Lega Nord: föra di ball!
16 Giugno 2011Valeria Piasentà
Lunedì 30 maggio, verso le 16,00, la ‘padania’ è svaporata. Quell’entità geografica inventata da un manipolo di politicanti fantasiosi e di uomini ferocemente ambiziosi non esiste più, neppure nell’immaginario collettivo. Ora il nord si dispiega in tante realtà diverse e le festeggia nelle piazze, con raduni popolari spesso spontanei e un inedito sentimento di liberazione.
Mentre Milano, per la prima volta nella sua storia, elegge un sindaco comunista e Berlusconi cupo dichiara «Ora i milanesi devono pregare il buon Dio che non gli succeda qualcosa di negativo», Radio Padania trasmette Bandiera rossa con la considerazione «aggiorniamo la scelta musicale in base al sentimento popolare». E noi aspettiamo i commenti dal palco di Pontida, domandandoci quale credito ha ora un partito xenofobo che, con un atto di presunzione pari all’ego smisurato di molti suoi uomini, pretende di rappresentare tutto il nord Italia quando amministra solo piccoli centri pedemontani e non è riconosciuto nelle città capoluogo di regione e di provincia.
Perché in questa tornata elettorale non hanno perso solo Berlusconi e il Pdl: ha perso la Lega. In un anno ha perso il 16% del suo elettorato, circa 25.000 voti concentrati nelle città del nord, come ci attestano le analisi dei flussi elettorali elaborate dall’Istituto Cattaneo di Bologna.
E come attesta l’ironia di Attilio Fontana, sindaco leghista riconfermato a Varese «Sono l’ultimo dei mohicani, miei cari, qui è cambiato il vento…».
Rispetto alle precedenti regionali risulta che: gli elettori si muovono solo all’interno di due blocchi fra loro impermeabili; l’astensionismo non ha colpito i partiti del centrodestra (-56.000 voti) mentre i candidati di centrosinistra hanno saputo mobilitare strati di elettori precedentemente astensionisti (66.000 voti in più, voti pari al 6,8%); ma soprattutto e sorprendentemente «il Pdl presenta nei confronti della Lega Nord un flusso in entrata (+1,3 punti) maggiore di quello in uscita (–0,6 punti); in altre parole, la Lega Nord ha ceduto più voti al Pdl (anzi, il doppio dei voti) di quanto quest’ultimo non abbia ceduto alla Lega. La Lega Nord presenta anche un flusso in uscita verso il Movimento 5 stelle». E il risultato dei grillini dovrebbe far meditare tutti, ha raccolto 26.000 voti pari a un +39% rispetto alle regionali 2010.
Intanto, il centrosinistra guadagna molti consensi al nord: tutte le città piemontesi con più di 15.000 abitanti sono rette dal centrosinistra e quasi ovunque il Pd è diventato il primo partito. Ilvo Diamanti scrive:
«fra gli attori politici e gli elettori di centrosinistra, si è diffuso un inferiority complex nei confronti della Lega. Considerata come unica e ultima erede dei partiti di massa. In grado di “presidiare” il territorio. Il voto ha ridimensionato, in modo brusco, questi sentimenti.» Dice ancora che se si vince nelle città del nord, lavorando sui territori, allora nulla è più impossibile, neppure vincere le prossime politiche.
In Piemonte l’affluenza ai seggi è cresciuta di quasi 1 punto, 1,8 a Torino dove Fassino ha vinto al primo turno raccogliendo anche i voti di molti leghisti, ed era prevedibile in una città che sopporta malvolentieri i giovani faccendieri insediati in Regione. Una città che guarda sgomenta agli scandali nella sanità, con sette arresti e le dimissioni dell’assessore pidiellina, e ora all’operazione Minotauro con retate di ‘ndranghetisti, che in Piemonte mette nei guai un altro assessore della giunta Cota insieme a una serie di nomi eccellenti della politica locale.
Rispetto alle comunali del 2006, a Novara ha votato solo lo 0,2% in meno. In questo clima di stabilità ha fatto rumore il disastro del centrodestra, e soprattutto della Lega. Il 31 maggio Cota ha dichiarato: «Sono molto dispiaciuto per il risultato di Novara e Domodossola. Abbiamo subìto anche un vento generale negativo. Sono contento che a Vercelli siamo riusciti a tenere la Provincia anche grazie al nostro buon lavoro»; e il 2 giugno il neoeletto presidente della provincia vercellese e neosottosegretario all’Agricoltura, Roberto Rosso (ora Pdl ma transitato, nell’ordine, dalla DC a FI al Pdl a Fli), viene indagato dalla magistratura per associazione a delinquere, in particolare per aver trasferito fondi pubblici sulla sua campagna elettorale. Chissà poi se Cota e l’ex sindaco novarese Giordano hanno ricomposto il loro dissidio – qualcuno dice siano arrivati pure alle mani – nato intorno la candidatura a sindaco di Franzinelli in opposizione al preferito di Cota, il suo portavoce Cortese (vedi il nostro articolo ) ora che la perdita secca della Lega dimostra l’esistenza di un problema strutturale che va ben oltre i nomi.
Cota in tempi non sospetti, mentre i movimenti per l’acqua pubblica raccoglievano firme, si è detto favorevole alla privatizzazione e qualche giorno fa ha disertato il consiglio regionale straordinario, chiesto dal Pd per presentare un documento che vieta le centrali nucleari in Piemonte a favore della green economy.
La mozione non è passata per i voti contrari di Pdl e Lega, Giordano ha dichiarato: «La nostra posizione è quella espressa da Cota già in campagna elettorale, non siamo pregiudizialmente contrari al nucleare .
Così oggi, mentre persino il papa si esprime positivamente sulle energie rinnovabili e chiede che Rom e Sinti non vengano più discriminati; mentre la legge sul legittimo impedimento favorisce una corruzione ai suoi massimi storici; mentre facciamo la fila ai seggi piemontesi dove l’affluenza è alta e si presentano pure delle suore (!); oggi noi aspettiamo i risultati dei referendum. Che avranno valenza politica soprattutto qui al nord, perché tanti cittadini del Veneto, del Piemonte e della Lombardia coltivano la speranza che dai loro territori si alzi finalmente un coro liberatorio e beffardo «Lega Nord: föra di ball!»
18 Giugno 2011 alle 12:32
Trovo molto interessante l’analisi dei meccanismi che sembrano operare nel senso di un’evaporazione della Padania. La sinistra dovrebbe analizzarli meglio ed agire di conseguenza. Comunque ad evaporare non è l’entità geografica – quella l’ha costruita la geologia – ma il grossolano mito identitario costruito sui rutti xenofobi di Bossi. Questo mito si è materializzato in un miasma ristagnante che pretende di amalgamare in uno stato-nazione, su basi micro-geografiche, friulani e ferraresi, veneziani e genovesi e così via. Non funzionerà mai, al massimo porterà posti di sottogoverno, anzi è finalizzato all’occupazione del sotto-potere, ne più ne meno come. Auguriamoci che il miasma lasci il posto alle innocue, care, vecchie nebbie in Val Padana dei meteo anni ’60. Per fortuna la nostra entità geografica è dominata dal maestrale.