L’Italia di Liliana o l’Italia di Ignazio? Basta un fascio di rose bianche?
16 Ottobre 2022[Ottavio Olita]
Una splendida vignetta su ‘la Repubblica’ del 14 ottobre intitolata Liliana, mostra una leggera e leggiadra farfalla che abbatte un busto di Mussolini. Ma la Segre non è tutta l’Italia, non è quel Paese che andando a votare con solo il 65% degli aventi diritto – per la prima volta nella storia delle elezioni politiche – ha dato la maggioranza agli eredi del fascismo e ha determinato la conseguente elezione del principale loro condottiero alla seconda carica dello Stato.
Evento sul quale Michele Serra, sullo stesso quotidiano, si chiede se sia “la prova definitiva del cinismo, dell’ignoranza, della nullaggine del nostro paese, nel quale la sola cosa che conta è la pancia piena, e di tutto il resto chi se ne frega” oppure se sia un segnale di speranza, che sia invece stata scritta una pagina storica di pacificazione e saggezza.
Difficile, molto difficile propendere per questa alternativa, visto che ancora una volta invece di scegliere la politica in tanti hanno preferito il mercato: quali posti di potere vengono trattati sottobanco per quella schiera di senatori, appartenenti alla presunta opposizione, che hanno scritto sulla scheda il nome di La Russa? E quanti sono già disposti a fare da stampella al nuovo governo, viste le posizioni assunte da Berlusconi e Forza Italia?
“Cinismo, ignoranza, nullaggine” che sono frutto di anni di abbandono della politica. Abbandono che non solo ha prodotto la quota più alta di astensionismo nella storia delle elezioni politiche, ma anche l’idea che il fascismo sia stata solo una fase storica, invece che un costante e pesante condizionamento culturale e politico. Vedremo cosa accadrà il prossimo 25 aprile. Forse faranno finta di ignorare il 28 ottobre, centenario della marcia su Roma, ma cosa ne sarà della Festa di Liberazione dal Nazifascismo? Le assicurazioni del neoeletto presidente del Senato, quale ricaduta avranno sui suoi fedelissimi? E lui stesso, metterà via da casa sua busti e gagliardetti di Mussolini?
L’omaggio di La Russa alla Segre, quel fascio di rose bianche, può essere inteso come atto politico? Per capirlo bisognerà aspettare azioni meno formali in un Parlamento che una scellerata decisione contrabbandata con esigenze di risparmio ha quasi dimezzato aumentando in modo esponenziale il potere dei capibastone. Duecento senatori e 400 deputati faranno riferimento, come dettato dalla Costituzione, ai loro elettori, oppure dipenderanno ciecamente da chi li ha messi sugli scranni, togliendo quasi del tutto al popolo italiano la facoltà di scegliere i propri rappresentanti? E’ da lì che ha avuto origine l’ennesima vergognosa sceneggiata del 13 ottobre: se ti ho eletto per rappresentarmi dall’opposizione, come ti permetti di votare per il più significativo rappresentante del postfascismo? Per individuarne i responsabili, nome per nome, basterà attendere come saranno distribuiti i posti di sottopotere. Ma la madre di questa deriva indegna della storia della Repubblica è la scelta di abbandonare la politica partecipata, l’incontro con gli elettori, una vita democratica vissuta sul territorio, per privilegiare il potere. I capibastone al posto delle assemblee, dei dibattiti, del confronto: è questa la nuova idea di ‘democrazia’?
L’articolo è stato pubblicato nel blog della Scuola di Cultura Politica “Francesco Cocco” di Cagliari con cui il manifesto sardo ha avviato una collaborazione.