La secessione dei ricchi
16 Febbraio 2019[Massimo Dadea]
Nella indifferenza di tanti si sta consumando la più grande rapina a carico della nostra Autonomia Speciale, o di quello che resta di essa. Nel silenzio di molti – Lega e M5S, Salvini e Di Maio, con la complicità del PD – stanno portando avanti lo smantellamento dell’attuale assetto istituzionale: la secessione delle regioni ricche. Nella disattenzione di troppi si sta concretizzando il disegno della creazione delle tre macro regioni del nord: Veneto(Lega), Lombardia(Lega) ed Emilia Romagna(PD). A queste super regioni verrà assicurata una autonomia differenziata: maggiori competenze da esercitare con maggiori risorse. Ad iniziare dalla autonomia finanziaria: il fabbisogno verrà determinato sul reddito prodotto da ciascuna regione, il calcolo dei costi e della capacità di spesa avverrà su base territoriale e non più per cittadino. Il Veneto ha calcolato che per esercitare le maggiori competenze gli siano necessari i 9/10 dei tributi versati nel proprio territorio. Quindi la regione che ha di più, avrà di più. Viene così scardinato il principio costituzionale della perequazione e della redistribuzione solidale delle risorse. Questo si tradurrà, ad esempio, in una autonoma organizzazione del sistema scolastico: un proprio sistema formativo, una propria modalità di finanziamento delle scuole paritarie, la possibilità di selezionare il personale, magari su base territoriale. Ma è sul terreno dell’uguaglianza dei cittadini rispetto al diritto alla salute che si avranno le più spiacevoli conseguenze. Le maggiori capacità di spesa accentueranno il divario esistente sulla qualità delle infrastrutture e delle prestazioni sanitarie. Già oggi nel meridione l’aspettativa di vita è più bassa di quattro anni rispetto alle regioni del settentrione. Si riproporrà, così, il triste fenomeno della migrazione sanitaria e dei “viaggi della speranza”. Tutto questo avviene nel silenzio delle altre regioni ordinarie e sopratutto di quelle a statuto speciale. In Sardegna si assiste sconcertati alla afasia dei partiti, dei movimenti, delle forze sociali, del mondo della cultura, e delle “istituzioni autonomistiche”. Il tema della difesa dell’Autonomia Speciale è il grande assente di questa campagna elettorale. Nessuno ne parla, tutti la evitano. La verità è che l’Autonomia è morta, ma tutti fanno finta di niente. E’ morta perché è diventata uno strumento inadeguato rispetto ai bisogni di autogoverno della società sarda. Una scatola vuota, un simulacro privo di poteri. L’Autonomia è morta e con essa è morto il patto costituzionale che lega la Sardegna allo Stato. Quel patto è stato disatteso e disconosciuto per primo da uno dei contraenti, lo Stato italiano. Ma le responsabilità maggiori del fallimento dell’Autonomia sono tutte nostre. Di una classe politica dirigente che non è stata capace di utilizzare a pieno tutte le potenzialità dello Statuto d’Autonomia. Ed allora perché stupirci di fronte alla secessione delle regioni ricche del nord? Perché meravigliarci davanti al tentativo di rapinare le risorse dello sviluppo del Mezzogiorno? Perché allarmarsi di fronte a chi vuole disarticolare l’unità del Paese?
16 Febbraio 2019 alle 18:38
Sul tema v. una riflessione di Tonino Dessì su Democraziaoggi
http://www.democraziaoggi.it/?p=5951#more-5951