citazione di Leone Ginzburg estrapolata dalla prefazione a Guerra e Pace di Tolstoj, in cui sottolinea la differenza tra i vari personaggi: Ci sono quelli condannati a recitare una parte non scritta da loro, anche se tutti s’immaginano di improvvisarla e vivere all’istante; Gli altri, sono quelli che amano, soffrono, sbagliano, si ricredono, cioè, in una parola, sono quelli che vivono. Sono i personaggi umani. La guerra è il mondo degli inumani, la pace è il mondo umano. Noi siamo qui perché siamo Umani! Restiamo Umani! Restiamo uniti nella nuova Resistenza!