Oltre l’astensionismo

16 Gennaio 2014
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Marco Ligas

Spesso le elezioni, e le campagne elettorali che le accompagnano, riservano delle sorprese: succede che cambino improvvisamente le alleanze o le scelte programmatiche di alcune formazioni politiche o quelle dei loro dirigenti. Questa volta l’evento imprevisto più clamoroso ha riguardato il Partito Democratico.
È fuori dubbio che ci sia stata una stranezza, meglio un’incongruenza, nel comportamento del Pd sardo: ha candidato Pigliaru come Presidente alle prossime elezioni regionali e ha escluso la vincitrice delle primarie Francesca Barracciu; ha fatto questa scelta per riacquistare la credibilità compromessa dall’uso improprio del finanziamento pubblico praticato non solo dalla Barracciu ma dall’intero gruppo consiliare. Nello stesso tempo ha riproposto gli altri inquisiti nelle diverse circoscrizioni perché possano ridiventare consiglieri regionali.
Questa doppiezza pone alcuni interrogativi: 1) la moralità delle persone, in particolare di coloro che rappresentano o rappresenteranno le istituzioni, non dovrebbe essere valutata con criteri di giudizio univoci? 2) E perché Francesca Barracciu viene esclusa mentre gli altri rimangono saldamente legati alla consueta rete clientelare, magari pronti a perpetuare le sconcezze di un sistema di potere che ormai ha inglobato tutti e perciò non ha più alcuna familiarità con i valori della moralità, della democrazia e della giustizia sociale?
Paradossalmente la scelta del gruppo dirigente sardo del Pd induce chi vuole valutare questa vicenda con obiettività a schierarsi dalla parte della Barracciu non perché sia esente da responsabilità ma perché trattata con disparità rispetto ai suoi compagni di partito. E rende comprensibile il disappunto e il giudizio severo che lei stessa ha espresso contro i capibastone ancora presenti ai vertici di una formazione politica, il Pd appunto, che avrebbe dovuto promuovere un rinnovamento nella vita politica della Regione.
Ciò che sconcerta in questa circostanza è che a Francesca Barracciu, dopo il siluramento, venga rivolto l’apprezzamento per avere dimostrato che l’impegno politico non è per lei una ricerca di posti di potere ma soprattutto, quando serve, una disponibilità alla disciplina di partito: affermazione degna di una residua e infelice concezione del centralismo democratico evidentemente non ancora scomparsa.
Tutto ciò viene giustificato sostenendo che la scelta su Pigliaru rappresenta il di più necessario perché la coalizione di centro sinistra possa risultare vincente; Pigliaru, aggiungono i suoi sostenitori, è l’uomo giusto per superare “il trauma della sostituzione di una candidata scelta con la procedura democratica delle primarie”!
Ma in realtà potrebbe succedere anche il contrario, cioè che la credibilità di un personaggio al di fuori di ogni sospetto da pratiche clientelari possa subire un ridimensionamento e una sconfitta in seguito all’alleanza con gruppi dirigenti poco affidabili.
Credo che in questa vicenda non vada sottovalutato il ruolo svolto dagli altri partiti che hanno dato vita alla coalizione del centro sinistra: tutti hanno raccomandato, quasi imposto, il rispetto di una moralità ineccepibile. Perciò nessun indagato avrebbe dovuto far parte delle liste. Successivamente, appena è stata ufficializzata la scelta di Francesco Pigliaru come candidato Presidente, tutti hanno espresso il loro consenso, ma al tempo stesso nessuno si è ricordato che anche le liste delle singole formazioni avrebbero dovuto tenere fuori gli indagati. Nessuno si è ricordato tanto è vero che questi sono presenti come se gli impegni assunti precedentemente fossero caduti immediatamente in prescrizione.
Evidentemente la voglia di partecipare comunque alla competizione elettorale prevaleva su tutto il resto, moralità e contenuti programmatici compresi.
Già, i contenuti programmatici; a tutt’oggi del programma si parla poco. Gli unici elementi di cui siamo a conoscenza riguardano le posizioni espresse non tanto tempo fa da Francesco Pigliaru.
E non sono particolarmente incoraggianti perché non si allontanano dalla terapia Monti e dalla politica delle larghe intese: liberalizzazioni, privatizzazione dei servizi pubblici, incognita sulle regole del lavoro dove sembra prevalere la filosofia di Ichino, irrigidimento sulle pensioni. Che questi indirizzi abbiano il consenso del contesto accademico non è di per sé una garanzia per far uscire l’isola dalla crisi. Anche gli obiettivi enunciati in occasione del debutto ufficiale della coalizione (istruzione, lavoro e impresa) non fanno pensare a particolari innovazioni.
Eppure una particolare attenzione meriterebbero le questioni relative al piano energetico regionale, al rischio idrogeologico che corre la Sardegna, alle attività di riconversione industriale e alla tutela generale del territorio sardo. E infine non bisognerebbe esprimere immediatamente un netto rifiuto all’accoglienza delle armi provenienti dalla Siria?
Questo dunque è il centro sinistra, una coalizione che dichiara di opporsi alla politica fallimentare di Cappellacci. Prendiamone atto con tutte le riserve che sono necessarie.
È l’unica che può sconfiggere gli eredi di Berlusconi?
No, questa volta no. Penso che possa farcela anche la coalizione guidata da Michela Murgia. Appare più lineare, non coinvolta nelle pastoie del potere, più sensibile alla domanda di cambiamento espressa dal popolo sardo.
Certo, il modo in cui ha deciso di presentarsi alle elezioni non è stato molto partecipato: un’autoinvestitura degna della prassi dell’uomo solo al comando ormai diffusa in tutti o quasi gli schieramenti politici. È evidente che non potrà essere assunta come principio della nuova democrazia.
Così come non si potrà accettare l’identificazione che Michela Murgia fa con superficialità tra destra e sinistra. Il fatto che i due schieramenti maggiori tendano ad avvicinarsi sfumando le differenze non autorizza ad identificare i valori di sinistra e quelli di destra che rimangono ben distinti e tra loro alternativi.
Che fare dunque in questa campagna elettorale? È nostra abitudine, come Manifesto sardo, non dare indicazione di voto perché riteniamo i nostri lettori capaci di scelte autonome.
Ci è stato chiesto comunque, e ripetutamente, il nostro orientamento; la risposta è quella appena esposta. Io esprimo il mio parere così come faranno tutti i compagni del nostro gruppo di lavoro. Penso che andrò a votare perché ritengo improduttiva l’astensione, e attualmente ho una lieve preferenza per Sardegna Possibile. Non vorrei essere smentito nel corso di questo mese.

