La scuola di precariato e … del precariato
16 Maggio 2015Gavino Dettori
Non ci eravamo accorti che avevamo una fabbrica di eccellenza, …. che ha tre prodotti finiti, di cui il finale, l’ultimo della catena, (lo studente) è il fine della produzione, ottenuto per merito del prodotto intermedio (il professore precario) che è considerato a valore zero.
Si parte con un plafond di addetti: i professori di ruolo, sostenuti da uno stoc di pseudo professori, tenuti a disposizione (ma utilizzati tutto l’anno e per vari anni) per coprire le cattedre vacanti, in genere nelle sedi più disagiate.
La maggior parte di questi ( che coprono posti disponibili) sono plurilaureati ed anche abilitati, hanno varie specializzazioni, fanno parte di una graduatoria per titoli e per anni di servizio
Fare un corso di specializzazione significa acquisire punteggio, e con anche un punto si possono scavalcare vari colleghi. E’ logico che tutti si facciano le specializzazioni disponibili, tornando così tutti alla pari.
Ma lo Stato li considera sempre non idonei ed in ogni caso dovranno pur scontrarsi ancora fra di loro affrontando concorsi (questa è la logica della selezione).
I concorsi non si fanno per selezionare i più bravi, ma per legalizzare l’assunzione in ruolo: diversamente, uno Stato accorto e premuroso di una “buona scuola”, li selezionerebbe all’origine. Peraltro, la selezione è fatta sulla conoscenza della materia, non sulla capacità didattica, che non viene insegnata in alcuna scuola italiana, ed ogni insegnante la impara in proprio sul campo, con gli anni di servizio, che poi vengono di colpo svalutati .
L’insegnamento è considerato una vocazione e una passione che nasce per la trasmissione della conoscenza: Socrate insegnava perché aveva la conoscenza ed aveva la passione per trasmetterla ad altri, il desiderio di condivisione con altri è il più nobile dei sentimenti.
La capacità di trasmettere la conoscenza non è così semplice; dipende dalla formazione intima e umana di sapersi relazionare agli altri, e non tutti sono ugualmente bravi. Per questo il lavoro di programmazione collegiale nei Consigli di Classe, è fondamentale per omogeneizzare il metodo della didattica e renderlo più efficace verso gli studenti. Ed è nei Consigli di Classe che bisogna valorizzare la così detta libertà di insegnamento, in funzione del diritto degli studenti, e non solo della libera espressione del docente che spesso arriva distorta e ambigua allo studente.
Nella libertà di insegnamento bisogna trovare la verifica di un proficuo lavoro comune rivolto agli studenti.
In questo senso i criteri di valutazione dei docenti che si vogliono proporre, dovranno condurre i docenti, a valorizzare il momento programmatico dei Consigli di Classe. Il profitto raggiunto dalla classe , è il giudizio di merito di tutto il corpo docente di quella classe., ed ha valore oggettivo, in funzione dei livelli di partenza e di arrivo, e delle condizioni ambientali.
E’ falso dire che si fa “ buona scuola” incentivando economicamente il bravo docente, se resterà solo e scoordinato dagli altri; e poi, di quelli che non saranno giudicati bravi, cosa se ne farà? E dove si troveranno i bravi che mancano, se i meno bravi saranno sicuramente la maggior parte? Ed in ogni caso saranno quelli rimasti a disposizione!
Ma i docenti non hanno chiesto mai di differenziarsi per incentivo per merito,… e questa è pura invenzione per frantumare la categoria, suscitando gelosie e favoritismi in una categoria tanto importante e fondamentale per la crescita sociale ed economica, ed altrettanto esclusa dal riconoscimento del merito economico.
Credo che un “ buon PROGETTO scuola” si evidenzi dal modo di valutare il lavoro del docente, che significa pensare a come organizzarlo, non lasciandolo alla sola conoscenza della materia del singolo docente, perché la scuola di massa richiede metodi didattici diversi dall’insegnamento individuale, o di elites.
La scuola di massa è la scuola della DEMOCRAZIA, ed è per lo sviluppo di questa, che bisogna attrezzarla.