Le scarpe
7 Marzo 2025
[Luana Seddone]
Ho guardato in basso negli ultimi tempi e ho pensato che potesse essere un nuovo modello di analisi sociale.
Quando camminiamo la nostra attenzione è puntata sul telefono, muoviamo le orecchie per orientarci e spesso sbattiamo o zigzaghiamo. Non ho osservato i volti ma le scarpe, i bambini, disinvolti e liberi, quando sono stanchi, le tolgono, muovono le dita dei piedi, le fanno schioccare, li muovono con leggerezza. La maggior parte dei poveri ha le scarpe sporche, spesso sportive, grosse e pesanti oppure stivali sbucciati, dal colore indefinito, sbiaditi dal tempo.
I poveri hanno anche gli stivaletti, quelli finto camoscio, cartonati, color senape, rigidi, sbucciano le dita e il tallone.
Tra lo sbiadito, il rigido, lo sporco, lo scomodo e il brutto compare una scarpina beigiolina, il piede si muove al suo interno con leggerezza, è morbida, con cuciture perfette, non fa rumore, è su misura, sembra anche profumata.
I ricchi calzano anche scarpe grossolane che però costano tanto, hanno le lettere , le scarpe dei ricchi, anche in ordine alfabetico: B, G, CC etc.etc.
Alla fine del tutto ma proprio alla fine, c’è il tacco 12 a cui bisogna prestare attenzione perché c’è il pericolo di inciampare e cadere o l’abitudine di schiacciare gli altri.
Fare le scarpe è uno stile di vita, una condotta abusata, una rappresentazione di chi cammina solidamente attaccato al terreno e calcia chiunque incontri sul suo cammino. I piedi danzano, stanno sulle punte, sono guantati, le scarpe isolano, distinguono, stringono, si rompono.
Liberiamoci dalle scarpe e libriamoci nella libertà, in una danza egualitaria che tanto ci manca e che non riusciamo neanche più a sognare.