11 Commenti a “Oltre l’astensionismo”

  1. Antioco Floris scrive:

    Caro Marco i problemi sono “delicati” e forse io, in quanto candidato in Sardegna possibile dovrei esimermi dall’affrontarli. Voglio comunque fare due considerazioni.
    Una prima sull’autocandidatura di Michela Murgia di cui tanto parlano i suoi detrattori (argomento che si accompagna al fatto, che sarebbe in sé negativo, di essere una scrittrice e pertanto non competente in politica). A quanto mi risulta Murgia è da anni vicina alle organizzazioni indipendentiste ed è attiva in un partito (piccolo ma diffuso in tutta la Sardegna) che è Progres. E da questo partito è giunta la sua candidatura (che, come è normale che sia, è stata rafforzata dalla sua volontà di essere presente – ma spero nessuno sia così ingenuo da pensare che Pigliaru non si sia “attivato” per sostenere la propria candidatura).
    La seconda riguarda la presunta identificazione fra destra e sinistra. Il problema non mi sembra sia di una indistizione di valori, quelli che storicamente hanno caratterizzato queste componenti della sfera politica, quanto piuttosto dell’esigenza di superare una distinzione che è diventata strumentale in funzione della gestione del potere. In questa distinzione – lo dici nella prima parte del tuo articolo – anche le posizioni montiane a cui riconduci Pigliaru possono essere considerate, in un contesto elettorale, di centro-sinistra. Allora forse è meglio superare le etichette e preoccuparsi più della sostanza dei programmi e della prassi politica. E lì che si vedono i valori di fondo.

  2. Davide Canu scrive:

    Bell’articolo e ottime considerazioni che condivido appieno. Complimenti. La foglia di fico costituita da Pigliaru per il centro-sinistra è molto piccola. Certo che la Murgia non discerne troppo fra i due fronti ma è anche parte del gioco elettorale che io però non condivido. L’ennesima delusione è data dai partiti autonomisti che, a parte Progres ovviamente, ancora una volta si presentano disintegrati fra cdx e csx. per i niet dei loro 2guru”. . A presto.

