La Sardegna delle disuguaglianze
3 Novembre 2022[Graziano Pintori]
Sulla falsariga dei giornali gossip che narrano di storie e fatti personali di attori, attrici e potenti mi è capitato di leggere, su un quotidiano sardo, che molti di questi ultimi personaggi: finanzieri, industriali, re e principi, soprattutto arabi, si rilassano su milionari yacht nelle baie di Cannigione, Portisco, Porto Rotondo e Porto Cervo.
La notizia era imperniata sul fatto che quei galleggianti dorati raggiungessero il valore complessivo di circa quattro miliardi di dollari, ossia una quisquilia rispetto al patrimonio personale complessivo dei proprietari, stimato intorno ai 261 miliardi. Cito a mo’ d’esempio lo sceicco di Abu Dhabi Monsour Al Nahyan titolare di un patrimonio pari a 38 miliardi di dollari e di uno yacht da 600 milioni, lungo non so quante decine di metri.
La somma di 600 milioni, per farci un’idea del valore, corrisponde al finanziamento triennale che la regione sarda ha disposto per il rilancio dei porti marini isolani. La cronaca riferisce che la Sardegna, fra le regioni italiane, occupa il terzo posto, dopo Campania e Toscana, nel dare ospitalità al lussuoso turismo dei magnati, un fatto che inorgoglisce il Presidente della Giunta Regionale Sarda: ” si tratta di turismo che produce effetti benefici sul territorio e consolida Olbia, che cresce da ogni punto di vista…”. Incontestabili saranno i benefici per Olbia, come pure incontestabile è che Olbia non è la Sardegna, cioè quel restante territorio isolano sottoposto da vari lustri a sopportare una pesante crisi economica/sociale, ultimamente aggravatasi a causa della pandemia e dei fuochi di guerra accesi nel cuore dell’Europa.
Crisi che la presenza dei facoltosi vacanzieri non tendono ad alleviarla, anzi, dal mio punto di vista, si tratta di una presenza che distorce la realtà, dal momento in cui presenta la ricchezza ostentata dai croceristi come un fatto naturale e non uno schiaffo contro la palese povertà diffusa nell’isola. Propongo come controcanto a questa sfilata di “bagnarole” dorate e alla ricca ciurma, la questione dello spopolamento che affligge la Sardegna tutta (Olbia esclusa con qualche altra cittadina), un fenomeno che trova causa soprattutto nell’assenza di lavoro stabile e retribuito regolarmente.
Non cito statistiche per dimostrare che a tantissimi giovani e meno giovani sardi è preclusa la possibilità di programmarsi un futuro, compreso quello di potersi formare una famiglia, infatti la fuga di circa ottomila sardi dalla propria terra, nell’arco dei primi sette mesi del 2022, è indicativo trattandosi di un esodo verso luoghi dove è più concreta la possibilità di tenere viva la speranza di un domani. Fra le altre cose bisogna ricordare che l’amministrazione regionale ha dimostrato la sua incapacità nell’affrontare quest’annoso problema con la necessaria determinazione; non a caso sono assenti dalla politica regionale percorsi virtuosi verso economie in grado di favorire nuove opportunità di lavoro.
Percorsi che, ovviamente, non dovrebbero trascurare i servizi primari quali scuola, sanità, viabilità e la continuità territoriale aerea e navale, per rompere concretamente l’endemico isolamento cui sono condannati i sardi, fra l’altro costretti a subire la crescita dei prodotti importati, dannatamente sempre più cari rispetto alla penisola. Il quadro decadente dell’isola è in netta contraddizione rispetto ai super yacht elogiati dal presidente Solinas, il quale con il suo panegirico incoraggia il mercato del gossip, che ha lo scopo di fare apparire l’isola come un luogo dorato, dove tutto luccica secondo un’esclusiva immagine vacanziera.
A favorire la falsa visione dell’isola che non c’è, contribuiscono i dati diffusi dall’Agenzia del credito Fitch – con sede a New Jork e Londra -, che colloca la Sardegna nella scala BBB+, vale a dire un segno + che riconosce alla Sardegna un’alta affidabilità in quanto, secondo lo scodinzolante Presidente della Giunta Regionale: “Abbiamo i bilanci a posto, sappiamo spendere bene i fondi europei e siamo perciò più credibili”. Questo ci permette di affrontare le emergenze e attrarre investitori, anche perché rispetto all’Italia la Sardegna ha speso di più (69%) i fondi europei 2014/2020; inoltre, siamo puntuali nel pagare i fornitori: anche 18 giorni di anticipo rispetto alle scadenze”.
Insomma “L’isola che non c’è” di Edoardo Bennato è sempre una bella canzone, come pure, dello stesso autore, è sempre attuale: “Non sono solo canzonette”. Stando fuori dal pentagramma musicale sappiamo che le agenzie finanziarie mondiali, tipo la Fitch, sono note per l’aggressività e capacità di determinare le sorti economiche e sociali delle nazioni e delle regioni, se non rispettano le regole della finanza dettate, probabilmente, anche da chi con i loro yacht invade la Gallura. Nonostante tutto il Presidente Solinas utilizza il giudizio di cui sopra come un risultato invidiabile della sua gestione, il quale deve essere considerato come la miglior prova del suo operato e dello schieramento di destra che lo sostiene. Secondo me, ribadisco, si tratta di un modo, come tanti altri, di distorcere la realtà dai problemi veri che affliggono l’isola con i suoi abitanti: disoccupazione, conseguente spopolamento e declino dei servizi primari sempre più orientati verso la loro privatizzazione.
Per chiudere, io vedo la Sardegna schiacciata tra l’Agenzia Fitch e gli esponenti della finanza mondiale mentre si bagnano il fondoschiena nelle tiepide acque galluresi, confortati dal giudizio dalla Giunta Regionale con a capo il nostro tamburino sardo, Solinas, che plaude gaudente.