Le criticità del MES
16 Maggio 2020[Roberto Mirasola]
All’indomani dell’incontro Ecofin di venerdì 8 maggio, buona parte della stampa italiana riportava con enfasi la notizia degli accordi raggiunti, ci si soffermava con dovizia di particolari sul MES, ormai noto, “senza condizioni”.
Insomma una vittoria su tutti fronti. Per diversi giorni sono apparse interviste ed articoli che spiegavano il perché sarebbe da folli rinunciare a una tale opportunità vista la mancanza di futuri controlli da parte della tanta temuta Troika. Si è insistito sulle opportunità derivanti dai bassi tassi d’interesse nel caso in cui si dovesse attivare tale linea di credito. Poco o nulla si è scritto, invece, a commento della notizia che prima, Spagna, Portogallo e Grecia ai quali si è aggiunta successivamente la Francia non sembrerebbero intenzionate ad accedere al MES.
Come mai? Semplice, mentre da noi il dibattito ha assunto aspetti ideologici, che per inciso riguardano anche i fautori del MES e non solo i contrari a prescindere, da altre parti si è invece ragionato. E’ chiaro che in una situazione di forte stress economico come quello attuale, con prospettive future a dir poco preoccupanti, le perplessità a incrementare i debiti sono ovvie. Cerchiamo di spiegare meglio il concetto focalizzandoci sul caso Italiano. Il nostro debito pubblico a oggi già elevato, e da sempre causa di forti preoccupazioni all’interno dei paesi U.E., è destinato ad arrivare al 160% del rapporto debito/Pil. Tutto questo in un contesto di un’economia che non sta crescendo, ma che avrà grosse difficoltà a ripartire, quantomeno nel breve periodo.
Se guardiamo i dati pubblicati il 15 maggio dall’Istat, per il settore industriale, non vi è da stare tranquilli: – 25,8% del fatturato di marzo rispetto al mese di febbraio, – 26,5 degli ordini. Non si salva neanche l’industria alimentare: Federalimentare prevede un calo dell’export del 15% e una diminuzione dei consumi del 18% dovuta soprattutto alla chiusura dei ristoranti. Confcommercio prevede una chiusura delle attività commerciali pari a 270 mila negozi, con una mortalità d’impresa pari al 10%. Certo è doveroso dire che il governo è intervenuto prima con il decreto “cura Italia” e in seguito con il decreto “rilancia Italia” con una manovra di 55 miliardi di euro.
Va detto, però, che l’apparato burocratico non ha dato il meglio di se e quindi molte delle risorse non sono arrivate con il dovuto tempismo, con le relative ripercussioni socio-economiche. Un lavoratore che non riceve la cassa integrazione come fa a vivere? Un imprenditore che chiede i prestiti garantiti dallo Stato ma non li riceve perché le banche applicano le procedure di merito, come fa a far fronte ai fornitori? E’ doveroso dire che le responsabilità non possono essere solo governative, poiché riguardano anche le Regioni, e in generale la Pubblica Amministrazione. Non vanno poi dimenticate le responsabilità politiche in seno alla maggioranza che, per litigi ottusi, hanno ritardato l’emanazione dell’ultimo decreto. Anche l’opposizione non ha fatto la sua bella figura: non una proposta, solo polemiche inutili.
Una volta delineato questo bel quadro nazionale, possiamo tornare al ragionamento iniziale. In una situazione come quello descritta è saggio incrementare ancora il nostro debito? Per quanto andrebbe fatta un ulteriore domanda: se l’Italia dovesse accedere alla linea di credito MES e la Germania, in primis non dovesse farlo, quale sarebbe la percezione dei mercati? Figuriamoci se anche gli altri paesi non accedono al MES.
Certo molti direbbero di non preoccuparsi vista la presenza della BCE, ma quest’ultima non potrà sempre intervenire a sostegno dell’Italia soprattutto alla luce della sentenza di Karlsruhe che ha sollevato il principio di proporzionalità a tutela dei risparmiatori tedeschi. Da più parti si interviene dicendo che il debito pubblico Italiano è sostenibile, ma in economia le aspettative non necessariamente devono avere il connotato della razionalità, figuriamoci poi se gli stessi partner Europei sono i primi ad avere perplessità. Ad esempio il cancelliere Austriaco ritiene che il debito Italiano sia ingestibile.
Come se ne viene fuori? E’ chiaro che la soluzione non possa essere aumentare i debiti seppure con tassi d’interesse bassi. Keynes sosteneva che nonostante la molta acqua (tassi d’interesse bassi) non è detto che il cavallo (economia reale) beva. Quello che serve è un’iniezione di liquidità con interventi a fondo perduto. Senza addentrarci in questa sede, va detto che alcuni paesi si sono notoriamente avvantaggiati dal sistema euro, ora è il momento di riequilibrare, del resto il crollo delle esportazioni tedesche dovrebbe suonare come un campanello d’allarme per la Germania.