  3. Benigno Moi scrive:

    Solo per inguaribile pignoleria, e dopo la dovuta premessa che non ho alcun interesse a giustificare le scelte del PD e della sua coalizione, che non so manco se voterò: una differenza fra la candidatura Barracciu e gli altri c’è.
    Anzi due, anche se il secondo ancora meno nobile.
    1_ il candidato presidente non lo scegli, se vuoi un presidente di quella coalizione. Fra i consiglieri puoi scegliere chi votare.
    2_ se le accuse al presidente eletto vanno avanti può cadere il governo della Regione e si va a nuove elezioni. Se arrestano un consigliere ne subentra un altro.
    saluti

  4. Lorena Melis scrive:

    Votare un leader che si autoimpone. non è democrazia, e una marea di dubbi mi assale. L’eliminazione della Barracciu e tutti gli altri presenti non la digerisco. Una distinzione fra destra e sinistra è irrinunciabile. Auspicherei con tutta la sincerità possibile persone preparate e con esperienza di potere, persone che sanno il peso delle responsabilità che vanno a coprire e l’ingranaggio degli enti richiede gavetta, esperienza, studio….Oggi son tutte qualità che scarseggiano

  5. Gavino Dettori scrive:

    IL PARTITO DEGLI ASTENSIONITI, quelli che NON VOTANO; quelli che si fanno ESPROPRIARE DEL DIRITTO AL VOTO, dalla MALA POLITICA.

    Chi non è stato mai tentato? … già, anch’io,………. A causa del degrado e della corruzione, della pochezza, dei mestieranti, dell’immoralità in cui è caduta la politica,.. …..
    DELLO SMINUIMENTO DEL PIU’ NOBILE IMPEGNO DELLA VITA: l’impegno per il BENE COMUNE, PER UNA SOCIETA’ GIUSTA di UGUALI, PER LA DIFESA DELLA DIGNITA’ UMANA..
    IL PARTITO DEGLI ASTENSIONISTI è il più grande d’Italia, è il più grande nel mondo delle così dette democrazie; potrebbe governare l’Italia e forse il mondo più “civile” e progredito. Ma è acefalo, composto di persone disilluse, demotivate, scoraggiate dalla speranza di un irraggiungibile BENE COMUNE!Il disimpegno del PARTITO DEGLI ASTENSIONISTI crea un vuoto dove annegano le speranze delle classi disagiate, dei poveri; il recupero della cui dignità farebbe la differenza di un mondo civile.
    ESERCITATRE il DIRITTO CONQUISTATO, non farselo ESPROPRIARE dalla mala politica è un DOVERE di tutti per il BENE di TUTTI.
    Il sistema corrotto si giova dell’astensionismo.Non ho mai sentito di persone, e persone, appartenenti alle CLASSI DOMINANTI, di voler esercitare il DIRITTO NEGATIVO dell’astensione.
    Hanno coscienza che oltre del loro voto, si gioveranno anche del voto dei più poveri, che sono la sofferenza sociale,…… e che riescono a strumentalizzare,….

  6. Peppe Mura scrive:

    Io ho una lievissima preferenza per Michela. Che sta scemando. Però è vero che come dice lei dobbiamo smettere di pensare che esistono ancora destra sinistra. Grazie.

  7. Oltre l’astensionismo | Il Manifesto SardoIl Manifesto Sardo | Renato Tore's scrive:

    […] Oltre l’astensionismo | Il Manifesto SardoIl Manifesto Sardo. […]

  8. Antonio Forcillo scrive:

    Rispondo al Signor Gavino Dettori per segnalargli ciò che forse egli ignora sul cosiddetto Partito degli Astensionisti, che in realtà si chiama invece “Movimento Astensionista Politico Italiano” CVDP, fondato ufficialmente nel 2007, ultimo anno per l’Italia di astensionismo cosiddetto “fisiologico” al 20%…. Giusto per dovere di cronaca, ma soprattutto se il Sig. Dettori lo vuole, può informarsi della valenza politica del movimento o consultando direttamente Google, oppure aprire il sito dove sono riportati tutti i suoi comunicati e azioni intraprese: cliccando a sinistra il link (CVDP) COMMISSIONE DI VIGILANZA PER LA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA, sul sito cittadiniattivibernalda.it

