Liberare il voto con una firma per il proporzionale
10 Aprile 2025[Francesco Casula]
Fino al 1979 per le elezioni regionali in Sardegna vigeva una legge elettorale che sostanzialmente prevedeva il proporzionale puro. Così, per esempio nelle elezioni del 1974 il Partito liberale con 22.159 voti (2,78%) otteneva un seggio. E ugualmente un seggio otteneva il Partito repubblicano con 20.570 voti (2,58%).
L’11 luglio del 1979, a mezzanotte, come i ladri di Pisa, l’ultimo giorno della Settima legislatura, PCI e PSD’AZ, con una leggina, introducono una quota di sbarramento per poter essere eletti: il 3%. Verrà approvata con la complicità e compiacenza della DC. Ma i veri responsabili sono i comunisti e i sardisti: hanno paura i primi di Democrazia Proletaria e i secondi dei Movimenti neosardisti. Insomma, non vogliono concorrenti alla loro sinistra! E come si eliminano? Ma con la prepotenza e le leggi liberticide!
Comunque, anche quella legge forcaiola impallidisce a fronte della mostruosità liberticida della legge oggi in vigore.
Emanata dal Consiglio regionale nel 2013 e leggermente modificata nel 2018 ha mostrato nelle elezioni del 2014 come in quelle del 2019 e del 2024 tutta una serie di storture e di gravissimi limiti: soprattutto quello di attentare brutalmente alla “rappresentatività”. Tanto da escludere dal Consiglio regionale nel 2019 la rappresentanza di 61.383 elettori (8,07% dei votanti); nel 2014 addirittura 137.000 elettori (17,87% dei votanti); mentre nel 2024 70.927 elettori (9,6%).
Così, in virtù di una legge truffaldina, grazie alle altissime soglie di sbarramento (del 10% per le Coalizioni e e del 5% per singole forze) paradossalmente è avvenuto che con poche centinaia di voti qualche gruppo o movimento (coalizzato con i grossi Partiti e a loro subalterno) ha potuto accedere al Consiglio regionale; altri – presentandosi autonomamente – pur ottenendo migliaia di voti sono stati esclusi. Una brigungia manna. E insopportabile.
In alternativa a questo imbroglio e per sanare questa stortura liberticida, la proposta non può che essere il proporzionale: una testa un voto. Per affermare il principio di eguaglianza del voto stesso: il mio voto non è possibile che non valga niente o poco in rapporto a quello di altri.
In questa direzione si muove la Proposta di legge elettorale di Iniziativa Popolare denominata “Liberiamo il Voto”, sostenuta da un numeroso gruppo di personalità: giuristi, intellettuali, attivisti civici.
Il primo articolo, non a caso recita:”Il Popolo sardo è rappresentato dal Consiglio regionale, eletto a suffragio universale diretto con sistema proporzionale”.
Questi gli altri quattro articoli:
Art. 2
– Il Consiglio regionale elegge tra i suoi membri il Presidente della Regione.
– L’elezione consiliare del Presidente della Regione ha luogo per scrutinio palese, a maggioranza assoluta dei membri dell’assemblea nel primo scrutinio e a maggioranza semplice dalla seconda votazione.
– Il Presidente della Regione nomina il Vicepresidente e gli altri membri della Giunta regionale.
Art. 3
– La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un quinto dei membri del Consiglio regionale e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.
– Il voto di sfiducia del Consiglio regionale determina le dimissioni del Presidente della Regione, se nelle quarantotto ore successive è eletto un successore a maggioranza assoluta dei membri dell’assemblea.
– La mancata approvazione della questione di fiducia posta dal Presidente della Regione determina le dimissioni del Presidente e lo scioglimento del Consiglio, se entro venti giorni non è eletto un successore a maggioranza assoluta dei membri dell’assemblea.
Art.4
Le dimissioni volontarie del Presidente della Regione determinano lo scioglimento del Consiglio regionale, se entro venti giorni non è eletto un nuovo Presidente a maggioranza assoluta dei membri nel primo scrutinio o a maggioranza semplice nel secondo scrutinio.
Art.5
Nel periodo intercorrente tra le dimissioni e la nuova elezione del Presidente la Giunta regionale è presieduta dal Vicepresidente della Regione.
Come si può evincere chiaramente due sono i punti principali:
1. Il proporzionale puro: un capo, un voto.
2. Il superamento dell’elezione diretta del Presidente. Non si sottovaluti questo principio. L’elezione diretta, al di là della demagogia, evoca l’incultura regressiva pericolosa e inquietante di tempi bui, l’incultura del capo (la locuzione “capo del governo” fu introdotta con legge fascistissima nel 1925, al posto di “Presidente del Consiglio”); l’incultura dell’uomo solo al comando (non al governo!) e del decisionismo autoritario. Di qui, per esempio il premierato con la capocrazia, di cui favoleggia l’amica di Vox, non a caso nipotina di quella incultura del ventennio.
Sostenere questa Proposta, per intanto apponendo la firma, è a mio parere, un dovere etico, prima ancora che politico. Lo si può fare in tutti i Comuni della Sardegna.