L’autopromozione più importante dei vaccini

3 Marzo 2021

[Ottavio Olita]

Il presidente della Giunta e il suo assessore alla sanità non hanno perso tempo.

Appena ottenuta dal ministro Speranza la dichiarazione, per tutta la regione, di ‘zona bianca’, hanno immediatamente rilanciato: “Se il governo ci metterà a disposizione i vaccini, entro trenta-quarantacinque giorni metteremo al sicuro tutti i sardi”. Ora, prima di fare i proclami, sarebbe bene avere la coscienza a posto e non solo disporre di trombettieri pronti a rilanciare qualunque affermazione, senza verifiche.

Anzi, peggio, stando al duro comunicato diffuso dai presidenti dell’Ordine Regionale dei Giornalisti, Birocchi, e dell’Associazione della Stampa Sarda, Tabasso. Tra l’altro hanno scritto: “E’ tempo che tornino alla loro fisiologia democratica anche i rapporti fra chi esercita il potere in nome dei cittadini e chi fa domande per conto dell’opinione pubblica. Nei mesi scorsi il presidente della Regione si è concesso poco ai giornalisti, spesso con ‘punti stampa’ da remoto con quesiti filtrati e selezionati. Ora comunica tramite interviste autoprodotte”.

Al confronto, Berlusconi era un dilettante. I suoi video perfettamente preconfezionati arrivavano nelle redazioni per diffondere il suo punto di vista politico-istituzionale. Qui si fa autopromozione su un tema sociale fondamentale come la salute. Non bastava la dispendiosa e appariscente campagna ‘Sardi e Sicuri’, ora si gioca su una questione ben più grave. Come si fa a sollecitare il governo ad inviare le indispensabili dosi di vaccino per tutta la popolazione, quando il 50 per cento (o forse più) di quanto già arrivato giace inutilizzato nei refrigeratori? E cosa si fa per consentire ai cittadini di poter accedere alla vaccinazione? Non parlo delle categorie che necessariamente devono essere protette, parlo di tutti gli altri, di noi che lottiamo tutti i giorni contro la diffusione della pandemia rispettando distanziamento personale, igienizzando le mani, indossando sempre la mascherina, senza essere inseriti in alcuna preselezione.

A chi, a cosa, a quale struttura dobbiamo rivolgerci per dichiarare la nostra volontà di essere vaccinati, non solo per la tutela di noi stessi, ma per il dovere sociale di non rischiare di danneggiare altri? E cosa dire per gli ultraottantenni, molti dei quali non più autosufficienti, molti altri privi di telefonino, ai quali si dice che saranno ‘avvertiti con un sms’? Chi metterà a disposizione dell’autorità sanitaria quei numeri di cellulari? Come saranno rintracciati? E come arrivare a chi non dispone in proprio di alcun numero di telefono? Non sarebbe stato molto più semplice, in un regime sanitario che affida tutto ai Cup, attivare un efficace servizio telefonico centralizzato nel quale far convergere richieste e segnalazioni, per poi distribuirle alle strutture locali incaricate di effettuare le vaccinazioni? Ma forse sarebbe stata una soluzione eccessivamente democratica che avrebbe sottratto a piccole e grandi autorità locali o regionali il merito della somministrazione: un diritto trasformato in favore.

Infine. A cosa servirà l’istituzione della ‘zona bianca’ se contemporaneamente non si provvederà a consolidare questa situazione favorevole con controlli veri contro assembramenti, feste clandestine, negazionismo ancora presente nonostante la strage causata dalla pandemia? E se finalmente sarà messa in piedi un’efficace campagna vaccinale saranno i risultati a parlare, non la continua, fastidiosa, stupida, quotidiana campagna di proclami finalizzata all’autopromozione.

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