La solidarietà alla rivoluzione del Rojava non può essere criminalizzata
16 Febbraio 2019[red]
La Rete Kurdistan Sardegna lancia un presidio il 21 Febbraio 2019 alle ore 9.00 di fronte al tribunale di Cagliari per mostrare la solidarietà a Luisi Caria, agli altri inquisiti e per dimostrare ancora una volta che la solidarietà attiva alla rivoluzione del Rojava non può essere fermata o criminalizzata in nessun modo. Pubblichiamo l’appello della mobilitazione in sostegno ai combattenti internazionalisti.
Nell’orrore della guerra, i curdi e le altre popolazioni della Siria settentrionale, hanno costruito un sistema di convivenza pacifica e democratica, basato sulla liberazione della donna e sulla gestione comune delle risorse. Per anni questo nuovo modello di società ha dovuto difendersi dalle orde terroriste e genocide dell’Isis, sostenute dalla Turchia.
Centinaia di volontari e volontarie sono partite da tutto il mondo per unirsi alla resistenza dei popoli della Siria del nord nella lotta al sedicente “Stato Islamico” o per contribuire in altro modo allo sviluppo della rivoluzione democratica. Oggi il dittatore Erdogan attende il completamento del ritiro americano per invadere la Siria del Nord e perpetrare una vera e propria pulizia etnica, nell’indifferenza degli stati europei, che mostrano interesse solo per gli affari che fanno con la Turchia. In questo quadro si è avviato in Sardegna e in Italia un processo di criminalizzazione di tante e tanti combattenti del terrorismo come fossero essi stessi dei terroristi.
In Sardegna, nello scorso settembre, 3 internazionalisti sono stati inquisiti per terrorismo, mentre in Italia, nel mese di gennaio la questura di Torino ha richiesto contro 5 combattenti e solidali la misura della Sorveglianza Speciale. Si tratta di una misura di “prevenzione” che ricorda molto il “confino” dell’epoca fascista e che, se applicato contro dei militanti, implicherebbe la negazione del diritto di svolgere ogni attività politica.
Uno dei solidali sardi già inquisiti per 270bis, Luisi Caria, il quale, nel 2017, prese parte alla liberazione di Raqqa dalle forze dell’ISIS con l’International Freedom Battalion, ha ricevuto nelle scorse settimane la richiesta per lo stesso tipo di misura di prevenzione dei cinque torinesi che sarà discussa al tribunale di Cagliari il 21 Febbraio. Le tempistiche e le modalità con cui se questure si stanno muovendo suggeriscono un coordinamento da parte dello stato italiano, nello specifico del ministero degli interni (di cui le questure sono emanazione) riguardo al trattamento di coloro i quali e le quali hanno mostrato concretamente la loro solidarietà ai popoli della Siria del nord.