Le foibe e la banalità del male
23 Febbraio 2020[Graziano Pintori]
Oggi con molta superficialità sono additati come negazionisti coloro che non condividono la versione sulle foibe sostenuta dai fascisti, ossia i propugnatori di quei regimi che la storia inconfutabilmente ha condannato, perché totalitari e sanguinari, in cui il razzismo, la violenza, la limitazione della democrazia e della libertà sono assunti come metodo di governo.
La destra in “doppiopetto e con la schiena dritta” con frange della destra estrema, grazie al terreno politico particolarmente fertile per nazionalismi, sovranismi e fascismi, strumentalizzano il dramma delle foibe, con l’intento di rivalutare il ventennio fascista di Mussolini e dei suoi sgherri.
Battono con forza la tesi di far passare la tragedia delle foibe e quella dell’esodo giuliano, fiumano e dalmata sotto forma di un genocidio nei confronti degli italiani, per attaccare gli antifascisti, la Resistenza, l’ANPI e tutti coloro che non si prestano alle distorsioni della storia, e all’intento di far credere che fascisti, spie e collaborazionisti dei nazifascisti nel confine italo slavo siano stati i martiri delle foibe.
Non a caso proprio in questi giorni il revanscismo della destra nostrana si rende protagonista di decine di azioni contro italiani di origine ebrea, o familiari di partigiani e partigiane che subiscono oltraggi e le loro case, porte o citofoni sono insudiciati da croci celtiche, svastiche e simili. Come pure lo stesso sudiciume è cosparso sui monumenti e vie dedicati alla resistenza, ai suoi martiri e a personaggi dalla indiscutibile forza democratica.
Sono atti che fanno montare un clima di tensione in tutto il territorio nazionale, quasi da allarme politico – sociale. In questi frangenti, soprattutto coloro che siedono sugli scranni del parlamento, per la responsabilità politica che ricoprono, dovrebbero evitare di creare ulteriori tensioni e provocazioni. Invece, cosa fanno i parlamentari della destra? Presentano alla Camera un disegno di legge, con il quale chiedono la revoca delle risorse che l’ANPI riceve annualmente per le attività che svolge nelle scuole d’Italia, sulla base di un programma concordato con il Ministero dell’Istruzione.
L’accusa che si muove nei confronti dell’Associazione è quella di “essere in contrasto con il contenuto delle norme istitutive del Giorno del Ricordo, negano o minimizzano il dramma delle foibe”. Si tratta di una mossa che palesemente tende in tutti modi di contrastare l’attività degli eredi dei partigiani, che è mirata a tenere vivo l’antifascismo, la Resistenza, il valore della Costituzione, della democrazia, della libertà.
Argomenti ostici e indigeribili per molti rappresentanti della destra, perchè in netto contrasto con la loro idea “dell’uomo forte e del prima gli italiani”. L’ANPI non ha necessità di giustificare il proprio operato ai rappresentanti del “doppiopetto” di almirantiana memoria, però ritiene ribadire, per chi non conoscesse a fondo il nostro impegno civile, di non aver mai sottovalutato e tanto meno minimizzato gli avvenimenti della storia del novecento, tanto meno il dramma delle foibe.
Da sempre l’Associazione Partigiana è abituata a trattare fatti e avvenimenti con estrema serietà e imparzialità, come la storia impone. Mai si è sottratta al confronto con chicchessia,, per dimostrare e far capire le ragioni del suo essere e esistere come Associazione libera e democratica di donne e di uomini. Finanziariamente si regge grazie alle decine di migliaia di iscritti che sottoscrivono il tesseramento.
I proventi del Ministero dell’Istruzione sono dovuti per una prestazione d’opera, che consiste nell’impegno dell’ANPI di diffondere e arricchire la conoscenza della storia contemporanea d’Italia, fino al presente, tra gli studenti. Ritengo che la mossa dei parlamentari della destra sia in sintonia con tutte le provocazioni e manifestazioni di odio nei confronti di ebrei, antifascisti, comunisti e libertari: un modo per acuire la propaganda sovranista e populista. Un modo come un altro per incoraggiare “la banalità del male”, purtroppo sempre più praticata, a volte inconsapevolmente, da persone giovani e meno giovani.
Chiudo citando quanto affermato dal vice presidente nazionale dell’ANPI in occasione del recente seminario pubblico su “Fascismo di confine e il dramma delle foibe”: “Compito della storia è approfondire la ricerca su chi, perché, quanti e quando sono stati vittime, e chi, perché, quanti e quando sono stati carnefici. Questo è compito della ricerca e non della politica; viceversa, la politica, in questa misura, distorce la verità storica e la presenta a vantaggio di questa o di quella parte”.