Lezioni di coraggio
1 Gennaio 2011Red
I pastori sardi non sono considerati lavoratori come gli altri. Pesa su di loro uno stigma, una condanna che sta tra il razzismo e la discriminazione sociale. Le loro rivendicazioni per conquistare condizioni di vita più umane incontrano sempre ostacoli insormontabili; è sempre diffusa la leggenda secondo cui i pastori sono lautamente assistiti con contributi di varia provenienza.
Pochi sanno che le fasce più deboli di questi lavoratori non riescono più a pagare neppure i contributi INPS. Ne deriva che non solo non avranno una pensione, ma che non ricevono più alcun sostegno alla produzione, visto che non sono in regola con i versamenti assistenziali. La solidarietà per le difficoltà del settore primario non è automatica, come più frequentemente avviene nel settore industriale. In questi mesi il Movimento dei Pastori Sardi ha mostrato determinazione, capacità di resistenza, coraggio. Lo ha dimostrato a Cagliari a ottobre, lo hanno dimostrato nel porto di Civitavecchia le donne e gli uomini, letteralmente presi prigionieri, che hanno cercato di riconquistare una libertà negata dalla politica di ordine pubblico del nostro governo.
Eppure il Ministro Maroni che ha ordinato l’aggressione contro i pastori ben sa che i problemi delle campagne sarde sono seri e drammatici. La crisi del settore evidenzia a pieno il danno che ha arrecato alla Sardegna il rapporto dipendente, di natura coloniale, nei confronti dell’economia italiana e il fallimento di decenni di politica agricola.
Questi problemi non si risolvono con la violazione dei diritti costituzionali, negando la libertà di circolazione, di manifestare il proprio pensiero o di riunione. Il Movimento è comunque orgoglioso della sua autonomi e il problema che pone alla nostra attenzione riguarda tutti. La repressione di Civitavecchia non ostacolerà la prosecuzione della lotta politica.