La storia di un’opera pubblica

29 Febbraio 2012

Stefano Deliperi

Ci sono delle vicende che possono costituire l’apertura di una vera e propria “finestra” su come vengano gestiti interessi e poteri pubblici, iniziative imprenditoriali e relazioni fra pubblico e privato. Un caso di rilievo per Cagliari e la Sardegna – anche perché approfonditamente esaminato dalla magistratura di controllo – è quello del restauro e del recupero conservativo del Colle e del Castello di San Michele, opera di grande rilievo perché ha permesso la realizzazione di un grande parco pubblico e il recupero di un Castello di grande valore storico-culturale, da adibire a sede di mostre e manifestazioni aperte al pubblico.
L’intero sviluppo dell’importante opera pubblica è stato oggetto di ripetute indagini di controllo sulla gestione (art. 3 della legge n. 20/1994 e s.m.i.) da parte della Sezione di controllo della Corte dei conti per la Sardegna (vds. deliberazioni n. 10/2005 del 24 maggio 2005, n. 216/1999 del 22 aprile 1999, n. 185/1997 del 10 dicembre 1997). E la realtà emersa ha delineato il tipico quadro di una “grande opera” di quegli anni in questa nostra Sardegna. Il restauro e il recupero conservativo del Colle e del Castello di San Michele nasce alla fine degli anni ’80 del secolo scorso come Progetto F.I.O. n. 216, uno dei tanti che hanno beneficiato degli oltre 21 mila miliardi di vecchie lire fra il 1982 e il 1989 per la realizzazione di opere pubbliche e l’incremento dell’occupazione su tutto il territorio nazionale.    La realizzazione del progetto venne affidata dalla Regione autonoma della Sardegna (Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, spettacolo, informazione e sport)1 alla Società consortile Cagliari 88 a r.l., la cui parte preponderante era costituita dal Gruppo Cualbu. Al termine dei lavori la gestione del parco e del Castello sarebbe stata competenza del Comune di Cagliari. Non venne espletata alcuna gara d’appalto, ma venne utilizzato impropriamente l’istituto della “concessione di costruzione e gestione”: “il ricorso all’istituto della concessione di costruzione e gestione, disciplinato dalla legge 24 giugno 1929, n. 1137, permette di rifugiarsi nell’unica ipotesi derogatoria al regime concorsuale pubblico di derivazione comunitaria disposto con la legge 8 agosto 1977, n. 584 e successive modifiche ed integrazioni, che (art. 3, comma 1°, lett. a)” (deliberazione Sez. contr. C.d.C. Sardegna, 24 maggio 2005, n. 10/2005).
Tuttavia, “nel Progetto F.I.O. n. 216 l’ingente finanziamento del complesso di interventi (lire 39.466.815.329) è, in effetti, di esclusiva provenienza pubblica, tanto statale (lire 27.050.000.000) quanto regionale (lire 12.416.815.329)” (deliberazione C.d.C. citata). In parole povere, vennero assegnati lavori per quasi 40 miliardi di vecchie lire complessive senza alcuna procedura selettiva. Non solo “la mancanza di un puntuale computo metrico e di un’adeguata stima dei lavori nel progetto esecutivo non ha potuto che portare ad una sensibile diseconomia … ne è riprova il fatto che con la III perizia suppletiva di variante è stato introdotto un aumento complessivo di spesa di lire 11.000.000.000, con la previsione di superiori oneri economici per interventi già previsti nel progetto originario” (deliberazione Sez. contr. C.d.C. Sardegna, 24 maggio 2005, n. 10/2005).
Come se non bastasse, la Regione non prese possesso del complesso di opere al termine dell’anno di gestione provvisoria (13 giugno 1997) previsto in convenzione, con ulteriori òneri finanziari a carico dell’amministrazione pubblica per remunerare la “gestione di fatto” da parte del Consorzio realizzatore. In buona sostanza, solo per la “pressione” della Corte dei conti il parco veniva aperto d’urgenza e in via provvisoria (1998, dopo 10 anni di lavori) dall’allora sindaco di Cagliari Mariano Delogu e solo dopo ulteriori anni venivano attivati i servizi di ristorazione e aperto il Castello a manifestazioni pubbliche.
Chi ha avuto la pazienza di leggere fin qui potrà essersi fatto la propria idea su certe prassi disinvolte in uso nella nostra Sardegna e i relativi attori.

1 Commento a “La storia di un’opera pubblica”

  1. Elisabetta Carroz scrive:

    Che orrore come è stato ristrutturato quel Castello …. Ma con tutti i soldi spesi non si poteva fare inerente al Medioevo? L’impresa ha fatto i lavori senza gara d’appalto …..qualche dubbio mi sorge …ma è la Sardegna che va …..certo che Donna Violante si sta rivoltando …..e debbo dire anche io

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