I lavoratori della Vinyls: sciopero generale

16 Maggio 2010

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Costantino Cossu

Sono ormai più di ottanta i giorni trascorsi sull’Asinara dagli operai della Vinyls di Porto Torres, naufraghi del lavoro su un’isola diventata il simbolo di una lotta tenace per salvare una fabbrica, ma anche per garantire un futuro alla chimica in Italia. Dopo la doccia fredda del ritiro di Ramco dalle trattative per l’acquisto degli stabilimenti Vinyls in Italia, gli operai chiedono al governo di intervenire direttamente nella vertenza. «La chimica — dicono — è un settore fondamentale dell’industria italiana. Non può essere abbandonata». E in un momento in cui alla crisi finanziaria si risponde privilegiando ancora una volta la finanza a discapito di scelte di rilancio dell’economia reale, le richieste che arrivano da Porto Torres hanno un significato che va ben al di là di una vertenza aziendale.
Il clima a Porto Torres è di grande tensione. La chiusura di Vinyls sarebbe un colpo durissimo per l’economia di tutta la città. Per evitare il disastro il sindaco Luciano Mura (Pd) ha lanciato un appello a Giorgio Napolitano: «Mi rivolgo a lei, massimo garante dei valori costituzionali della nostra Repubblica, perché la mia gente ha perso fiducia nella credibilità delle istituzioni di questo paese e oggi è a rischio l’unità sociale e morale non solo di una città, ma di un’intera regione. In questi mesi il governo, attraverso i suoi ministri, ha più volte rassicurato migliaia di lavoratori sulla possibile ripresa di una parte delle produzioni attraverso la vendita della Vinyls. Come sindaco di questa città auspico, quindi, un suo autorevole intervento per far sì che la Sardegna sia la frontiera della difesa del diritto costituzionale al lavoro, ricordando che questa terra è martoriata dalla crisi e che oggi registra il 44% della disoccupazione giovanile, dato unico in Italia». Le strutture territoriali di Cgil, Cisl e Uil, insieme una volta tanto, hanno chiesto ai rispettivi vertici romani «di attivare immediatamente tutte le iniziative di lotta (a partire da uno sciopero nazionale della chimica) per dare una risposta a tutti i lavoratori che da tempo resistono con disagio e sacrificio». Alberto Morselli, segretario nazionale dei chimici della Cgil, non ha escluso una risposta anche dura: «Avrebbe senso se dal governo non arrivasse una risposta convincente alla richiesta che da settimane viene fatta da tutti, operai della Vinyls, sindacati, istituzioni locali: un impegno diretto della presidenza del consiglio per costringere tutte le parti coinvolte nella trattativa ad arrivare ad una soluzione».
La Vinyls è in amministrazione straordinaria dopo il fallimento dichiarato dall’ultimo proprietario, l’imprenditore trevigiano Fiorenzo Sartor. Alcune settimane fa i tre commissari nominati dal tribunale di Venezia hanno pubblicato un bando di vendita, al quale ha risposto solamente la Ramco. Il bando ha fissato anche una base d’asta per la cessione degli impianti. Soldi che servono, a termini di legge, a rimborsare i dipendenti e i creditori della Vinyls dopo il fallimento. Dal comunicato con il quale Ramco ha fatto sapere di voler uscire dalla trattativa si capisce chiaramente che per il gruppo arabo il problema principale è proprio (testuale nel documento) «la richiesta economica fatta dai commissari per la vendita dei beni Vinyls». Solo al secondo punto Ramco indica, tra gli ostacoli, il fatto che l’Eni non gli voglia cedere alcuni asset (una salina in Calabria e il parco depositi di Assemini).
I vertici della compagnia del Qatar sono convocati a Roma al ministero dello sviluppo economico dal sottosegretario Stefano Saglia. «Chiederemo spiegazioni — dice Saglia — e poi vedremo come sarà possibile andare avanti». Come sempre, dal governo, il minimo.

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