L’Altra Sardegna contro l’occupazione militare
3 Dicembre 2014L’Altra Sardegna
La redazione del manifesto sardo pubblica il contributo dell’associazione “L’Altra Sardegna” e invita tutte e tutti alla partecipazione della manifestazione sarda contro l’occupazione militare, per il blocco immediato di tutte le esercitazioni militari, la chiusura di ogni base militare e poligono presente in Sardegna e la bonifica dei territori e la riconversione ad uso civile. La manifestazione partirà (domani ndr) Sabato 13 dicembre alle ore 10.00 al porto militare in piazza Darsena, molo Ichnusa. (Redazione)
Le manifestazioni del 13 settembre e del 13 dicembre rappresentano due grandi mobilitazioni di popolo che fanno da spartiacque tra passato e futuro. Il compimento di un lungo percorso di lotte di partiti e comitati che hanno mantenuta viva l’esigenza di liberarci dalle basi militari ma che fino ad ora non hanno ottenuto molto. L’abbandono della Maddalena infatti risponde più ad una esigenza USA che a una decisione del governo italiano e se si pensa che il processo Quirra può facilmente essere dirottato su una linea morta.
Dobbiamo imparare dalla lotta vincente contro l’installazione dei radar, lungo la costa da Cagliari a Porto Torres, per mettere a punto una lotta caratterizzata dalla pratica dell’obbiettivo. Queste manifestazioni rappresentano il momento di avvio e di prosecuzione di una mobilitazione di massa che non si era mai vista. Nel passato abbiamo avuto certamente la grande mobilitazione della popolazione che impedì le esercitazioni a Pratobello, ma oggi siamo in presenza di una mobilitazione di carattere regionale e con un forte connotato sovranista che mette in discussione l’uso complessivo che della Sardegna hanno fatto governi e giunte regionali.
In questi 50 anni le contestazioni sono state utilizzate dalla maggioranza dei gruppi dirigenti sardi dei partiti e dei sindacati confederali per tenere aperta una continua trattativa con lo stato basata sullo scambio di territorio e salute della popolazione con posti di lavoro; è stato quindi difficile far avanzare a livello di massa un progetto alternativo basato su un’agro-industria collegata alla conservazione e trasformazione di prodotti doc in modo da alimentare un turismo in cerca di luoghi belli, salubri, con buon cibo e culturalmente interessanti. Il colonialismo capitalista ha vinto sulle contestazioni del passato, ha realizzato una egemonia culturale con il modello dell’individualismo e dello spreco dei beni comuni ma sta faticando ad imporre ulteriormente il suo sviluppo distorto perché si è andata sviluppando ed organizzando una forte richiesta di sovranità del popolo.
E’ questo contesto il dato di novità rispetto al passato; resta, però, il rischio che personaggi che hanno prodotto il danno cerchino, anche attraverso spericolate giravolte, di trovare con il governo un nuovo punto di equilibrio. E’ emblematica la richiesta di chiudere alcune basi e, al contempo, potenziare Quirra facendone un centro di eccellenza per l’industria militare e la sperimentazione di nuovi sistemi d’arma.
Questo non è restituire al popolo sardo sovranità sulla sua terra ma tentare di usare la crisi per rilanciare ad un livello più alto la militarizzazione per produrre più valore aggiunto. Quanto sta avvenendo in molte parti del mondo mette bene in luce come l’imperialismo abbia sempre meno bisogno di progettare grandi sbarchi (vedi guerra mondiale) ma sempre più bisogno di alta tecnologia per condurre guerre di distruzione a distanza con l’impiego di pochi uomini. A questo dobbiamo prestare attenzione mentre sviluppiamo la mobilitazione per impedire compromessi fra giunta e governo che non modificano la sostanza della situazione.
Coloro che si sono impegnati per portare nelle elezioni europee rappresentanti, autonomi da PD e da centrosinistra, per un’Altra Europa, per il diritto dei popoli a ribellarsi ai poteri delle banche e delle multinazionali e ad affermare la propria sovranità, sono ora impegnati in Sardegna per proporre un progetto unificante di quanti non si riconoscono nella politica delle forze al governo e, nel rispetto delle diversità, si riconoscono nella necessità di una lotta comune: occorre affrontare un avversario che opera su molti piani, dal militare all’energetico, dall’alimentare al culturale. La Marcia che si è svolta in primavera e le iniziative contro le basi costituiscono un esempio della possibilità di cui dispone oggi chi non è disposto a chinare la testa.
Per questo l’Altra Sardegna è intervenuta il 13 settembre a Capo Frasca e interverrà domani alla grande manifestazione che si terrà a Cagliari, come sarà sempre presente per sostenere quelle lotte che servano ad affrancare i popoli dal colonialismo e dall’asservimento ai poteri forti che lucrano sulla salute degli uomini.
*nell’immagine: serigrafia, anno 1974