Le liste d’attesa e la sanità che non funziona

11 Aprile 2025

[Mario Fiumene]

Ormai sono dieci anni che si continua a girare attorno alle liste di attesa in sanità. Si stanziano tanti danari, ma di fatto nulla cambia: se vuoi una visita devi mettere mano al portafoglio e chiedere un appuntamento in privato o in intramoenia nella struttura pubblica.

È di questi mesi la diatriba tra il Ministro della Salute, Orazio Schillaci e le Regioni: il Ministro è contro le inadempienze regionali sulle liste d’attesa e le Regioni lo criticano attribuendo il tutto all’inerzia del Ministero sulla riforma dei medici di famiglia.

In occasione della giornata mondiale della salute celebrata l’otto di aprile il Presidente della Repubblica ha dichiarato: «Tutelare il diritto alla salute sin dalla nascita è condizione imprescindibile per garantire un futuro a tutti i cittadini, riconoscendo che il benessere di ogni individuo contribuisce alla vitalità della comunità». In mezzo alla strada ci sono i cittadini, le famiglie che dovrebbero poter scegliere il miglior percorso per la propria salute.

Le scelte allocative influenzano direttamente la politica sanitaria, determinando la capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini.

Nel marzo del 2021, l’Autorità̀ Garante della Concorrenza e del Mercato rivolgendosi al Presidente del Consiglio dei ministri con la sua annuale Segnalazione di Proposte di riforma concorrenziale ha sollecitato: «una maggiore apertura all’accesso delle strutture private all’esercizio di attività sanitarie non convenzionate grazie a una più intensa integrazione fra pubblico e privato volta ad incentivare la libera scelta di medici, assistiti e terzo pagante”.

Alla luce di quanto detto dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, è opportuno citare due articoli della nostra Costituzione. L’art.9 della Costituzione: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali». E l’art. 41: «L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali».

Appare evidente che l’autorità garante della Concorrenza e del Mercato abbia fatto riferimento all’art.41. Ma per quanto riguarda la salute, non si deve curare solo l’aspetto dell’iniziativa economica privata, perché così si tradiscono l’art.9, e soprattutto l’art.32 La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Il ministro della salute ha ricordato come dal lavoro dei Nas siano emerse gravi irregolarità nel 27% delle strutture ispezionate tra cui agende chiuse arbitrariamente e liste d’attesa gonfiate. Ai cittadini viene detto di non recarsi al pronto soccorso per piccole necessità: ma come fa un cittadino a capire la condizione di un familiare, magari pure anziano che appare non stare bene? E se dove si vive non c’è medico di base?

A tal proposito mi viene in mente una simpatica favola che Robert Mager ha raccontato, rivolgendosi a quanti si accingono svolgere il ruolo di insegnante: «Una volta un Cavalluccio Marino mise da parte sette monete e si avviò al galoppo per cercare fortuna. Non aveva fatto molta strada che incontrò un’Anguilla, «dove vai»? «Vado a cercar fortuna» rispose orgogliosamente il Cavalluccio.

«Sei fortunato», disse l’Anguilla. Per quattro monete potresti avere questa veloce pinna e così andresti molto più spedito». «Dio mio, è una cannonata», disse il Cavalluccio, e dopo aver pagato le monete si infilò la pinna e scivolò via due volte più veloce. Subito dopo piombò su una Spugna, che disse: «Ehi, amico! Dove vai?»

«Vado a cercar fortuna», rispose il Cavalluccio. «Sei fortunato», disse la Spugna «per pochi soldi ti darò questa barca a reazione e potrai viaggiare ancora più veloce». Così il Cavalluccio comprò la barca con le monete che gli erano rimaste e viaggiò rombando sul mare cinque volte più veloce. Dopo qualche tempo si imbatte in un pescecane che gli disse: «Ehi amico! dove vai»?  «Vado a cercar fortuna» rispose il Cavalluccio. «Sei fortunato. Se prendi questa scorciatoia», disse il pescecane, mostrando la sua bocca aperta, «guadagnerai un sacco di tempo».

«Dio mio, grazie» disse il Cavalluccio, ed entrò a tutto motore nelle fauci del pescecane che lo divorò».

La favola ha più di una morale: il Cavalluccio è come tanti cittadini che per la loro salute e quella della loro famiglia, anche ingenuamente, si affidano a chi in ambito di sanità, pare dare risposte attraverso polizze assicurati e pacchetti last minute: c’è da perdere la testa nelle liste di attesa del servizio pubblico.

Si può concludere con l’auspicio che la favola di Robert Mager possa essere letta e imparata a memoria e aiuti ad impedire l’agire di quanti fanno un indegno balletto delle liste d’attesa sulla pelle dei cittadini.

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