  9. giacomo oggiano scrive:

    Destra e sinistra esistono più di prima. E la Murgia è di destra. Non c’è niente di male, è un suo diritto. Come è un suo diritto avere come classe di riferimento gli “imprenditori”: i nuovi buoni, specie se col cognome che finisce in u e vanno a messa. Infatti i Tanzi, i Merello che portano all’estero i soldi dei dipendenti, le imprese della P3 che fanno razzie di contributi pubblici con le pale eoliche e i pannelli solari, il palazzinaro romano che ha portato all’estero 2,5 miliardi evasi, i Benetton che rastrellano gabelle autostradali senza spender una lira in manutenzione, gli Onorato e Grimaldi che ci hanno raddoppiato le tariffe dei traghetti, i soci della 3A che hanno il monopolio del latte di plastica in Sardegna e hanno devastato l’alto Campidano, i cannibalizzatori locali di coste, non sono imprenditori, sono tutti minatori.
    E alla Murgia, come spiegò nel suo blog, i minatori non piacciono.Troppo sfigati e in via di estinzione. Certo non è sola, Grillo ha detto che destinerà 2 milioni dervati dall’autoriduzione delle indennnità agli “imprenditori”. Io ne conosco uno che due milioni se li è giocati in una notte al casinò.

  10. Davide Canu scrive:

    Considerare la Murgia di destra è alquanto spinto e tende a semplificare il discorso. Evientemente il sig. Oggiano non ha letto il programma di quella coalizione (Sardegna possibile) che segna un netto taglio rispetto ai precedenti programmi per l’isola. Evidentemente e’ più semplice tirare avanti nel solito binario delle comodità e degli agi personali piuttosto che guardare all’interno di un lavoro di un gruppo di giovani e meno giovani di quella coalizione. Ahh dimenticavo di ricordare che la destra esiste ed ha vissuto nel ventennio berlusconiano spesso al potere, è invece la sinistra del sig. Oggiano che non esiste. Quella che ha lasciato fare e convissuto con gli interessi dei berluschini sardi, che non ha avuto il coraggio di cambiare e adesso si nasconde dietro la foglia di fico della candidatura di Pigliaru. Ecco quella non è una sinistra semmai è un coacervo centrista. La vera sinistra è fuori dal parlamento, fuori dalla Regione e adesso si stà riorganizzando nei territori per cacciare via con un duro lavoro i lestofanti della politica, cha hanno permesso di prosperare gli speculatori privi di scrupoli e moralità e adesso gli spregiudicati alla Renzi, che fanno del pensiero unico la loro costante.

  11. Giacomo Oggiano scrive:

    Mi scusi signor Canu, quale programma? E’ la stesa signora Murgia a sostenere che lei non propone un progetto politico e che per lei è sufficiente confrontarsi con la ggente. La sinistra non ha mai avuto la ggente come riferimento, ha avuto sempre gli sfruttati, deboli e una classe, quella operaia, che è tutt’altro che inesistente, anche se ultimamente ha perso la sua organizzazione politica e non ha riferimenti credibili. La sinistra sta con gli sfruttati a prescindere dalla lingua che parlano, dal colore della loro pelle e dai gusti sessuali. Cosa Le fa pensare che stare coi minatori (quelli che in Cina muoiono a frotte sottoterra e a cui in Sud Africa sparano) sia da renziani.Perchè se la prende col sottoscritto. Io ho solo argomentato che la signora Murgia ( che sarà sicuramente un’eccellente scrittrice) si comporta ed esprime categorie tipiche della destra. Poi è vero che come me – che non ho mai avuto incarichi politici di nessun tipo e non sono iscritto ad alcun partito – non fa parte della “sinistra” che ha inciuciato con Berlusconi. Non potrebbe comunque farne parte perchè , ripeto, la signora Murgia è di destra una destra che, tuttavia, è in concorrenza con Berlusconi e Cappellaci che, infatti l’accusa di prendere soldi dagli armatori. Invece di insultare (ci sono già già Grillo e i tolk show), siccome la sinistra ha una storia ed esiste, potrebbe argomentare su come ciò che la Murgia esprime si inscrive nella storia della sinistra.
    Aspetto fiducioso

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